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Coronavirus, il pedagogista Bertagna: “È inutile riempirli di compiti, meglio i lavori in casa”

Intervista al docente dell'Università di Bergamo

05/03/2020
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la Repubblica

Ilaria Venturi

«Sia l’occasione per i vostri figli di acquisire la competenza di saper affrontare situazioni gravi come questa». I bambini e i ragazzi a casa da scuola, per la terza settimana consecutiva in alcune Regioni, in tutta Italia da oggi, vanno gestiti. Cosa fare con loro? Il pedagogista Giuseppe Bertagna, docente all’università di Bergamo, suggerisce ai genitori, ma anche alla scuola, alcune strategie. Che non sono riempirli di compiti.

La prima cosa è spiegare ai figli perché la scuola è chiusa: in che modo?
«Non bisogna mentire sull’epidemia, va spiegata, con le parole adatte all’età, magari anche con qualche video. E lo si deve fare senza seminare panico, restando tranquilli voi per primi, spiegando le regole, come il perché del semplice lavarsi le mani aiuti sé e tutti».

Con i bambini a casa tutto il giorno come comportarsi?
«Le scuole si stanno muovendo inviando sempre più lezioni e compiti da fare: non è questa la strada giusta. Maria Montessori spiegava che per avere qualcosa di buono a distanza devi sempre collegarti a una presenza. Le maestre della primaria, soprattutto, mandino messaggi personali ai loro alunni, in accordo con i genitori, per chiedere come stanno, non per caricarli di esercizi. Ciascun bambino deve capire che la maestra pensa a lui e, insieme, a ciò che lui può imparare dalla situazione in cui si trova».

Ma cosa proporre ai bambini della primaria?
«È l’occasione per riscoprire lo stare bene insieme. Basta una passeggiata per spiegare perché qualcuno indossa la mascherina, per imparare il nome di alberi o di uccelli se si cammina in un bosco o in un parco. E poi li si incentivi a sentire al telefono i compagni, si evitino tv o videogiochi come “badanti”. Parlate con loro. E fatevi aiutare in casa, è un bel gioco».

E con i ragazzi delle medie che fare?
«Con i preadolescenti è più complicato, una buona soluzione è il lavoro domestico: fateli stirare, rifare il letto, portateli a lavare l’auto. Anche da come si deve far bollire l’acqua per la pasta s’imparano importanti nozioni di scienze».

E come organizzarsi per chi lavora?
«Va riscoperta la dimensione cooperativa della genitorialità. Condividete tutto: baby sitter, tempo, nonni. Organizzatevi tra famiglie: oggi li tengo io, domani tu programmando insieme alla scuola il tempo come un’opportunità di crescita pur in questa difficoltà. Va ricostruita una relazione emotiva e sociale coi figli, dove la scuola è presente in modo collaborativo, non in esonero dalle responsabilità».


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