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Concorso: uno a zero per i tecnocrati

La “normalità” di Profumo ha vinto anche se i quiz non hanno convinto nessuno

20/12/2012
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paolo chiappe

La “normalità” di Profumo ha vinto anche se i quiz non hanno convinto nessuno. L’umiliazione che questo metodo di “scrematura” ha inflitto a persone adulte (che si sono fatte una certa idea di se stesse come educatori e persone amanti della propria materia) chiarisce in modo inequivocabile i rapporti di forza tra il futuro insegnante stabile e il suo datore di lavoro. E questo sposta in avanti anche la lotta per la democrazia nella scuola e le pone nuovi compiti.

Per una volta non si può dire che i media siano rimasti troppo nel vago sulle cose della scuola, le cronache della scrematura − prima prova del concorso sono state abbastanza dettagliate e sono state messe tra le prime notizie. E la notizia è che la “normalità” di Profumo ha vinto, anche se i quiz non hanno convinto nessuno, ed è proprio l’accostamento tra questi due fatti a costituire il centro dell’evento. I precari storici e gli esterni alla scuola, ultimi arrivati a tentare la sorte, ammessi per turni ciascuno davanti a uno schermo, con la commissione che li sorvegliava da dietro le spalle in silenzio, hanno seguito fino al verdetto finale con ordine e inevitabile obbedienza al protocollo prestabilito, dappertutto. Nessuna contestazione è possibile quando si è ridotti alla solitudine e i quiz vengono randomizzati da un programma che rende la tua prova uguale e nello stesso tempo differente anche da quella di ognuno di quel pugno di candidati che puoi vedere tra 300.000 perché sono quelli ti stanno accanto in quel turno e in quel laboratorio.

La scrematura di almeno due terzi dei candidati è stata eseguita come progettato dunque senza intoppi sulla base di domande di cultura generale e di tipo cosiddetto logico, non attinenti alla specificità del concorso, un fatto che meriterebbe un’analisi approfondita. Il motivo immediato di questo tipo di quiz è il risparmio, infatti grazie a questa genericità lo stesso database di domande ha potuto essere usato indistintamente su tutti gli aspiranti ai diversi tipi di cattedre al fine di decimarli fin dal primo giorno. Al ministero non interessa affatto se questo metodo (che non costituisce punteggio, non è verificabile in un dialogo successivo ma è un sì-no) può creare ingiustizie privilegiando candidati fortunati che hanno una preparazione magari meno profonda e meno esperienza di insegnamento. Al ministro non interessa il livello di umiliazione che questo metodo infligge a persone adulte che si sono fatte una certa idea di se stesse come educatori e persone amanti della propria materia. Oltre all’umiliazione, che chiarisce in modo inequivocabile i rapporti di forza tra il futuro insegnante stabile e il suo datore di lavoro, un altro effetto di notevole portata è quello di attenuare la differenza tra la forma di selezione di un concorso per la scuola e quella di qualunque altro concorso: si mettono in primo piano le attitudini generiche richieste oggi alla forza-lavoro laureata da usare elasticamente, cioè uso dell’informatica, dell’inglese (scritto) e una certa scioltezza di riflessi mentali. La forma computerizzata della prova è volutamente o involontariamente una anticipazione della forma di organizzazione del lavoro che aspetta tutti i colletti bianchi insegnanti compresi, e non facciamoci illusioni sulla base del ridicolo ritardo con cui le novità annunciate vengono introdotte in Italia: lavagne interattive, registri elettronici, libri di testo computerizzati, fornitura di blocchi preconfezionati di lezioni via internet (commerciali, paracommerciali e ministeriali), non certo alla velocità prevista, ma sono il destino che aspetta la scuola e che il centro cercherà di utilizzare per disciplinare, ridurre i costi e mantenere il controllo della gestione di una realtà altrimenti multiforme e ingovernabile che è costituita da un lato da saperi in crescita esponenziale di cui nessun “centro” potrebbe mai più dirsi depositario legittimo, dall’altro di un corpo-scuola che deve uscire in un modo o nell’altro dallo schema ottocentesco dell’orario settimanale e della campanella.

Ho scritto “volutamente o involontariamente” ma sapendo dell’enorme pressione organizzativa che è stata attuata in pochissimi mesi per mettere in piedi con successo questo dispositivo, cioè la creazione dell’agenzia fiduciaria che ha preparato le domande, la messa punto e la verifica della rete informatica, le plurime mail quotidiane con cui sono state bersagliate le segreterie scolastiche, la mobilitazione coatta o semicoatta dei dirigenti e del personale, direi che questo concorso è stato portato avanti in modo cosciente da un gruppo di tecnocrati come un punto di avvio e di sperimentazione di più efficienti linee di comando centralizzato e quindi per la rilegittimazione del governo ministeriale su nuove basi. E questo sposta in avanti anche la lotta per la democrazia nella scuola e le pone nuovi compiti.

da ècole


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