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Contratto mobilità e chiamata diretta, ci siamo. Sinopoli (Cgil): anzianità di servizio deve valere

Sul futuro della mobilità del personale scolastico è già tempo di verdetti: giovedì 9 febbraio è previsto al Miur un incontro chiave sulla chiamata diretta.

09/02/2017
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La Tecnica della Scuola

Alessandro Giuliani

Sul futuro della mobilità del personale scolastico è già tempo di verdetti: giovedì 9 febbraio è previsto al Miur un incontro chiave sulla chiamata diretta.

Un incontro che potrebbe rimettere in discussione la pre-intesa tecnica di fine gennaio, quella politica con la ministra Valeria Fedeli di un mese prima. E anche l'accordo di Palazzo Vidoni con la responsabile della Funzione Pubblica Marianna Madia: perché senza l’accordo sui criteri da utilizzare, in fase di selezione dei docenti finiti su ambiti da parte dei dirigenti scolastici, i sindacati non sembrano orientati ad andare avanti nella contrattazione. Bissando la rottura del luglio scorso.

Solo che in ballo c’è anche una bozza di contratto sui trasferimenti che, se tradotta in un contratto collettivo, porterebbe non pochi vantaggi ai lavoratori della scuola. E se salta l’accordo sulla chiamata diretta, si potrebbe mettere in discussone anche tutto il resto.

Ne abbiamo parlato con Francesco Sinopoli, che da qualche mese ha sostituito Mimmo Pantaleo alla guida della Flc-Cgil.

Sinopoli, finalmente avete sottoscritto il pre-contratto sulla mobilità del personale scolastico per il 2017/18: siete soddisfatti o si poteva fare di più?

Siamo pienamente soddisfatti.  I punti positivi presenti nel contratto sono diversi: piena libertà dei docenti a trasferirsi su scuola e non più su ambito come prevedeva la legge 107/2015 sulla scuola anche per coloro che lo scorso anno hanno avuto la titolarità su ambito; riapertura di spazi a favore della contrattazione integrativa di istituto; attribuzione di pari valore nella mobilità volontaria in termini di punteggio al lavoro indipendentemente dalla tipologia del contratto; superamento del vincolo triennale che impediva il trasferimento fuori provincia degli ultimi assunti; parità di punteggio e di diritti le unioni civili con le famiglie formate dai coniugi; riduzione da otto a due del numero delle fasi dei trasferimenti; stesso numero di preferenze esprimibili (15) da parte dei docenti indipendentemente dall’ordine di scuola.

Per i lavoratori, è un bel passo in avanti rispetto alle rigidità della Buona Scuola?

Certo: innovazione, semplificazione e contrattazione sono le parole chiave che fanno da contraltare alla farraginosità e all’atteggiamento politico anti sindacale e autoritario che aveva connotato la Legge 107/2015 sulla cosiddetta “Buona Scuola”.

Uno dei punti a favore dei docenti è che potranno continuare a spostarsi da scuola a scuola: ci dice chi invece scivolerà negli ambiti territoriali?

Finiranno negli ambiti territoriali tutti coloro che li chiederanno per libera scelta e i trasferiti d’ufficio. Però solo per mancanza di posto non solo sulle sedi richieste, ma in tutta la provincia.

La nota stonata della contrattazione sulla mobilità rimane la chiamata diretta: quante possibilità ci sono di trovare un accordo?

Le possibilità sono buone, se il Miur vorrà mantenere una linea comportamentale coerente con le previsioni dell’Intesa del 30 novembre 2016 sul rinnovo dei contratti pubblici, privilegiano la fonte contrattuale e per la disciplina del rapporto di lavoro, dei diritti e delle garanzie dei lavoratori e per gli aspetti organizzativi a questi direttamente pertinenti. Anche l’accordo politico sulla Scuola del 29 dicembre sulla mobilità fa ben sperare.

Però l’amministrazione su un punto non è intenzionata a tornare sui suoi passi: tra i quasi 40 criteri utili che utilizzeranno i presidi per la scelta del docente, al Miur non sembrano volere inserire l’anzianità di servizio. Visto il precedente fallimentare del 2016, come se ne esce?

Se ne esce con un impegno serio tra le parti di restituire dignità la lavoro, di affermare i principi di trasparenza e imparzialità della Pubblica Amministrazione. Attenzione: l’Intesa politica del 29 dicembre a proposito dell’assegnazione dei docenti dagli ambiti alle scuole traccia già il solco entro cui deve muoversi la contrattazione. Individueremo dei requisiti (non criteri) che parlino alla professionalità dei docenti, requisiti oggetti, pesanti e certificabili.

Ma l’anzianità di servizio come si potrà far valere?

Il sindacato non chiede di attribuire all’anzianità un punteggio come nei trasferimenti, ma non c’è dubbio che tra i criteri debba assumere rilievo anche l’esperienza e la competenza professionale acquisita sul campo. E comunque siamo del parere che a parità di requisiti, oppure per le assegnazioni che dovrà fare l’USR, debba valere lo stesso punteggio della mobilità.


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