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Contratti di supplenza reiterati, se è abuso lo dirà la Corte europea

Attesa per domani la sentenza contro lo stato italiano

25/11/2014
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ItaliaOggi

 di Antimo Di Geronimo  

Domani sapremo se il sistema di reclutamento dei supplenti è legittimo oppure no. È previsto per mercoledì prossimo il responso dei giudici della Corte di giustizia europea chiesto dalla Corte costituzionale sulla delicata questione della reiterazione dei contratti a termine nella scuola. Il nostro ordinamento, infatti, prevede che l'amministrazione scolastica possa utilizzare lo strumento dei contratti a tempo determinato senza limiti. Mentre il diritto comunitario dispone che, dopo 36 mesi, il datore di lavoro debba necessariamente assumere a tempo indeterminato il lavoratore precario assunto a termine. Questa previsione è stata recepita a suo tempo dal legislatore italiano con il decreto legislativo 368/2001. Ma per la pubblica amministrazione si è preferito assumere una linea meno rigida.

In particolare, per quanto riguarda i contratti di supplenza nella scuola, si è ritenuto che dovesse valere la disciplina speciale contenuta nel decreto legislativo 297/94. Che è il testo unico dell'istruzione. Motivo per cui, anche le limitazioni contenute nel decreto legislativo 165/2001, che è il testo unico del pubblico impiego, non sono state applicate alla scuola. Tale posizione, peraltro, coincide con quella assunta dalla Corte di cassazione, secondo la quale il testo unico dell'istruzione prevale su tutte le altre fonti perché è una norma speciale. E dunque, le deroghe contenute nel dispositivo sono da considerarsi legittime.

Tanto più che non si tratterebbe di deroghe in senso stretto, quanto di un sistema di reclutamento basato sulla valorizzazione dell'esperienza acquisita sul campo: l'attribuzione di punteggi legati all'anzianità di servizio consentirebbe ai diretti interessati di raggiungere nel tempo posizioni in graduatoria utili a maturare il diritto all'assunzione. La giurisprudenza di merito, però, in alcuni casi, ha ritenuto di non conformarsi all'orientamento della Suprema Corte. E in un paio di procedimenti, i giudici hanno ritenuto di interpellare la Corte costituzionale, per verificare se questa previsione sia costituzionalmente legittima. Il dubbio è stato sollevato sulla base del fatto che le norme contenute nei trattati entrano a pettine nella Costituzione. La Consulta, a sua volta, ha chiesto lumi ai giudici di Bruxelles. E domani sapremo


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