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Concorso, poi contratto di formazione e tirocinio: così si salirà in cattedra dal 2020

Si chiama «contratto di formazione iniziale e tirocinio», durerà tre anni (tutti e tre retribuiti, 400 euro i primi due, come un supplente annuale il terzo), e sarà firmato dai vincitori dei nuovi concorsi a cattedra, da bandire «con cadenza biennale».

20/01/2017
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Il Sole 24 Ore

Claudio Tucci

Si chiama «contratto di formazione iniziale e tirocinio», durerà tre anni (tutti e tre retribuiti, 400 euro i primi due, come un supplente annuale il terzo), e sarà firmato dai vincitori dei nuovi concorsi a cattedra, da bandire «con cadenza biennale».

Durante i tre anni di teoria e “pratica” in classe, l’aspirante professore a tempo pieno, nei primi 12 mesi, dovrà conseguire il diploma di specializzazione per l’insegnamento (o sul sostegno) pari a 60 Crediti formativi universitari (Cfu); nei successivi 24 mesi, dopo aver passato esami intermedi, svolto obbligatoriamente il tirocinio, e, anche, se richiesto dal preside, qualche supplenza pure su posti vacanti e disponibili, conquisterà l’agognato accesso ai «ruoli a tempo indeterminato», superando la valutazione finale dell’intero percorso.

La nuova formazione iniziale 
Con l’arrivo in Parlamento di tutti gli otto Dlgs attuativi della legge 107 licenziati, in prima lettura, sabato scorso dal Governo, spuntano ulteriori dettagli tecnici. A cominciare dalla rinnovata «formazione iniziale dei professori» alle scuole medie e superiori. Che debutterà, se tutto andrà liscio, a settembre 2020, ma sarà preceduta da un periodo transitorio piuttosto “ricco”: si annuncia infatti la partenza di un nuovo Tfa (Tirocinio formativo attivo) sui posti dove sono terminate le Graduatorie a esaurimento; e spunta, poi, l’immancabile “mini-sanatoria”, con la possibilità, cioè, in attesa del debutto delle nuove regole, di poter bandire selezioni “ridotte e facilitate” per gli attuali precari abilitati e (è una novità dell’ultima ora) anche per i non abilitati inseriti nella terza fascia delle graduatorie di istituto, a patto che abbiano svolto almeno 36 mesi di servizio in classe, anche non continuativo.

Cambiano anche i requisiti per i concorsi 
Novità anche sui requisiti per accedere ai futuri concorsi a cattedra: oltre alla laurea magistrale o a ciclo unico, sono previsti due nuovi “paletti”, l’aver superato esami (per almeno 24 Cfu) in discipline antro-psico-pedagogiche, e il possesso di un’attestazione di competenze linguistiche (minimo livello B2). Verrà richiesta una preparazione ad hoc pure per gli insegnanti di sostegno: la loro “formazione iniziale” prevederà l’obbligo di 120 Cfu sull’inclusione scolastica (non più 60 come è oggi) per tutti i gradi di istruzione, 60 prima del percorso di specializzazione e 60 durante. Tutti i futuri docenti avranno nel loro percorso di formazione iniziale materie che riguardano le metodologie per l’inclusione e ci sarà una specifica formazione anche per il personale della scuola, Ata compresi.

Le prime stime sul fabbisogno 
Nella relazione tecnica si stima che, al netto delle nomine dei vincitori del concorso 2016 (ancora da completare) e dei prof abilitati e non che potranno accedere alla fase transitoria, il primo concorso a cattedre con la nuova procedura prevista dal Dlgs potrebbe mettere a bando 20.893 posti, e si stima che si presenteranno alle prove preselettive almeno 193.800 candidati. Numeri che presuppongono che tutto fili lisci fino al 2020; con il rischio, però, se ci saranno intoppi, e con le Gae che difficilmente si esauriranno tra 4 anni, di creare nuovo precariato (a discapito di giovani e meritocrazia).


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