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Buona scuola, sfida sulle deleghe

Decisive per segnare la discontinuità rispetto alla Giannini

03/01/2017
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ItaliaOggi

Alessandra Ricciardi

In un periodo tradizionalmente morto per le attività di governo, quello a cavallo di Natale e Capodanno, la Fedeli è riuscita a portare a casa l'intesa con i sindacati sulla mobilità e la chiamata diretta dei docenti che di fatto apre un varco nella riforma della scuola. «Solo correttivi, nessuna retromarcia», è il leitmotiv del ministro Valeria Fedeli.

Quanto questi correttivi saranno capaci di attuare o stravolgere la Buona scuola lo si vedrà all'atto pratico dei rispettivi contratti su mobilità e chiamata diretta.

L'altro punto di volta che deciderà del destino della riforma del governo Renzi è rappresentato dai nove decreti attuativi, la cui delega scade a metà gennaio e che con emendamento parlamentare di maggioranza dovrebbe essere prorogata di altri due mesi.

Sono i decreti che dal reclutamento dei docenti alla valutazione, dalla formazione iniziale dall'istruzione e formazione professionale devono dare gambe alla riforma. Un pacchetto su cui deciderà direttamente la Fedeli oppure sarà delegato un sottosegretario? Si tratta di materie su cui a viale Trastevere il punto di riferimento per il precedente governo è stato Davide Faraone, il renzissimo sottosegretario ora passato al ministero della salute, considerato il vero deus ex machina della riforma. Al suo posto è arrivato, proprio dalla Salute, Vito De Filippo. Lo scambio, insieme alla sostituzione del ministro dell'istruzione Stefania Giannini, sono le uniche novità di un governo considerato fotocopia del precedente.

Ex presidente della regione Basilicata, cattolico, considerato vicino al vicesegretario del Pd, Lorenzo Guerini, e a Beppe Fioroni, ex ministro dell'istruzione del governo Prodi, De Filippo dovrebbe in via naturale ereditare le deleghe che furono di Faraone. Il quale in verità di deleghe scritte non ne ebbe mai dalla Giannini, che le aveva assegnate al suo predecessore, Roberto Reggi, poi passato alla guida dell'Agenzia del demanio. Per continuità si ritenne che a Faraone facessero capo materie come l'edilizia scolastica, la valorizzazione dell'autonomia scolastica, l'orientamento e la promozione del successo formativo, il reclutamento dei dirigenti e del personale scolastico, la valutazione del sistema di istruzione. Insomma, i pezzi da novanta del sistema scuola.

Fermo restando che ogni sottosegretario non ha potere di firma, e che la decisione finale su dossier e decreti spetta sempre al ministro, questa volta la scelta della Fedeli in merito alle deleghe avrà inevitabilmente un peso politico. Un segnale in termini di continuità o discontinuità, dicono da ambienti del Pd, verrebbe anche dalla conferma ai piani alti del ministero degli uomini chiave dell'entourage di Faraone.

Più pacifiche le deleghe degli altri due sottosegretari, i confermati Angela D'Onghia e Gabriele Toccafondi. Per la D'Onghia (ex Scelta civica, poi passata nel Misto di Gal) si parla di deleghe sulla dispersione scolastica, la promozione della cultura scientifica, lo sviluppo dell'offerta formativa dell'Alta formazione artistica, musicale e coreutica e della produzione artistica.

Dovrebbe perdere invece l'alternanza scuola-lavoro che andrebbe a Toccafondi (Ncd) che finora si è occupato di istruzione tecnica e professionale e dei rapporti con i sistemi formativi delle regioni, del monitoraggio e l'implementazione dell'anagrafe degli studenti, di educazione alla sicurezza stradale, della Garanzia Giovani, del sistema delle scuole paritarie.

Qualcosa in più potrebbe arrivargli anche dal fronte università e ricerca, che prima facevano capo direttamente alla Giannini.


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