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Coronavirus: "Nessun docente a scuola fino al 3 aprile". Verso la proroga della chiusura delle classi

Circolare del ministero dell'Istruzione a presidi e Uffici scolastici di tutta Italia. "Bidelli al minimo". Si rafforza l'ipotesi del ritorno dopo Pasqua. Ogni insegnante deciderà come valutare gli studenti

10/03/2020
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Corrado Zunino

ROMA - La direzione generale del ministero dell'Istruzione ha scritto, attraverso i due capi dipartimento centrali, a tutti i dirigenti scolastici d'Italia e agli Uffici scolastici regionali: a scuola non si terranno più collegi docenti fino al prossimo 3 aprile. Non è solo un intervento sul recente scontro presidi-docenti sulle riunioni da tenere negli istituti per avviare le lezioni a distanza. È qualcosa di più, fanno notare i dirigenti contattati da Repubblica: è il segnale che sarà probabilmente prorogata la chiusura delle scuole in tutto il Paese, oggi prevista fino a domenica 15 marzo.Come già scritto da Repubblica, si va verso una lunga sospensione della didattica in aula. Se il blocco a venerdì 3 aprile venisse confermato, il ritorno a scuola sarebbe previsto per lunedì 6, a ridosso delle vacanze di Pasqua previste da giovedì 9 a martedì 14 aprile. Sembra difficile, però, un ritorno all'attività scolastica per soli tre giorni, quindi si fa sempre più robusta l'ipotesi di una chiusura degli istituti scolastici almeno fino al 15 aprile. E', questo, il secondo scenario previsto dal ministero. Il terzo ipotizza, invece, un rientro per lunedì 4 maggio.

La circolare inviata dal Mi ai presidi precisa che la presenza dei collaboratori scolastici, "constatata la pulizia dei vani e dei corridoi dell'edificio", farà sì che saranno attivati "i contingenti minimi", ci si riferisce appunto ai bidelli, "stabiliti nei contratti integrativi".

In un passaggio del testo i capi dipartimento ricordano, a proposito della valutazione, che la "dimensione docimologica" (il voto, per comprensione) viene lasciata alla scelta dei docenti, "senza istruire particolari protocolli che sono più fonte di tradizione che normativa".


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