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Consiglio superiore dell’istruzione bloccato fino alla fine del 2015

Le elezioni vengono ancora rinviate, e soprattutto viene prorogata la fase di vacatio per l’espressione dei pareri obbligatori dell’organo

27/02/2015
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Corriere della sera

Valentina Santarpia

Bocca tappata al Consiglio superiore della Pubblica istruzione dal 30 marzo 2015 al 31 dicembre 2015, cioè proprio nel periodo di approvazione e attuazione della riforma della Buona scuola. Il cavillo è contenuto in un articolo del Decreto Milleproroghe, in discussione al Senato: è il comma 1 dell’articolo 6, che no solo dispone la proroga dal 31 dicembre 2014 al 30 settembre 2015 del termine per l’elezione dell’organo consultivo della scuola, ma che prevede anche una lunga vacatio per i pareri del Consiglio, che non saranno più obbligatori dalla fine di marzo fino alla fine dell’anno. Il Consiglio nazionale, che è un organo di 36 membri eletti ogni 5 anni, esiste dal ‘74, e ha la competenza di esprimere pareri obbligatori sui cicli, sui programmi, sulla valutazione, sul personale: lo scopo è quello di avere un organismo di supporto e riferimento per il ministero, che non può ignorare i suoi pareri. La sua funzione è stata però snaturata negli ultimi anni: il Consiglio è retto da un commissario ad acta da tre anni, nonostante sua una sentenza del Tar del Lazio dell’ottobre del 2013, sia una sentenza del Consiglio di Stato di qualche giorno fa abbiano ribadito che era necessaria e improcrastinabile la sua costituzione.

«Mancherà un supporto fondamentale»

Critiche le opposizioni: «Proprio nel momento in cui il ministero e il presidente del Consiglio dichiarano di voler rivoluzionare la scuola, toccando anche l’organizzazione del personale, viene prorogata la costituzione del Consiglio e soprattutto il termine durante il quale il ministero non ha bisogno di chiedere i pareri di questo organo, fondamentale- spiega l’on. senatrice Maria Mussini, ex Cinque Stelle, oggi gruppo misto- se il parere di questo organo fosse contrario alla riforma, il governo potrebbe essere costretto a fare delle valutazioni diverse e apportare dei correttivi».


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