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Concorsi, intesa difficile nella maggioranza. Pd e Leu: «A rischio l’avvio dell’anno»

Entro oggi il vertice a Palazzo Chigi. E domani il passaggio 'stretto' in commissione

24/05/2020
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il manifesto

Daniela Preziosi

Attesa per tutto il pomeriggio, ieri la convocazione di Palazzo Chigi non è arrivata. La si aspetta per oggi. Venerdì sera, dopo tre ore di riunione, il premier si è reso conto sui concorsi per i prof le distanze nella sua maggioranza sono più nette di quello che si aspettava: da una parte, quella con cui Conte stesso è schierato, la ministra Azzolina, M5s e Iv inchiodati sullo svolgimento agostano dei concorsi per i precari; dall’altra Pd, Leu e tutti i sindacati della scuola favorevoli all’assunzione per titoli, perché la pandemia non consentirà il sereno svolgimento delle prove. Tanto più che i candidati sono docenti che da tempo lavorano nelle classi. Il premier non ha potuto fare altro che annunciare una sua proposta di mediazione. Ma i tempi sono strettissimi. Domani alle 14 è convocata la commissione cultura del senato che deve votare gli emendamenti al decreto scuola, compreso il nodo-precari. È ormai pacifico che il testo sarà poi votato in aula con la fiducia (entro il 7 deve essere convertito dalla camera). Ma il passaggio in commissione può non essere una passeggiata di salute per il governo: ieri le opposizioni hanno sbottato contro lo stallo. Il presidente è un leghista, Mario Pittoni. E la Lega è contro i concorsi, e così Forza italia: se arrivasse al voto l’emendamento Verducci (Pd) sulle assunzioni per titoli, il governo andrebbe sotto. «Il decreto scuola è ancora bloccato nella palude dei vertici tra governo e maggioranza. Intanto i docenti precari aspettano di capire se ci saranno modifiche ai concorsi. Gli studenti aspettano lumi sull’esame di Stato, le famiglie sull’apertura dell’anno scolastico», ricapitola Anna Maria Bernini, presidente dei senatori di Forza Italia salutando le manifestazioni di ieri, insomma «la ministra dei quiz» è responsabile di «un caos assoluto».

Così Palazzo Chigi è alle prese con un rebus troppo a lungo trascurato. Con i 5 stelle che premono e i renziani che si innervosiscono alla sola parola «sindacati». In attesa di essere convocati, ieri i due fronti della maggioranza hanno lanciato gli ultimi «avvisi»: «La mediazione del premier non può essere basata sull’equilibrismo tra forze politiche» né «sulle bandierine politiche», è il messaggio di Loredana De Petris (Leu), «Deve essere garantito il rispetto dei precari, che in questi anni hanno tenuto in piedi il sistema scolastico. Bisogna dare certezze agli studenti e alle famiglie. Deve essere certo che la scuola ripartirà il primo settembre con i docenti al loro posto. Il concorso previsto attualmente dal dl Scuola, senza contare i rischi sul piano della sanità, non garantisce affatto questa certezza». «No a una prova in presenza con rischi incalcolabili», le fa eco Francesco Verducci (Pd), «Siamo ancora in emergenza: altrimenti le scuole non sarebbero chiuse». «Bisogna valorizzare il patrimonio di conoscenze dei precari ed inserire il primo settembre 40mila insegnanti, non rinunciando al merito ed alla selezione con una prova vera a fine anno scolastico», dice Andrea Marcucci, capogruppo Pd al senato. Ma della selezione, magari rafforzata, a fine anno i 5 stelle non vogliono sentire parlare: «La linea del M5s non cambia. Il merito resta l’elemento centrale ed imprescindibile»,spiega Laura Granato riferendosi al concorso per quiz, «Restiamo aperti al confronto, ma indisponibili a derogare a questi principi».


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