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Corriere-IL LAVORO PREMATURO

Giovani e formazione IL LAVORO PREMATURO di WALTER PASSERINI Li chiamano "drop out" : "gettati fuori" dalla piena occupazione. Migliaia di ragazze e ragazzi milanesi e lombardi fuggono dall...

09/12/2001
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Corriere della sera

Giovani e formazione

IL LAVORO PREMATURO

di WALTER PASSERINI

Li chiamano "drop out" : "gettati fuori" dalla piena occupazione. Migliaia di ragazze e ragazzi milanesi e lombardi fuggono dalla scuola ed entrano precocemente nel mercato del lavoro. Uno spreco di risorse, che coinvolge un numero elevato di giovani, che escono così senza qualificazione dal sistema formativo. E il paradosso è che sono soprattutto giovani che abitano nelle province più ricche, dove la parola disoccupazione è praticamente sconosciuta. A Lecco, per esempio, dove il tasso di scolarità è di sei punti sotto la media regionale, a Milano, Varese e Brescia. In regione Lombardia, dove si contano oltre un milione di studenti, come rivela uno studio della Cisl regionale, il tasso di scolarità è del 79 per cento, quasi sei punti in meno della media nazionale (84,7 per cento). E coinvolge pericolosamente gli oltre 316 mila studenti delle superiori. Il fenomeno, per la verità, non è solo lombardo, ma si estende a molte province del Nord-est e ad alcune province emiliane e marchigiane. Un vero e proprio allarme rosso, accompagnato al calo complessivo dei diplomati nelle superiori sull'intero territorio nazionale del 3-4 per cento l'anno, calo ancor più vistoso (meno 15 per cento) negli istituti tecnici, che hanno invece lo scopo di immettere nel mondo del lavoro.
Mentre la dispersione e la fuga dalla scuola del Sud è attribuibile alla disgregazione sociale, al Nord più che poca voglia di studiare i giovani "drop out" del benessere dimostrano una bassa valutazione sulla scuola e sulle sue capacità di offrire una carta in più nell'ingresso del mercato del lavoro e nello sviluppo di carriera. Un vero e proprio atto di sfiducia, insomma, che non può essere salomonicamente addebitato a tutti, né tantomeno alla superficialità giovanile.
I giovani milanesi e lombardi preferiscono entrare presto nel mercato del lavoro, dove trovano rapidamente opportunità, senza capire che così facendo rischiano di ipotecare troppo precocemente la loro vita. E il giudizio negativo sulla scuola e sulla formazione sembra coinvolgere sia coloro che hanno il mito del posto fisso, che spesso trovano anche se giovanissimi, sia coloro che hanno la voglia di mettersi in proprio, secondo i quali anche per fare gli imprenditori o i lavoratori autonomi la formazione scolastica non ha alcuna utilità (ricerca Istud).
Di fronte a questi "giovani senza formazione", che fare? Innanzitutto è necessario lanciare una campagna di sensibilizzazione dei ragazzi e delle famiglie a favore dello studio e della sua qualità, sottolineandone l'efficacia e la funzionalità soprattutto se si vogliono cogliere le migliori opportunità professionali. Questa campagna di comunicazione andrebbe sostenuta anche dando visibilità alle migliori esperienze di alternanza scuola-lavoro e ai successi occupazionali della formazione. In secondo luogo, andrebbe introdotto un "buono" per la formazione permanente e continua, utilizzabile anche a livello individuale, che permetta ai "drop out" di rientrare nel mercato dell'istruzione e della formazione anche dopo e durante le esperienze di lavoro. In terzo luogo, andrebbe aumentata e migliorata l'offerta di formazione al lavoro autonomo e all'imprenditorialità. Perché anche coloro che vogliono aprire bottega o una piccola attività non la considerino più una perdita di tempo, ma una marcia in più, e una virtù.


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