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Cattedre a confronto in Europa: solo l’Italia ha perso così tanti docenti

Il dibattito politico recentemente accesosi sulla proposta di abolire le tasse universitarie ha riportato l’attenzione sulla dotazione, finanziaria e di personale, delle università italiane.

06/02/2018
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Il Sole 24 Ore

di Davide Donina e Michele Meoli*

Il dibattito politico recentemente accesosi sulla proposta di abolire le tasse universitarie ha riportato l’attenzione sulla dotazione, finanziaria e di personale, delle università italiane. Giova qui ricordare che il Fondo di finanziamento ordinario (Ffo) nel 2017 è stato pari a 6,9 miliardi, mentre le rette universitarie pagate dagli studenti si aggirano, secondo i dati Anvur, attorno all’1,8 miliardi all’anno. Questi fondi sono essenziali per il funzionamento di didattica e ricerca, attività il cui costo principale sono gli stipendi del personale, docente e tecnico-amministrativo, pari a circa 7,4 miliardi all’anno. Uno studio appena pubblicato da «Here», il Centro di ricerca della Fondazione Crui sull’università, mette a confronto la dotazione di personale nelle università italiane con quella dei principali Paesi europei. Pur riconoscendo le difficoltà intrinseche di un lavoro comparativo di questo tipo, dovute in gran parte alle divergenze di natura contrattualistica tra i Paesi considerati, i dati, raccolti da fonti ufficiali, evidenziano una situazione non rosea per l’Italia. 

Personale accademico 
Il personale accademico (misurato come numero di professori ordinari, associati e ricercatori a tempo indeterminato e a tempo determinato) nel sistema universitario italiano è nettamente inferiore dal punto di vista numerico rispetto a quello degli altri Paesi analizzati. Lo staff accademico impiegato nelle università statali italiane secondo gli ultimi dati disponibili sul sito del Miur (vedi tabella 1) conta circa 50.000 unità, mentre sono rispettivamente più di 80.000 in Francia, 95.000 in Spagna e addirittura più di 200.000 nel Regno Unito e più di 250.000 in Germania. Qualora nel conteggio per l'Italia venissero considerati anche gli assegnisti di ricerca (il personale dedicato esclusivamente alla ricerca con contratti a tempo determinato), il dato salirebbe a circa 65.000 unità, rimanendo comunque nettamente inferiore rispetto agli altri Paesi considerati. Interessante è soprattutto il confronto fra i trend, osservati a partire dall'inizio del nuovo millennio. L'Italia è l'unico Paese che ha ridotto la propria dotazione di personale docente nelle università (vedi grafico 1), mentre tutti gli altri Stati hanno aumentato la propria. La Germania (grafico 2), in particolare, ha incrementato il proprio personale accademico di 75.000 unità in un decennio, più dell'intera dimensione dello staff accademico oggi impiegato in Italia.

Personale tecnico-amministrativo 
Paragonabili sono invece i trend relativi alla dotazione di personale tecnico-amministrativo (tabella 2). Il rapporto (calcolato come numero di membri dello staff tecnico-amministrativo ogni 100 docenti) in Italia è sceso da 125 a 103 unità, valore simile a quello osservato per il sistema universitario tedesco e quello britannico. Tuttavia, è necessario sottolineare come le determinanti di questo trend siano opposte: in Italia il rapporto è diminuito a causa di un maggiore calo nel personale tecnico-amministrativo rispetto ai docenti (tali posti di lavoro si sono ridotti di 17.000 unità dal 2002 al 2016), mentre in Germania e nel Regno Unito il trend è decrescente per via di un maggiore incremento del personale docente rispetto a quello tecnico-amministrativo. Alla luce di questi dati, appare chiaro come la questione principale per il sistema universitario italiano riguardi la dotazione complessiva di organico e se si voglia investire per recuperare il gap evidenziato. Anche volendo mettere sul tavolo il tema della rimozione delle rette, è perciò necessario discutere contemporaneamente come queste possano essere compensate, se si ha a cuore la qualità dell’offerta universitaria del nostro Paese.

*HERe: Higher Education Research group, Fondazione Crui e Università degli Studi di Bergamo - Dipartimento di Ingegneria gestionale, dell'informazione e della produzione, Università degli Studi di Bergamo


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