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Coronavirus, l'allarme Unesco: "Il mondo ha chiuso scuole e università"

Il report dell'agenzia dell'Onu su cento Paesi che hanno bloccato le attività didattiche e 780 milioni di studenti fermi. "Numeri senza precedenti, serve un'alleanza globale per l'istruzione a distanza"

18/03/2020
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la Repubblica

 Cento Paesi nel mondo hanno chiuso scuole e università; 777 milioni di bambini, ragazzi e giovani uomini hanno interrotto, sospeso, spostato la loro possibilità di istruzione. “Numeri senza precedenti”, si legge nell’ultimo report dell’Unesco. Tre secoli di alfabetizzazione, guardando la mappa messa a punto dagli uffici "Education" dell’organizzazione delle Nazioni Unite, hanno conosciuto un brusco, inatteso arresto. Ottantacinque nazioni hanno fermato l’attività didattica in tutto il territorio, altre quindici conoscono blocchi parziali, regionali, a volte sgraditi al governo centrale. L’unico continente senza restrizioni è rimasto l’Oceania.

L’Italia, si sa, è stata la seconda nazione dopo la Cina ad aver fermato le lezioni frontali per il diffondersi del contagio da coronavirus: è accaduto lo scorso 8 marzo. Nove milioni, 39 mila e 741 alunni-studenti hanno lasciato le aule per reinventarsi una surroga in videolezione. Ieri è arrivato il divieto di presenza anche per presidi, docenti e personale dell’amministrazione ed è improbabile che si possa rispettare l’indicazione di un rientro per tutti il prossimo 6 aprile.

Ancora fermi in Cina

La stessa Cina, secondo l’ultimo rapporto reso pubblico ieri, presenta tutte le attività scolastiche e di alta formazione ancora ferme e questo nonostante abbia sostanzialmente fermato il contagio: 233 milioni di giovani, in un Paese diventato nelle ultime stagioni crocevia culturale e sede di collaborazioni scientifiche, restano lontani dai luoghi del sapere. Hanno fermato le attività le rinomate scuole coreane (7,044 milioni di studenti) e le meno rinomate scuole nordcoreane (4,229 milioni). Hanno sospeso in Iran, Afghanistan e Pakistan (che da solo pesa per 45 milioni di discenti).

Venti stati negli Usa

Il Sudamerica ha serrato le scuole in Venezuela, Perù, Argentina, Cile mentre in Brasile questa decisione è stata presa - contro la volontà del presidente Bolsonaro - dallo Stato di San Paolo. Nessuna restrizione in Messico. Negli Stati Uniti dell’ondivago Trump ci sono istituzioni chiuse in venti Stati, tra cui New York e la California. E così in tre province del Canada. La Russia sul fronte educazione ha fatto scelte minimali. E’ chiuso il Medio Oriente: Siria, Giordania, Libano, Palestina. Anche Israele. E hanno sospeso le attività tutte le scuole di sedici stati africani, compresi Sudafrica, Marocco, Libia ed Egitto.

Coronavirus, l'allarme Unesco: "Il mondo ha chiuso scuole e università"

In viola i Paesi dove l'istruzione è completamente bloccata, in arancione quelli dove lo è parzialmente

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L’Europa è una macchia viola, seguendo i colori Unesco: ventisette Paesi e 65 milioni di studenti sono senza lezioni. La Francia con i suoi 13 milioni ha seguito il nostro esempio tardi, la Spagna si è convinta solo quando i contagi sono esplosi, soprattutto a Madrid. Austria, Belgio e Ungheria hanno preso la decisione più forte soltanto lunedì scorso. L’Inghilterra, con un Boris Johnson attratto dalle teorie darwiniane sul gregge, ha comunicato la ferma di plessi solo in quattro città. La Germania in dodici lander, metropoli di Berlino compresa. Danimarca e Norvegia si sono fermate, Svezia e Finlandia no.

La coalizione globale  

L’Unesco, organizzazione delle Nazione unite che promuove educazione, cultura e scienza, si sta impegnando per minimizzare gli effetti delle chiusure scolastiche seriali, soprattutto nei Paesi più poveri: ha annunciato una “global coalition” con Microsoft e altri partner per spingere sulle lezioni a distanza: “È a serio rischio il diritto all’educazione”, dice Stefania Giannini, già ministra dell’Istruzione con il Governo Renzi e oggi vicedirettrice del settore "Education" per l’Unesco. L’avanzata è esponenziale: a fine febbraio solo la Cina aveva preso iniziative di chiusura delle scuole, il 4 marzo erano coinvolti ventidue Stati e ora sono cento su centonovantasei.


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