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Causa precariato e caro-affitti i giovani restano a casa di papà

Generazione “1000 euro” alle prese con canoni pari a un salario: la coabitazione s’impone. Rapporto Cgil: sono 7 milioni i ragazzi che non lasciano la famiglia. Solo il 9% lo fa per scelta

29/05/2011
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Felicia Masocco

Convivenza con mamma papà ed eventuali fratelli anche quando sarebbe ora di sloggiare e vivere nei propri spazi. Per alcuni (pochi, il 9%) è una scelta e per loro la parola giusta è ancora bamboccioni. Per gli altri (moltissimi) è piuttosto una via imposta dal mix venefico precarietà più affitti carissimi. Sorprende poco, quindi se in Italia ben 7 milioni di giovani vivano ancora con i genitori e che di questi il 40% abbia superato i 25 anni. Non si tratta più solo del “parcheggio” per il tempo dell’università. Il Sunia, sindacato degli inquilini della Cgil, ha dedicato una ricerca alla condizione abitativa di chi hameno di 34 anni. Emerge l’involontarietà della coabitazione ad oltranza: la voglia di lasciare la cameretta è fortissima ma l’”ambizione” è frustrata dall’assenza di un lavoro o della sua estrema volatilità. A proposito vale la pena di ricordare che il tasso di disoccupazione giovanile in Italia è ormai stabile poco al di sotto del 29%. Al reddito che non c’è, o che è del tutto insufficiente, vanno sommati i costi proibitivi di una casa.

PATTO ABITATIVO La ricerca che rientra nella campagna «La casa nel percorso di autonomia delle nuove generazioni», ha preso in esame giovani tra 18 e 34 anni (il40%ne ha più di 25), in pratica la generazione “ milleuro”: circa il 60% dei giovani, infatti, percepisce un reddito mensile inferiore a tale cifra, dato inquietante tanto quanto il tasso di disoccupazione, quello degli atipici (30%) e quello dei neet, ovvero dei giovani che non lavorano e non studiano (20%). Mille euro è una cifra ambivalente: sintetizza le retribuzioni, ma anche i canoni di affitto specie nelle grandi città: 1.020, di media, euro per i nuovi contratti e a 750 euro per i rinnovi. Pensare che pur di andar via, l’88% dei giovani cambierebbe città), emanciparsi economicamente (47%), mettere su famiglia (18%) e misurarsi da soli con la vita (15%). Alla fine ci si adatta e restare con mamma e papà diventa cosa “normale”per il 55% mentre il 40% lo vive come un problema. In futuro non pare andrà meglio. La Cgil riporta il dato di uno studio dell’università Cattolica di Milano che stima in 13-15 milioni di famiglie che nei prossimi anni disporranno di un reddito mensile di circa 1.500 euro al mese. Nuclei fatti in parte di pensionati ma soprattutto di precari che li inserisce in una sorta di “cuscinetto sociale” che rimane al di sotto della media dei redditi dei cittadini italiani e al di sopra della soglia di povertà. Per Laura Mariani, responsabile politiche abitative della Cgil, «è indispensabile un “Patto per l’abitare” che abbia come garanzia la costituzione di un’Agenzia per la casa in ogni Comune con uno specifico Osservatorio sui bisogni abitativi dei giovani».