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Concorsone scuola, il Tar boccia i primi ricorsi: il Ministero "respira"

Il Tribunale di Roma ha confermato i presupposti di "chiarezza" del bando mettendo di fatto a rischio la possibilità di accettare le altre migliaia di ricorsi simili presentati. Ma apre ai docenti già di ruolo

13/04/2016
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la Repubblica

Salvo Intravaia

Rimarranno a casa, con tutta probabilità, i 60/70mila diplomati che si sono rivolti al giudice amministrativo per essere ammessi alla prova scritta del concorsone a cattedre 2016 senza abilitazione. Dopo il primo ammesso con ordinanza del giudice monocratico alcuni giorni fa, i primi ricorsi cautelari su cui il Tar del Lazio si è pronunciato venerdì scorso e ieri confermano quanto contenuto nel bando di concorso: possono partecipare e contendersi uno dei 63.712 posti messi in palio dal Miur soltanto coloro che hanno già un'abilitazione all'insegnamento. Ma a sorpresa, spiega l'Anief, lo stesso Tar oggi ammette al concorso i docenti già di ruolo, anche questi come i semplici laureati esclusi dal concorso. E per questo aspetto rinvia alla Corte costituzionale la legge 107.

E il ministero dell'Istruzione per un verso tira un sospiro di sollievo, perché la valanga di ricorsi presentati entro lo scorso 30 marzo, concretizzatisi in altrettante domande cartacee per l'ammissione alla selezione, sono soprattutto di soggetti senza abilitazione all'insegnamento. E la possibilità che venissero ammessi migliaia di non abilitati preoccupava non poco dirigenti e funzionari di viale Trastevere e degli uffici scolastici regionali alle prese con l'organizzazione delle prime prove scritte computer-based. Lo stesso ministro dell'istruzione Stefania Giannini aveva invitato i sindacati a non incoraggiare i ricorsi. Mentre la responsabile Scuola del Partito democratico, Francesca Puglisi, alla vigilia del pronunciamento dei giudici mostrata sicurezza: "il bando è chiaro", aveva detto.

Ma non su tutti gli aspetti, visto che i dubbi di costituzionalità sulla Buona scuola sollevati dai togati di via Flaminia agiteranno i sogni soprattutto del premier. A chiedere di partecipare al concorso, che dal 28 aprile - con gli scritti per Storia dell'Arte - al 31 maggio 165mila abilitati che hanno presentato domanda online. Ma anche un certo numero di docenti di ruolo che sperano di cambiare insegnamento o avvicinarsi a casa, e diverse decine di migliaia di semplici diplomati che in alcuni casi sono in servizio come supplenti. Venerdì scorso, il Tar del Lazio ha respinto il ricorso di un gruppo di diplomati magistrali con specializzazione linguistica che chiedevano di partecipare al concorso di scuola primaria. Ieri, il tribunale amministrativo della Capitale ha invece respinto la richiesta di partecipazione di alcuni "semplici" laureati senza abilitazione.

A questo punto è molto probabile che anche i pronunciamenti di merito - fissati per i prossimi giorni - sulle ordinanze del giudice monocratico possano seguire la stessa sorte. O che i candidati, anche ammessi allo scritto, possano essere estromessi successivamente. Perché il bando e la legge 107 (la Buona scuola), oltre a precisare che la partecipazione al concorso è riservata ai soli docenti abilitati spiega anche i diplomi - nel caso della scuola dell'infanzia e primaria - che non costituiscono titolo di accesso. E in attesa la macchina del concorso si avvii, salgono a 11 le regioni italiane costrette a riaprire i termini per le candidature a commissario, presidente e segretario di commissione. Per un compenso forfettario di 200 euro lordi più 50 centesimi aggiuntivi per ogni compito da correggere in pochi si sentono pronti ad affrontare una lunga estate di impegno con il rischio di essere chiamati dai giudici a rispondere del proprio operato.





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Rimarranno a casa, con tutta probabilità, i 60/70mila diplomati che si sono rivolti al giudice amministrativo per essere ammessi alla prova scritta del concorsone a cattedre 2016. Dopo il primo ammesso con ordinanza del giudice monocratico alcuni giorni fa, i primi ricorsi cautelari su cui il Tar del Lazio si è pronunciato venerdì scorso e ieri confermano quanto contenuto nel bando di concorso: possono partecipare e contendersi uno dei 63.712 posti messi in palio dal Miur soltanto coloro che hanno già un'abilitazione all'insegnamento. E il ministero dell'Istruzione tira un sospiro di sollievo. Perché la valanga di ricorsi presentati entro lo scorso 30 marzo, concretizzatisi in altrettante domande cartacee per l'ammissione alla selezione, preoccupava non poco dirigenti e funzionari di viale Trastevere e degli uffici scolastici regionali alle prese con l'organizzazione delle prime prove scritte computer-based.

Lo stesso ministro dell'istruzione Stefania Giannini aveva invitato i sindacati a non incoraggiare i ricorsi. Mentre la responsabile Scuola del Partito democratico, Francesca Puglisi, si era mostrata tranquilla sugli esiti dei ricorsi: "Il bando è chiaro", aveva detto. E pare che i togati di via Flaminia siano sulla stessa lunghezza d'onda. A chiedere di partecipare al concorso, che dal 28 aprile al 31 maggio vedrà i 165milaabilitati che hanno presentato domanda online, anche migliaia di semplici diplomati che in alcuni casi sono in servizio come supplenti. Venerdì scorso, il Tar del Lazio ha respinto il ricorso di un gruppo di diplomati magistrali con specializzazione linguistica che chiedevano di partecipare al concorso di scuola primaria. Ieri, il tribunale amministrativo della Capitale ha invece respinto la richiesta di partecipazione di alcuni "semplici" laureati senza abilitazione.

A questo punto è molto probabile che anche i pronunciamenti di merito - fissate per i prossimi giorni - sulle ordinanze del giudice monocratico possano seguire la stessa sorte. O che i candidati, anche ammessi allo scritto, possano essere estromessi successivamente. Perché il bando e la legge 107 (la Buona scuola), oltre a precisare che la partecipazione al concorso è riservata ai soli docenti abilitati spiega anche i diplomi - nel caso della scuola dell'infanzia e primaria - che non costituiscono titolo di accesso. E in attesa che questa sera venga pubblicato in Gazzetta il calendario delle prove scritte, salgono a nove le regioni italiane costrette a riaprire i termini per le candidature a commissario, presidente e segretario di commissione. Per un compenso forfettario di 200 euro lordi più 50 centesimi aggiuntivi per ogni compito da correggere in pochi si sentono pronti

ad affrontare una lunga estate di impegno con il rischio di essere chiamati dai giudici a rispondere del proprio operato.


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