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Cinquanta sfumature di Bonus

di Pippo Frisone

22/03/2016
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ScuolaOggi

Che il nostro Presidente del Consiglio soffrisse di esterofilia ce ne eravamo accorti da tempo. Anche se il suo inglese lascia alquanto a desiderare, non disdegna di infarcire leggi e decreti con la lingua d' oltre Manica, in un mix di provincialismo ed esibizionismo.      Mentre l'Italia affondava con Berlusconi nello spread , con Monti e Letta nei tentativi falliti di spending review, con Renzi arrivano il Jobs Act, i Foreign fighters, il Freedom of information Act per non parlare della Stepchild adoption, sulla quale inciamparono come tanti scolaretti diversi parlamentari. Ma dove il nostro sta dando il meglio di sé è coi Bonus.

Anche se il termine, d'indubbia origine latina, da innocuo aggettivo qual era, bonus è diventato sostantivo di provenienza anglosassone che sta a significare gratifica, premio, indennità.

L'italico buono sostantivato, ad onor del vero, esisteva già. Viene usato nella vita di tutti i giorni e sta per titolo di credito, buono del tesoro, buono omaggio, buono pasto, buono spesa, buono benzina, buono sconto e via abbuonando e scontando.

Nella declinazione renziana il termine bonus acquista invece un significato del tutto particolare: dal bonus degli 80 euro al bonus bebè, dal bonus di 500 euro ai docenti sulla formazione al bonus di 500 euro ai giovani diciottenni, al bonus sul merito degli insegnanti, tanto per citare quelli più noti.

La prima constatazione che salta evidente è che nella logica dei bonus renziani scompaiono le parti sociali sia prima che dopo.  Tenuti a bordo campo, siano essi  sindacati confederali o di categoria, non sembrano quasi mai entrare in partita. Sono spesso messi di fronte al fatto compiuto.

La fine della concertazione, ossia di quella lunga stagione che prese il via con l'accordo di luglio del '92 col governo Ciampi, è stato il primo vero segnale mandato alle forze sociali, cui ha fatto seguito quello sul Jobs Act e sul superamento dell'art.18 !!

La supremazia della legge anche sulle materie di natura contrattuale, è portata avanti dal governo Renzi in piena continuità  coi governi  di centro-destra . Anche il bonus sul merito degli insegnanti non si sottrae a questa logica.

Nessuna contrattazione sul merito può essere portata avanti dal sindacato a qualsiasi livello, tanto più a livello d'istituzione scolastica. Dalla legge 107 il potere sul riconoscimento del merito passa direttamente nelle mani del dirigente scolastico senza nessuna mediazione. Il Collegio docenti viene espropriato d'ogni potere ed il Comitato di valutazione di nuova nomina e composizione, una volta adattati i criteri già stabiliti dalla legge alla singola scuola, non ha alcun controllo sull'operato del dirigente scolastico.

Quest'ultimo anche contro il proprio volere, diventa l'unico e autentico deus ex machina sul merito degli insegnanti. L'uomo solo al comando, proprio come lo voleva Renzi.

Poi si vedrà. Se i dirigenti scolastici hanno agito bene o male e se il sistema adottato abbia funzionato o meno. A dirlo saranno gli Uffici Scolastici regionali chiamati a relazionare al Miu al termine del triennio 2016/18 .Sarà poi cura di un apposito Comitato nazionale fissare le linee guida per il futuro !

Siamo sicuri  che, come nella famosa triologia, alle cinquanta sfumature di grigio, ne seguiranno cinquanta di nero e altrettante di rosso.

E per sembrare più comunicativi e moderni, in perfect english. Please


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