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Chiamata diretta dei docenti, è scontro sindacati-dirigenti

I sindacati temono che l’accordo politico per mettere dei paletti alle scelte dei dirigenti non venga applicato. I presidi, dal canto loro, paventano che con quell’accordo venga snaturato il ruolo che la riforma assegna loro. Al Miur toccherà chiarire

13/07/2016
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Corriere della sera

Valentina Santarpia

Sembrava fatta. Dopo l’accordo siglato la scorsa settimana tra sindacati e ministero dell’Istruzione, pareva che almeno uno degli aspetti della Buona scuola - uno di quelli contestati nel referendum- potesse essere disinnescato. E invece no: perché sulla chiamata diretta dei docenti da parte dei presidi è di nuovo scontro. «L’amministrazione, contrariamente agli impegni assunti in sede politica, vorrebbe dare la facoltà ai dirigenti scolastici di chiamare i docenti andando oltre le candidature presentate dagli stessi», scrivono i sindacati della scuola compatti. «Si tratta di un cambio delle carte in tavola assolutamente inaccettabile», secondo Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil scuola e Snals. Dall’altra parte delle barricate però ci sono i dirigenti. Che tuonano in una lettera aperta alle massime cariche dello Stato: «Difendete la legge 107, non snaturatela». Il timore è che, se l’accordo dovesse andare in porto, significherebbe segnare «un secondo punto favore dei più ostinati detrattori della Buona scuola, dopo essere gli stessi riusciti – in spregio ai vincoli di legge – a sterilizzare le potenzialità innovative degli ambiti territoriali con la sostanziale reintroduzione dei tradizionali automatismi fatti di precedenze, carichi familiari, anni di anzianità, assegnazioni provvisorie, utilizzazioni e accidenti vari, tipici della gestione di un personale fungibile e impiegatizio». Per i presidi che aderiscono a Dirigentiscuola- Di-S.Conf., quello che era stato festeggiato un accordo ottimo per mettere un freno alla «discrezionalità di scelta per il dirigente scolastico» evitando «la deregulation selvaggia», è solo un «magnifico ritorno al passato». «Il Parlamento ha avuto il coraggio di cambiare- scrivono i dirigenti- Con coraggio, quindi, bisogna sostenere il cambiamento senza alcun cedimento alle pressioni di quelle organizzazioni sindacali che hanno causato solo danni alla scuola e alle istituzioni».

Il Miur deve decidere

La questione non è da poco. A settembre i presidi si troveranno, secondo le indicazioni della riforma, a dover scegliere i docenti: una procedura che, secondo la 107, dovrebbe avvenire con grande libertà, per permettere ai dirigenti di trovare le professionalità più adatte. Ma che, obiettano i sindacati, rischia di favorire gli amici del preside e non gli insegnanti più meritevoli: di qui la richiesta di «paletti» per arginare la discrezionalità. Paletti che però, secondo i presidi, potrebbero del tutto vanificare l’intento della riforma, lasciando di nuovo gli istituti in balia di procedure farraginose e complesse che non faciliterebbero l’assunzione dei docenti più adatti alla crescita complessiva dell’istituto. Ora a dire l’ultima parola dovrà essere il ministero dell’Istruzione.