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Coronavirus, medici contro l’obbligo di certificato per il rientro a scuola

L’associazione medici di famiglia: «Misura che non ha fondamento scientifico». Fino al 15 marzo, la riammissione a scuola per assenze per malattia per più di cinque giorni, potrà avvenire solo dietro presentazione di certificato

27/02/2020
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Corriere della sera

Antonella De Gregorio

Torna il certificato medico obbligatorio a scuola. Una follia, protestano i medici di base che definiscono il provvedimento governativo inutile (come si fa a essere certi che l’alunno non sia contagioso?) e addirittura controproducente, perché le visite in ambulatorio aumentano il rischio di contagio. Ma tant’è. Fino al 15 marzo, gli studenti che si assentano causa malattia per più di cinque giorni possono tornare in classe solo dietro presentazione di certificato di avvenuta guarigione.

I medici di famiglia: «Una follia»

Silvestro Scotti, segretario nazionale della Fimmg, la Federazione dei medici di famiglia, attacca: «Si tratta di una misura che non ha fondamento scientifico perché non è possibile certificare l’assoluta certezza di non contagiosità. Nel caso, quindi, lo studente dovesse incubare la malattia, si profilerebbe una responsabilità del medico?». Senza contare che il provvedimento è destinato ad «aumentare inutilmente i contatti che dovrebbero essere invece limitati». «Il rilascio del certificato prevede una visita - ha spiega alll’Adnkronos -, non può essere rilasciato per via telematica. Avremo quindi ambulatori più affollati e, quindi, più pericolo di contagio. E tutto per un’inutile pratica burocratica». «È impensabile chiedere ad un medico di certificare l’assenza di malattie infettive e/o diffusive in un contesto come questo dove le incertezze sono massime», rincara Pina Onotri, Segretario generale del Sindacato Medici Italiani. «La norma - scrive in un comunicato - ci lascia perplessi. Se da un lato va rilevato che fino ad ora i soggetti under 15 sembrano non essere colpiti da malattia, d’altro lato non possiamo sapere se sono infetti oppure no. Prima di certificare l’assenza da malattia dovremmo poter fare delle analisi, in assenza di queste chiediamo al Governo protocolli operativi».

Le nuove misure

Il ritorno del certificato è previsto tra le nuove misure per il contenimento del coronavirus contenute nel Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri firmato martedì sera, che prevede «ulteriori misure di contenimento dell’epidemia, comprese quelle per il mondo della scuola». «Fino al prossimo 15 marzo la riammissione nelle scuole di ogni ordine e grado per assenze dovute a malattia di durata superiore a cinque giorni avverrà solo dietro presentazione di certificato medico», si legge nel testo del Dpcm. Anche se la regione di appartenenza ha abolito l’obbligo della certificazione, sostituita, negli ultimi anni, da una semplice autocertificazione, come ormai hanno fatto diverse regioni italiane: Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Piemonte, Emilia Romagna, Umbria, Lazio e Marche, oltre alle Province autonome di Trento e Bolzano. Anche qui, però, resta l’obbligo di certificato nei casi di profilassi previste a livello nazionale o internazionale per motivi di sanità pubblica (ad esempio resta per il morbillo, mentre c’è esonero per otiti o alla serie di semplici infiammazioni delle vie respiratorie).


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