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C'è giustizia Ue per i precari

Nei prossimi giorni la sentenza della Corte. Il governo mette le mani avanti con la Stabilità

18/11/2014
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ItaliaOggi

CArlo Forte

Conto alla rovescia in vista della sentenza della Corte di giustizia europea sulla questione della reiterazione dei contratti di supplenza oltre i 3 anni. La pronuncia è prevista per il 26 novembre prossimo. E tutti si aspettano la condanna dell'Italia, il cui ordinamento interno consente di reiterare i contratti di supplenza senza limiti, contro i 36 mesi tassativamente previsti dalla normativa europea.

Il governo si sta preparando da tempo a parare il colpo. Ma la soluzione trovata dall'esecutivo rischia di scontentare tutti: sia i precari che i docenti di ruolo.

Il piano di assunzioni anticipato nel rapporto Renzi su la Buona Scuola, e poi recepito nella legge di Stabilità, parla di 150mila immissioni in ruolo dal 1° settembre 2015. Ma non dice che le 150mila assunzioni saranno spalmate su più anni, a copertura del turn over e, comunque, dei soli pasti vacanti e disponibili. E non dice nemmeno che per trovare i soldi per le assunzioni saranno tagliati gli esoneri dei collaboratori dei dirigenti, i comandi presso altre amministrazioni e gli esoneri presso le associazioni che si occupano della cura dei tossicodipendenti. Queste previsioni, infatti, sono contenute nel disegno di legge di stabilità, all'esame della camera dei deputati, e nelle schede illustrative predisposte ad uso dei deputati dal centri studi di Montecitorio. A ciò va aggiunto il blocco della contrattazione collettiva fino al 2018 e la cancellazione degli scatti di anzianità (i cosiddetti gradoni).

E il divieto di disporre le supplenze brevi dal primo giorno di assenza. Tutto nero su bianco del disegno di legge di stabilità (AC 2670 bis) che giovedì scorso ha superato indenne il vaglio della commissione istruzione della camera. Senza il benché minimo tentativo di presentare emendamenti per proporre modifiche. Quanto agli effetti delle nuove disposizioni, essi vanno esaminati sotto vari profili. Prima di tutto quello dei precari, ai quali sembrerebbe rivolgersi la maggiore attenzione del legislatore. Attenzione inevitabile. Perché se la Corte di giustizia dà torto all'Italia sulla faccenda della reiterazione dei contratti, l'effetto non potrà che essere quello della rivisitazione dell'intero istituto del reclutamento dei supplenti nel senso indicato dalla Corte. Tanto più che una censura da parte dei giudici di Bruxelles avrebbe come effetto una ulteriore sentenza della Corte costituzionale italiana, nel senso della illegittimità costituzionale dell'intero impianto.

Il giudizio in corso davanti alla Cge, infatti, è stato promosso dalla Corte costituzionale, a sua volta richiesta del suo parere da un giudice di merito. Di qui l'effetto domino di una eventuale sentenza sfavorevole all'Italia. Perché se la disciplina del reclutamento dei supplenti fosse dichiarata incompatibile con l'ordinamento comunitario, ciò comporterebbe l'incostituzionalità delle disposizioni interne che regolano tale istituto. L'incostituzionalità discenderebbe per contrasto con l'articolo 117 della Costituzione, che dispone una sorta di inserimento a pettine delle norme dei trattati stipulati in sede di Unione europea. I giuristi chiamano le clausole di questi accordi norme interposte. Proprio perché si inseriscono automaticamente nell'ordinamento interno dei paesi che abbiano sottoscritto tali trattati. Nel caso dell'Italia, direttamente in Costituzione: «La potestà legislativa», recita il primo comma dell'articolo 117, «è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali».

Quanto agli effetti nei confronti dei docenti di ruolo, oltre al blocco degli importi delle retribuzioni, che ormai hanno perso il circa il 10% del potere di acquisito, va aggiunto anche l'effetto sulla mobilità. La cancellazione degli esoneri e dei comandi, infatti, farà diminuire di molto gli spazi per le utilizzazioni, le assegnazioni provvisorie provinciali e interprovinciali. Che vengono disposte in organico di fatto, anche e soprattutto sui posti che si rendono disponibili per gli esoneri


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