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Caso IIT: la senatrice Cattaneo scrive al direttore del Secolo XIX

La Senatrice Elena Cattaneo torna a occuparsi del caso dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova, indirizzando una lunga e documentata lettera al Secolo XIX della città della lanterna, dopo la pubblicazione di una recente “inchiesta” sulle attività svolte dall’istituto fortemente voluto da Tremonti nel 2003.

07/08/2017
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ROARS

La Senatrice Elena Cattaneo torna a occuparsi del caso dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova, indirizzando una lunga e documentata lettera al Secolo XIX della città della lanterna, dopo la pubblicazione di una recente “inchiesta” sulle attività svolte dall’istituto fortemente voluto da Tremonti nel 2003.  Ne raccomandiamo la lettura per esteso, perché in essa viene fotografato in dettaglio lo stato dell’arte dei temi che si agitano attorno all’IIT.

Gentile Direttore Righi,

ho letto con attenzione l’inchiesta dello scorso 3 luglio realizzata dal quotidiano da lei diretto sull’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT). Se da una parte emergono aspetti già da tempo descritti nelle mie e in altre analisi e ormai innegabili, dall’altra spiace continuare a leggere numeri e affermazioni inesatte, non esaustive o fuorvianti. Mi rattrista, soprattutto dopo gli scambi e la sincera disponibilità ad approfondire il “caso IIT” in modo serio e oggettivo, a partire dalle informazioni già note e controllate, rese in parte pubbliche anche sulle pagine del suo giornale.

L’inchiesta proposta sembra mirare a far passare come normali le anomalie – dai bilanci non pubblici ai conflitti di interesse, fino allo stesso tesoretto – e parrebbe tendere più a evitare indagini approfondite su altri aspetti, che pur mi ero premurata di segnalarle perché sarebbe stato opportuno indagare in modo indipendente una serie di questioni che riguardano l’interesse pubblico. Nel riportare diversi fatti già noti per i quali non serviva alcuna inchiesta, il giornalista ha lasciato senza risposta l’interrogativo, cui neppure il Mef ha risposto, relativo all’esistenza effettiva della liquidità di 415 milioni sui conti aperti presso la Banca d’Italia e intestati a IIT, e ha rinunciato a indagare sull’anomalia di un ente di ricerca che compie ogni anno partite di giro pari a centinaia di milioni di euro in uscita, di cui si perde ogni traccia e sulle quali c’è una interrogazione parlamentare che il suo giornale certamente conosce, o sulla mancata documentazione pubblica sul reclutamento di 1500 persone (al di là delle sbandierate e vaghe procedure dichiarate).

Stanti queste riflessioni generali e visto l’interesse e lo spazio di approfondimento mostrato dal giornale sulla questione (circostanza che le ho riconosciuto), riporto di seguito alcune notizie e considerazioni documentate che in parte integrando in parte contraddicendo quanto scritto, confido possano essere utili a far emergere e conoscere lo stato dei fatti, sia a lei, sia a quanti, attraverso questa corrispondenza che considero pubblica, avranno voglia e modo di documentarsi.

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