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Contratto, precari e dsga i nodi

L'avvio della trattativa Aran-sindacati potrebbe slittare

29/08/2017
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ItaliaOggi

Alessandra Ricciardi

Potrebbe slittare l'avvio delle trattative per il rinnovo del contratto dei dipendenti di scuola, università e ricerca in calendario per il 5 e il 6 di settembre. Secondo quanto risulta a ItaliaOggi, l'atto di indirizzo è stato inviato dal ministero dell'istruzione all'Economia prima della pausa Ferragostano. Ma l'ok dal Mef non è ancora giunto. Lo sblocco potrebbe esserci la prossima settimana e non è escluso che sia richiesta una revisione del testo trasmesso dai tecnici della ministra Valeria Fedeli. Due i punti critici, sui quali la Ragioneria generale dello stato aveva già sollevato dei dubbi nelle interlocuzione delle scorse settimane.

Il primo riguarda il riconoscimento dei pieni diritti ai lavoratori precari, nell'ottica di una disciplina sempre più omogenea tra assunti a tempo determinato e assunti a tempo indeterminato. Proprio il Miur sta perdendo centinaia di causa intentate da docenti precari che, forti della giurisprudenza europea, chiedono l'equiparazione di trattamento in termini di carriera.

La linea di mediazione potrebbe attestarsi sull'avvio di una procedura di omogenizzazione, ferma restando la possibilità di mantenere differenziazioni ove diverse siano le prestazioni richieste. Un avvio di regolarizzazione insomma che salverebbe comunque lo stato italiano da sentenze di condanna e che nell'immediato non richiederebbe uno stanziamento corposo in termini di bilancio.

Il secondo punto riguarda invece la possibilità di riconoscere agli assistenti amministrativi, che hanno svolto per almeno tre anni negli ultimi otto funzioni di direzione amministrativa, una corsia preferenziale in occasione del prossimo reclutamento per dsga. In tal senso una norma era stata presentata dalla Pd Francesca Puglisi al senato, in merito al decreto legge sui vaccini, ma era stata dichiarata non ammissibile per estraneità di materia.

Un ragionamento analogo potrebbe essere portato avanti anche dal Mef in questa sede.

C'è poi l'impianto generale che invece dovrebbe non subire modifiche: il contratto dovrà disciplinare gli effetti dei sistemi di valutazione del personale, valorizzando la professionalità e le competenze dei singoli. Per quanto riguarda i docenti, questo significa, prevede l'atto di indirizzo, riconoscere il lavoro d'aula, ma anche le attività di potenziamento dell'offerta formativa, l'impegno nella progettazione individuale e didattica, le interazioni con il territorio.

Resta da superare uno scoglio economico generale e che interessa circa il 3% del personale docente: la sterilizzazione dell'aumento contrattuale medio degli 85 euro a fini del mantenimento del bonus di 80 euro previsto per i redditi bassi (24-25 mila euro) dal governo Renzi. Il problema è sorto ieri all'Aran all'avvio del tavolo generale per tutti i dipedenti pubblici con le confederazioni dei sindacati rappresentativi. «Gli 85 euro medi mensili rappresentano solo l'aumento contrattuale per i rinnovi, non siamo disponibili ad altre soluzioni» come lo stanziamento per «salvare il bonus fiscale di 80 euro», chiarisce il segretario confederale della Uil, Antonio Foccillo. «Il governo deve garantire le risorse necessarie per rispettare l'accordo del 30 novembre», dice il segretario confederale della Cgil, Franco Martini, «non si può pensare di risolvere tutto ricorrendo al welfare aziendale». Secondo Maurizio Petruccioli, confederale della Cisl, non c'è verso, «il governo deve stanziare risorse aggiuntive per garantire l'invarianza degli 80 euro».

Lo stesso presidente dell'Aran, Sergio Gasparrini, ammette che i nodi spinosi ci sono: le risorse economiche, ma anche «la vicenda welfare» e «il modello di partecipazione sindacale». Nodi che da sola l'agenzia governativa non può sciogliere. Insomma, sarà necessario un nuovo passaggio politico a Palazzo Chigi.


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