Coronavirus, scuole materne e nidi a rischio: apertura a settembre solo per i bimbi con entrambi i genitori al lavoro
L’ipotesi allo studio del Miur che sta elaborando le misure per poter garantire il servizio
Gianna Fregonara
Al ministero dell’Istruzione si stanno facendo ipotesi e simulazioni per una fase 2 delle scuole da settembre, ma per quanto riguarda asili e scuole materne la situazione sembra senza soluzione. «Il distanziamento sociale in un asilo nido non è altro che un ossimoro», si lamenta Giancarlo Cerini, presidente della commissione infanzia del ministero dell’Istruzione: andare al nido o alla materna significa contatto, esperienza, gioco, è impossibile immaginare di «bloccare» i bambini o di mettere mascherine e guanti. Per questo c’è grande preoccupazione perché agli esperti appare improbabile che, con le norme che il governo sta pensando per gestire i prossimi mesi, gli asili possano riaprire ai bambini. La viceministra Anna Ascani, che in questi anni si è spesa per rendere obbligatoria anche la frequenza delle materne, però assicura: «Al Ministero ci stiamo occupando di tutti i ragazzi e i bambini, sin dai primissimi anni di vita: dobbiamo trovare soluzioni per garantire percorsi educativi di qualità per tutti, nonostante le misure restrittive per contenere il contagio, e sostenere le famiglie nel loro impegno quotidiano accanto ai propri figli».
Didattica per piccolissimi
La didattica a distanza per bimbi così piccoli funziona con regole molto flessibili: «Ci sono esperimenti che sono stati fatti, belle esperienze di contatto tra le maestre e le operatrici e i bambini - spiega ancora Cerini - ma certamente non sostituiscono la giornata a scuola». Ed è questo il punto: per asili e materne non si tratta solo di mantenere in contatto, inviare un «vocale», leggere una storia,collegarsi mezz’ora per ballare insieme. Per le famiglie però questo significa farsi carico h24 dei bambini: anche le attività a distanza devono essere mediate da un genitore o da un adulto. «Quello che si può fare e dal punto di vista pedagogico è molto importante è ricostruire la routine -spiega ancora Cerini - con i bambini. Dare loro degli orari, degli appuntamenti fissi. Ma è molto importante anche il rapporto tra maestre e genitori, ai quali possono spiegare come gestire il tempo dei figli piccoli».
La politica dei bonus
Ma che cosa succederà con i genitori, che a settembre probabilmente avranno ripreso il lavoro? L’ipotesi più probabile è che si proroghino le misure su concedi parentali, bonus babysitter e smart working agevolato per chi ha figli. In altri Paesi europei, già in queste settimane di lockdown completo, le strutture pubbliche per i più piccoli sono rimaste aperte solo per i genitori che continuano a lavorare nei servizi essenziali come ospedali, strutture pubbliche e uffici pubblici. Avviene così in Francia e in Germania. Questa è una delle esperienze che vengono guardate con particolare interesse per capire se possono essere repicate anche da noi. Certo asili e materne sono indicati come uno dei posti più pericolosi dal punto di vista del contagio: secondo il rapporto dell’Inapp, istituto che svolge tra l’altro il monitoraggio dei posti di lavoro, subito dopo il comparto sanitario, quello più a rischio per «la prossimità fisica» riguarda l’istruzione pre-scolare e gli asili nido».
Il collasso del sistema
Oltre al problema della gestione familiare, la prolungata chiusura degli asili e delle materne rischia di portare al collasso della rete delle scuole per l’infanzia. A lanciare l’allarme è stata la responsabile del settore della Toscana, nell’ultima riunione al ministero. In Italia infatti ci sono circa 32 mila strutture:le materne sono per il 60 per cento statali, 10 per cento comunali e 30 per cento affidate a privati convenzionati. Per quanto riguarda i nidi sono più del 50 per cento gestiti da privati e vigilati dagli enti locali. In questi mesi non riscuotono le rette, perché di fatto non garantiscono il servizio. Per molti può essere l’anticamera della chiusura totale.