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«Coronavirus, disposizioni ambigue e contorte. Così si crea allarmismo tra le famiglie»

Lo sfogo della preside del Liceo Newton di Roma: «Noi possiamo informare, spiegare. Ma la questione sanitaria non è nostra competenza e non abbiamo gli strumenti per controllare»

11/02/2020
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Corriere della sera

VAlentina Santarpia

«Non posso certo sottoporre ad un interrogatorio tutti gli studenti e le loro famiglie, andrei contro la legge». Mantiene la calma, ma è palesemente infastidita, Cristina Costarelli, 48 anni, preside del liceo scientifico Newton, nel cuore dell’Esquilino, quartiere ad alto tasso di presenza di cinesi, e quindi inevitabilmente al centro dell’attenzione per l’allerta coronavirus. Da una parte, c’è la responsabilità dei dirigenti scolastici che devono tutelare i propri studenti; dall’altra, la circolare emenata da ministero della Salute in collaborazione con il ministero dell’Istruzione, che non li aiuta a gestire una situazione complessa.
«No- conferma Costarelli- è una circolare contorta: come dirigenti e rappresentanti del Miur possiamo solo fare un passaggio di informazioni. Dobbiamo cioè informare tutti, personale, studenti e famiglie, che nel caso di viaggi in Cina nei 14 giorni precedenti, devono informare le Asl di competenza. Ma non ha senso. Sarebbe più semplice e logico che il ministero dell’Interno andasse a cercare tra chi ha ottenuto il visto per la Cina».
Non potete chiedere direttamente agli studenti se hanno fatto viaggi che li hanno messi a rischio?
«Certo che no. Sarebbe abuso di potere. Tra l’altro si tratta di dati sanitari, coperti dalla privacy. Addirittura nel Lazio abbiamo una direttiva per cui non possiamo conoscere neanche il motivo dell’assenza prolungata di uno studente da scuola, dobbiamo affidarci ad una autodichiarazione dei genitori, non dobbiamo chiedere il certificato di riammissione in classe».
Non è facile, la vostra posizione...
«Per niente. Siamo in una situazione ambigua. Io ho fatto una piccola indagine per sapere se c’erano stati recentemente viaggi di istruzione in Cina, ma lì devo fermarmi. Non abbiamo nessuno strumento e competenza per fare altro. Se il genitore ci dice che in famiglia sono stati viaggi “pericolosi”, allora noi abbiamo il dovere di segnalarlo alla Asl, ma è evidente che può esserci anche una remora a dirlo al dirigente. La contorsione è evidente. E noi siamo in una situazione scomoda».
Sembra di sentire le stesse lamentele che si fanno per la garanzia della sicurezza degli edifici...
«È vero, è una situazione simile. Possiamo essere veicolo di informazioni, ma non possiamo farci garanti di qualcosa che non ci riguarda direttamente: così come non siamo ingegneri che certificano la sicurezza dei nostri istituti, in questo caso non possiamo farci garanti di una situazione di non pericolosità».
Avverte nervosismo?
«Assolutamente sì, nervosismo e incertezza. Anche se qui da noi ci sono una quindicina di studenti cinesi, non tanti su 900, tutti di grande qualità. E in più abbiamo una scolaresca mista, considerato che vengono ragazzi e ragazze da tutta Roma, perché si tratta di una scuola abbastanza selettiva. La scorsa settimana poi sono stata contenta di vedere che le gite a Berlino non sono saltate, segno di lucidità da parte di tutti».
Non deve essere semplice nemmeno per i professori. Come si regolano di fronte alle richieste dei ragazzi?
«Quelli di scienze stanno facendo lezioni specifiche per spiegare ai ragazzi il virus e la propagazione dell’epidemia. Trovo negli insegnanti grande senso di responsabilità, ma è evidente che siamo tutti cauti, non possiamo prendere iniziative sconsiderate».
Come si attiene alle disposizioni del Miur?
«Semplicemente informando: abbiamo diffuso attraverso tutti i canali che abbiamo, dalla mail a Telegram, la circolare».
Non potreste fare qualcosa in più?
«No, creeremmo allarmismo: io mi sento responsabile dei miei studenti, ma siamo un cuscinetto tra i ministeri in questo momento. La circolare sembra scaricare sui dirigenti un passaggio che non ci compete, come al solito ricade tutto su di noi. Ma speriamo di farcela anche stavolta».