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Concorsi, quasi intesa. Ma i prof: «Il governo trascura la scuola»

Alla terza ristesura del decreto, cancellati anche i quiz. Leu dice sì, ma il Pd conferma il suo emendamento. I sindacati: rientro nel caos. Governo a colpi di annunci, gli esperti bocciano l’ultimo giorno in classe proposto da Ascani

27/05/2020
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il manifesto

Daniela Preziosi

Un braccio di ferro continuo, un finale in bilico fino all’ultimo minuto. Nella commissione cultura del senato nella tarda serata la maggioranza cerca un accordo sul decreto scuola. Alla fine lo trova. Oggetto del contendere, il reclutamento dei primi 32mila docenti precari (dei totali 78mila) in tempo per stare in cattedra all’inizio dell’anno scolastico. La ministra Azzolina li ha banditi per agosto, come se non ci fosse l’emergenza Covid e deve ingoiare il rospo di vederseli cancellare. Ma la nuova versione delle «prove», la seconda, arriva ieri pomeriggio e di nuovo non convince Pd e Leu a ritirare l’emendamento 2.19 a firma del dem Verducci. È vero che Azzolina ha accettato la retrodatazione dei contratti all’autunno, ed è vero che il concorso ormai non c’è più. Ma al posto del «percorso abilitante» proposto da Pd e Leu c’è una prova scritta con otto quesiti di cui sette a risposta aperta. Da svolgersi a novembre, pandemia permettendo. «Troppe distanze», spiegano.

IL TESTO VIENE RIMANDATO di nuovo al mittente. La commissione viene riconvocata per le 20 e 30. È la ministra in persona a presentare la nuova riformulazione. Scompaiono gli otto quesiti. Per Loredana De Petris (Leu) non è quello che veniva chiesto «ma è un buon passo avanti». Verducci (Pd) mantiene il suo emendamento. Ma quello della maggioranza cancella tutti gli altri. La commissione va avanti fino a notte. Ora il tempo stringe davvero. Domani in aula il voto di fiducia sarà obbligato: il decreto va convertito entro il 7 giugno, deve votarlo anche la camera.

LA GIORNATA ERA INIZIATA con i lavori della commissione – una moria di emendamenti che ha fatto arrabbiare le opposizione – e con un nuovo match nella maggioranza sulla riformulazione delle modalità di assunzione dei prof. «È un modo controproducente di tradurre l’incontro di maggioranza avvenuto alla presenza del presidente Conte», aveva spiegato Verducci, «Il nostro emendamento dà una risposta seria al problema ineludibile del precariato nella scuola». La 5 stelle Laura Granato, che in questi mesi si è segnalata per espressioni sprezzanti verso i precari, risponde pan per focaccia: «Non è concepibile che a partita chiusa si assista ad uscite e richieste di ulteriori trattative». I renziani si accodano ai 5s. La maggioranza tratta allo sfinimento. In serata il capodelegazione dem Franceschini incontra i senatori e chiede «spirito di collaborazione». Le opposizioni, che si vedono bocciare quasi tutti gli emendamenti (i finanziamenti alle private, la loro bandiera, sono rimandate al decreto Rilancio), sono ridotte a spettatori delle liti di maggioranza: «La scuola è ostaggio dei ritardi di questo governo precario», tuona la forzista Bernini.

ORMAI, DOPO LE MANIFESTAZIONI di sabato scorso in tutta Italia, dal mondo della scuola arrivano quotidiani segnali: la pazienza è finita. E non solo sui concorsi. Flc Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, Snals Confsal e Gilda proclamano lo stato di agitazione. Per Francesco Sinopoli (Cgil), oltre ai concorsi c’è il resto: l’inizio dell’anno scolastico è nella nebbia, mancano le indicazioni del Comitato tecnico scientifico «su distanze, mascherine, mense, trasporti», nel frattempo «si stanno facendo classi di 34 alunni». Tornare a settembre «con le risorse previste nel Dl Rilancio mi pare molto difficile. Settembre è domani». I sindacati chiedono di riaprire il confronto con il governo. «Quando eravamo a corto di posti letto, abbiamo aperto ospedali da campo e semplificato le procedure di reclutamento con un piano straordinario, di certo non abbiamo pensato di non curare i malati. Così dobbiamo dare nella scuola più posti, più classi, più personale e più sicurezza», chiede Marcello Pacifico, segretario dell’Anief.

MA IL GOVERNO OSCILLA fra la sottovalutazione dei problemi, quelle che hanno trascinato l’accordo fino a ieri sera, e le pensate estemporanee, annunci più che proposte. Come la travagliata maturità in presenza. E l’ ultima: la sottosegretaria Anna Ascani (Pd) lancia l’idea di far tornare gli studenti in classe per l’ultimo giorno di scuola. Bellissima cosa. In teoria.

PECCATO CHE sia lo stesso Comitato tecnico scientifico a bocciarla. Il sindaco di Firenze Nardella le si accoda con slancio, spiegando che «gli insegnanti sono pagati e si possono prendere il rischio» dei nuovi focolai. Claudio Gaudio, Cisl, è «esterrefatto», «sorprende il pressappochismo con il quale si affrontano temi che meritano più considerazione. Se vuole Nardella faccia riunire sotto la sua responsabilità in luoghi che ritiene a norma gli alunni e le famiglie».


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