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Corriere-COMPUTER A SCUOLA LEGGENDE E REALTA'

Il primo test di valutazione informatica COMPUTER A SCUOLA LEGGENDE E REALTA' di GASPARE BARBIELLINI AMIDEI Un'accelerazione informatica alla società italiana era nei propositi del program...

19/02/2002
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Corriere della sera

Il primo test di valutazione informatica

COMPUTER A SCUOLA LEGGENDE E REALTA'

di GASPARE BARBIELLINI AMIDEI

Un'accelerazione informatica alla società italiana era nei propositi del programma illustrato da Berlusconi nella campagna elettorale di un anno fa. La promessa di un grande futuro elettronico si è poi incrociata con una fase assai ardua della Net Economy mondiale, fra crolli del Nasdaq e delusioni di molte aziende telematiche. È quindi presto per tirare un primo consuntivo della nuova strategia, sulla cui operatività si sa ancora poco al di là dell'appena annunciato mega-piano per cablare l'Italia. Per ora concretamente di computer si è parlato in relazione alla pubblica istruzione e ai suoi ritardi. Giorni fa è stata messa in cantiere per il 2003 una prova al computer per gli esami di maturità. Il progetto sarà occasione per misurare il grado di coerenza intellettuale e sistematica della riforma Moratti. La maniera con la quale si informatizza la scuola è il punto di intersezione o di fallimento di due aspirazioni: il massimo di modernità degli studi e insieme il massimo di coinvolgimento nella trasformazione dei ragazzi, dei professori e delle famiglie, collegate in rete.
Il primo test di questa complessa ambizione elettronica e culturale è partito in questi giorni, con un campione di scuole elementari, medie e secondarie superiori. Si tratta di sperimentare un modello di valutazione a distanza delle competenze di italiano e di matematica.
Dove le scuole hanno già computer e collegamenti telematici questo esperimento li utilizza. Il passaggio ha due opzioni, fra loro antitetiche: 1) si possono interessare in modo massiccio gli insegnanti e ciò richiede uno sforzo collettivo di aggiornamento; 2) si procede invece in senso inverso, tagliando fuori dalla nuova fase educativa una parte della classe docente, se l'informatizzazione dell'insegnamento e degli esami avvenisse con l'innesto determinante di specialisti. C'è il rischio di creare un distacco fra il momento finale della valutazione lontana, fatta dai tecnici, e i giorni e gli anni di quella ravvicinata, povera di preparazione elettronica.
La nuova scuola vuole insegnare informatica già alle elementari. La scelta proposta dalla riforma è destinata a recuperare spazi alla pedagogia pubblica, contendendoli all'elettronica selvaggia dei cellulari e dei videogiochi, portati di contrabbando dai bambini in aula. Ma questa novità deve essere accompagnata da una didattica pensata e gestita da adulti, professori e genitori, informaticamente preparati. Servono piani nazionali per l'aggiornamento degli insegnanti e per l'educazione permanente (ed elettronicamente arricchita) degli adulti.
Si parte da posizioni molto arretrate. Nella sperimentazione attuale del nuovo modello di valutazione fra le 2.500 scuole invitate, quelle in grado di dialogare con il ministero via computer restano una piccola minoranza. Per il resto anche il nuovo test consuma moduli da riempire e rispedire. Se mancano però alla scuola 190 mila computer, mancano soprattutto centinaia di migliaia di aggiornamenti ad hoc fra i docenti. Fra i 20 milioni di genitori, poi, almeno la metà è "infopovera", scarsa, cioè, in informatica.
L'elettronicizzazione degli studi deve correre parallela all'idea portante della riforma che si propone di aprire alla stagione europea e tecnologica senza rinnovare l'ostinata separazione sociale fra percorso culturale e percorso di formazione professionale, garantendo invece pari dignità alle due rotaie del binario liceo-istituto professionale. Ma una persistenza nella povertà elettronica renderebbe poco credibile il discorso.