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Cattedre per merito e cattedre per demerito: suvvia, siamo seri!

La creazione -e/o l’aiuto alla crescita- di eccellenze non deve andare in contrapposizione al miglioramento di realtà che eccellenti non sono, ma sono (o possono diventare) ottime

09/11/2016
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ROARS

Giuliano Laccetti

Obiettivo di un governo di centrosinistra, di un qualsiasi governo, dovrebbe essere quello di elevare la qualità di didattica e ricerca universitarie su tutto il territorio nazionale. Non privilegiare 4-5 “eccellenze”, e … al diavolo tutti gli altri, bensì dare un sostegno a tutti gli Atenei, specie a quelli in fondo alle famigerate classifiche Anvur. Qualunque cose esse misurino! Se cattedre Natta devono essere, si faccia in modo che i 500 “meritevoli”, per tornare o arrivare per la prima volta in Italia, posseggano l’abilitazione scientifica nazionale o, in caso contrario, un “equivalente” riconoscimento in altri paesi. E che, soprattutto, vadano a “lavorare” negli Atenei in fondo alle classifiche Anvur, qualunque sia il modo distorto con cui sono fatte: alzare il livello della didattica e della ricerca chessò, di Cagliari, o di Foggia, o di Catanzaro, o di Messina, ecc … (cito a memoria, posso sbagliarmi!), sarebbe una “meritevole”, questa sì, azione di riequilibrio!

La “vergogna” se così si può chiamare sta nel fatto di voler far passare  le cattedre Natta come un intervento volto a combattere il potere dei “baroni” universitari, dediti a trame e imbrogli e, a parte l’essere sempre sul pezzo quando si tratta di spartirsi posti, per il resto fannulloni e strapagati mangiapane a spese dei contribuenti. Cattedre per merito, così le chiamò il Presidente del Consiglio: e gli altri 34.000 circa attuali professori lo sono forse “per demerito”? Ecco cosa si vuol far passare, ancora, dopo anni di campagna mediatica contro il potere dei baroni delle Università, contro la casta dei professori universitari, fannulloni ma avidi di potere, dopo la Legge 240/2010, ancora stoccate e “mazzate” sul sistema universitario pubblico.

La creazione -e/o l’aiuto alla crescita- di eccellenze non deve andare in contrapposizione al miglioramento di realtà che eccellenti non sono, ma sono (o possono diventare) ottime. Vedere che in primis si agita uno specchietto per le allodole come le 500 “cattedre per merito”, teorizzando, e “praticando”, nel frattempo, che chi sta “in fondo” riceverà sempre meno, fino eventualmente alla estinzione (proprio così!) e chi sta “in cima” sempre di più, con l’aggravante, se così vogliamo chiamarla, che nella stragrande maggioranza dei casi questo fondo e questa cima coincidono con Sud e Nord d’Italia, acuendo ancora di più la questione meridionale, è profondamente sbagliato. Va contro la possibilità di sviluppo economico, di aumento di posti di lavoro, di miglioramento della qualità della vita nel nostro paese.

Pensiamo a raggiungere 10.5 miliardi di euro per il FFO (raggiungendo, ad esempio, l’impegno, in percentuale sul PIL, della Spagna); pensiamo a pagare professori e ricercatori con il riconoscimento giuridico degli anni di blocco degli scatti stipendiali; pensiamo ad avere a disposizione almeno 2-2.5 miliardi per una ricerca “ordinaria” negli Atenei; pensiamo a potenziare, in quantità e qualità, il settore amministrativo e tecnico delle nostre Università; pensiamo ad aumentare di almeno 300 milioni il budget destinato alle borse di studio per studenti “meritevoli”, in modo da eliminare la bizzarra figura, esistente solo da noi, dello studente con diritto alla borsa di studio … senza borsa!

Pensiamo, come ha chiesto la senatrice Cattaneo, ad usare subito i 430 milioni “imboscati” in Banca d’Italia perché “risparmiati” (evidentemente il finanziamento era sballato, se non hanno saputo che farsene!) dall’IIT.

Pensiamo ad una Anvur che faccia esattamente il contrario di quello che sta facendo l’attuale, ad una seria valutazione, non paccottiglia falsamente oggettiva, e ad una politica che, proprio in base ai risultati della valutazione, individui i punti critici, in modo tale da “investire”, premiandoli, nei “migliori”, e “incentivare” ed “aiutare” a migliorarsi, in maniera fattibile (NON CERTO TAGLIANDO ULTERIORMENTE FONDI, MA ESATTAMENTE IL CONTRARIO, magari con stringenti verifiche bi-triennali), gli Atenei in difficoltà dal punto di vista della qualità della didattica e della ricerca.

Dato per scontato che rettori ed ex-rettori “vogliono” questo provvedimento (Guido Trombetti e Giuseppe Paolisso lo hanno scritto), perché magari sperano o già sanno che qualcuno di loro sarà al tavolo della trattativa per la spartizione (non so come altro chiamarla) delle cattedre Natta, chiediamo loro di confrontarsi con queste richieste, con queste modifiche di indirizzo, con questi “impegni”, facendo sapere che cosa ne pensano. E cosa ne pensa la CRUI.

Comunque, piuttosto che cercare di “rendere meno brutto” questo DPCM sulle cattedre Natta, la via maestra dovrebbe essere quella di “battersi” per far “saltare” il provvedimento. Meglio. “Il governo farebbe bene a ritirarlo e RIPENSARLO RADICALMENTE, favorendo un allargamento delle università italiane CON LE PROCEDURE ORDINARIE. Più che pochi superprofessori, servono molti buoni professori”.


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