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Carta-Vendesi scuola pubblica

Vendesi scuola pubblica Anna Pizzo A Roma oltre diecimila studenti e insegnanti si sono messi in cammino, da piazza della Repubblica, a due passi dalla stazione, verso il Colosseo e da lì (via metr...

20/12/2001
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Carta

Vendesi scuola pubblica
Anna Pizzo
A Roma oltre diecimila studenti e insegnanti si sono messi in cammino, da piazza della Repubblica, a due passi dalla stazione, verso il Colosseo e da lì (via metro) verso il palazzo dei Congressi, sede degli Stati generali dell'istruzione dal titolo vagamente ridicolo "Una scuola per crescere".
Chissà se ci arriveranno, dal momento che, guarda un po', la metro dal Colosseo all'Eur è stata chiusa.
Noi pensiamo di sì, anche se, di certo, non arriveranno in tempo per ascoltare l'intervento del ministro Moratti (che comunque non li avrebbe fatti entrare). Resteranno fuori, in un sit in organizzato in piazza della Nazioni unite dalle due e mezza del pomeriggio, prima di decidere di riunirsi al Mamiani (una parte) e all'Alpheus (un'altra parte) per discutere di cosa c'è che non va nella riforma liberista della scuola. Nello stesso momento in cui il corteo sfila a Roma, altri, chissà quanti, stanno sfilando nelle altre città: sono verso le sei del pomeriggio, nel corso dell'assemblea, sarà possiible fare un primo bilancio. Che non sarà completo fino a domani, quando a Roma arriveranno da tutta Italia per dire, come dicevano stamattina gli studenti e gli insegnanti Cobas romani, "Scuole in lutto, Moratti sbaglia tutto". O, come era scritto sugli striscioni, "Vendesi scuola pubblica" e ''Agli Stati generali i vostri funerali''.
Ma vediamo, dalle dirette parole pronunciate dal ministro Moratti in apertura degli Stati generali, se gli studenti esagerano: la prima parte del suo intervento è una "excusatio non petita" per dire che non è vero che lei è liberista e vuole la privatizzazione della scuola. Dice di avere, insieme a Martin Luther King e Veltroni, un sogno: quello di una scuola "orientata alla crescita individuale e sociale della persona, alla formazione di identità forti". Chissà chi, in questo momento, sta facendo un serio esame di coscienza per chiedersi se appartiene a questa straordinaria categoria o a quella, meschina, delle identità deboli?
Ma è la seconda parte del suo intervento, quello il cui viene fuori il cuore del problema. "Il modello di scuola per il quale dobbiamo lavorare è una scuola veramente libera, paerta, integrata, che si ispira ai principi di sussidiarietà e di pluralismo". E ancora: "Io penso che il percorso formativo debba avere pari dignità con il percorso di istruzione'" e, poche righe più sotto: "l'alternanza scuola-lavoro non elimina l'apprendistato". Tutto questo perché "la grande distanza che si è stabilita tra scuola e lavoro genera un costo sociale che il paese non può più sostenere".
Infine, è forse la citazione di Sturzo piegata ad uso e consumo del moderno liberismo a suonare la musica: "Ogni scuola deve poter dare - dice Moratti con Sturzo - i suoi diplomi non in nome della repubblica, ma in nome della propria autorità".


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