FLC CGIL
Contratto Istruzione e ricerca, filo diretto

https://www.flcgil.it/@3930197
Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Cara Giannini, perché non ascolta davvero la comunità scientifica?

Cara Giannini, perché non ascolta davvero la comunità scientifica?

di Domenico Pantaleo.

29/02/2016
Decrease text size Increase text size
L'Huffington Post

L'intervento autorevole della ministra Giannini sul Sole24ore di venerdì 26 febbraio, sul tema della ricerca scientifica italiana, ha il sapore della beffa e del paradosso.

Il senso del discorso della ministra, infatti, è racchiuso nella conclusione, decisamente ridondante: "La ricerca è una ed è organica, - scrive la ministra Giannini - essa è da sempre principale strumento di crescita e progresso della società. Non c'è società senza scienza, e ormai non c'è scienza senza società". Se questo è dunque il punto di vista "filosofico" della ministra Giannini, la contraddizione con le scelte del suo dicastero e del governo di cui ella è parte importante, è ancora più eclatante ed evidente. In quali occasioni, ci chiediamo e chiediamo alla ministra, il governo ha pronunciato esplicitamente interventi basati sulla centralità della ricerca, unica ed organica? La ministra evita accuratamente di citarli nell'articolo pubblicato dal quotidiano di Confindustria, ma noi ricordiamo solo interventi spot e di mera propaganda, l'ultimo dei quali proprio del presidente Renzi in occasione della presentazione dello Human Technopole di Rho. La ministra finge di non sapere o di non ricordare che la comunità scientifica, quasi nella sua interezza, ha elaborato e diffuso un appello per "salvare la ricerca italiana".

Così come finge di non sapere o di non ricordare lo stato in cui versano decine e decine di ricercatori dell'Istituto nazionale di Fisica nucleare o del Cnr, i più grandi enti pubblici di ricerca. E finge di non aver letto su un altro quotidiano, Repubblica, l'autorevole e forte intervento della senatrice Elena Cattaneo, scienziata e docente presso l'Università di Milano, che accusa Renzi di atteggiamento schizofrenico verso la ricerca e di uso strumentale, da "pifferaio di Hamelin", del Tecnopolo di Milano. Potremmo continuare all'infinito, citando casi che testimoniano del terribile abbandono in cui si è deciso di portare la nostra ricerca, proprio da questo governo, che solo la denuncia pubblica di tanti ricercatori e tante ricercatrici ha rivelato al Paese.

La scienza e la ricerca scientifica hanno una centralità per il nostro Paese? Allora, si apra un grande dibattito pubblico su come far convergere su di esse le giuste risorse, su come assicurare ai tanti ricercatori un futuro nella ricerca, su come allevare i nostri giovani talenti, a partire dalla ricostruzione delle facoltà universitarie, e su come evitare gerarchie tra saperi.

La ministra Giannini scrive di voler evitare uno schema burocratico nella ridefinizione dei paradigmi strutturali della ricerca scientifica. Eppure, nel suo articolo esprime quasi esclusivamente soluzioni burocratiche, sulle risorse, sul tema del reclutamento, sulle regole. Ella dice di voler approfittare delle deleghe fornite dalla riforma Madia sulla Pubblica amministrazione, e che queste metteranno "ogni ricercatore nella condizione di fare il proprio lavoro con autonomia e responsabilità".

Da tempo sosteniamo la necessità di rendere meno burocratico e più semplice il lavoro nelle università e negli enti di ricerca. Siamo perciò tra i primi ad aver accolto positivamente le opportunità della delega. Tuttavia, ciò che oggi davvero manca sono risorse, un progetto strategico e un piano pluriennale di reclutamento. Tutte cose che non sono gratis. Diversamente dalle deleghe che la ministra cita. Ci perdoni, infine, la ministra, ma vorremmo capire: quali sono le condizioni che impediscono oggi ai ricercatori di non essere autonomi né responsabili? Ed è davvero così? Non le sembra, ministra, che sia giunto il momento di dare davvero ascolto ai ricercatori e alla comunità scientifica italiana?