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Chiara, disabile, a scuola solo 2 ore

Chiara, 13 anni, frequenta la V elementare alla Rita Levi Montalcini di Roma: ancora senza insegnante. La mamma: «Mi fa rabbia, per lei la scuola è vitale»

21/09/2016
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Corriere della sera

Chiara Voltattorni

«La mia Chiara potrebbe essere un vegetale; non lo è grazie alla scuola». Perciò, dice Fiammetta, «mi fa ancora più arrabbiare questa situazione». Perché Chiara, 13 anni, disabile gravissima da quando aveva 5 mesi, frequenta la quinta elementare. Ma mentre per i suoi compagni dell’istituto Rita Levi Montalcini il primo giorno è stato il 15 settembre, lei ha dovuto aspettare fino a lunedì. Non c’era nessuno ad occuparsi di lei.

E da lunedì, gli altri fanno lezione fino al pomeriggio. Chiara no. Solo due ore, dalle 10.20 alle 12.20. Quelle due ore c’è la maestra di sostegno che si prende cura di lei e l’aiuta con le matite e i colori. Per il resto del tempo, l’altra insegnante che la segue non c’è. Non è ancora arrivata. E chissà quando arriverà.

Chiara avrebbe diritto a 22 ore di sostegno a settimana. Lei che ama andare a scuola e che però in classe ha bisogno di tutto l’aiuto possibile. Riconosciuta disabile al cento per cento, dalla prima elementare la bimba ha ottenuto dall’ufficio scolastico regionale solo 11 ore a settimana. I suoi genitori si sono allora rivolti al Tar del Lazio. I giudici hanno dato loro ragione e sono arrivate altre 11 ore. Affidate però ad un’altra maestra, che è una supplente che ogni anno cambia e, soprattutto, arriva molto dopo l’inizio della scuola. «Due anni fa rimanemmo senza per tutto il mese di ottobre», ricorda la mamma. Per Chiara non avere la maestra di sostegno significa restare a casa. «Lei adora la scuola, è il suo unico momento di socializzazione, per lei la scuola ha fatto tantissimo e i suoi compagni di classe le sono affezionati, con la maestra insieme hanno fatto un lavoro eccezionale».

Chiara aspetta. In alto mare le nomine dei supplenti da parte dell’ufficio scolastico regionale alle prese con il piano nazionale di mobilità straordinaria e con le assegnazioni dei docenti sulle cattedre vuote. I prof di sostegno (e di molte altre materie) mancano ancora in tutta Italia e in molti casi allora gli Usr nominano docenti di altre materie pur di coprire i posti vuoti. «Ma è così che ci si occupa dei bambini disabili? - si chiede Fiammetta -, a me sembra piuttosto un modo per dire “diamogli qualsiasi cosa che tanto va bene lo stesso”».

Chiara doveva andare in prima media quest’anno, ma i suoi genitori con l’aiuto della preside e delle sue maestre hanno deciso di farle ripetere la quinta: «Alle medie il sostegno si riduce, come poteva frequentare?». E poi, alle elementari c’è l’aula polifunzionale per i bambini in difficoltà come lei, «alle medie cambia tutto, per lei sarebbe stato troppo stressante un cambio così radicale». Intanto, Chiara ha perso anche la sua assistente, una ragazza che da anni aiuta le maestre per i pasti e, in caso di crisi epilettiche di cui la bambina soffre, è l’unica autorizzata a darle i medicinali. La ragazza lavorava per la cooperativa Nuove risposte ma non è stata richiamata: «Ora - dice la mamma - le ore di assistenza sono state ridotte da 8 a 6 e la nuova persona non può darle le medicine, come faremo?». E il prossimo anno? Fiammetta sorride: «Noi dobbiamo ragionare di anno in anno».


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