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Buona scuola, salta l'accordo su chiamata docenti per competenze da parte dei presidi

Rottura del dialogo tra governo e sindacati dopo 13 ore di trattative: tavolo politico si è arenato sulla lista dei requisiti che i prof dovrebbero possedere per insegnare una determinata materia

16/07/2016
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la Repubblica

Salvo Intravaia

SALTA l'accordo sulla "chiamata dagli ambiti" da parte dei presidi. E il reclutamento dei docenti in base alle competenze si complica. La rottura del dialogo tra governo e sindacati era nell'aria. E, dopo 13 ore di discussioni, proposte e batti e ribatti, ieri notte si è concretizzata. Sulla chiamata dagli ambiti territoriali da parte dei dirigenti scolastici, novità introdotta dalla Buona scuola che partirà il prossimo mese di settembre, il tavolo politico è saltato sulla lista dei requisiti che dovrebbero possedere i docenti per insegnare in una determinata scuola.

E, a questo punto, sarà il ministero a stabilire le regole. Lo scorso 6 luglio sembrava tutto definito: chiamata da parte dei capi d'istituto sulla base di quattro requisiti, di cui i docenti dovrebbero essere in possesso, su una base di 10/20 titoli. E a parità di requisiti tra più docenti sarebbe prevalsa l'anzianità di servizio.

Ma la notizia dell'accordo ormai prossimo fa storcere il naso ai dirigenti scolastici che pregustavano la libertà di individuare dagli ambiti territoriali i docenti senza troppi lacci e lacciuoli. L'Anp - l'Associazione nazionale presidi - scende in campo con parole nette. "Tutto questo, se confermato, comporterebbe un surplus di lavoro per dirigenti e segreterie, con buona pace del principio - anch'esso affermato dalla legge di riforma - della semplificazione amministrativa".

Seguono una serie di domande, alcune retoriche: "È così che l'amministrazione intende dare "piena attuazione all'autonomia delle istituzioni scolastiche?". "Con un nuovo provvedimento centralistico - concordato con le organizzazioni sindacali - dal carattere contorto e basato, ancora una volta, su graduatorie costruite su titoli e anzianità che non sono garanzia di competenza?".

L'associazione "non accettando questa logica, invita l'amministrazione a non deludere le aspettative di una scuola diversa, suscitate con la promulgazione della legge 107/2015, e a non ledere le prerogative professionali dei dirigenti scolastici, tutelate dai principi fondamentali dell'ordinamento". Così, chiarito che i presidi avrebbero chiamato soltanto i docenti che avrebbero prodotto domanda per quella determinata scuola e che, per tutti glia altri sarebbe stato l'Ufficio scolastico regionale ad assegnare la sede, ma in base ad un criterio da fissare preventivamente, sull'elenco dei requisiti si inceppa tutto. "Impossibile accettare che la scuola diventi un mercato dei titoli", spiegano Flc Cgil, Cisl scuola, Uil scuola e Snals Confsal nel comunicato diramato nella tarda serata di ieri.

"Il negoziato è saltato a causa dell'inflazione di requisiti che il Miur avrebbe preteso di inserire nell'accordo. Un atteggiamento arrogante - continuano i sindacati - che contraddice l'intesa politica raggiunta nei giorni scorsi e le premesse su cui è stata costruita facendo venir meno le garanzie di imparzialità delle procedure concordate". Sul tavolo, presieduto in mattinata dal sottosegretario Davide Faraone, i tecnici del ministero hanno messo una lunghissima lista di requisiti - oltre 40 e non tutti facilmente certificabili - che avrebbero consentito ai capi d'istituto di reclutare senza troppi vincoli. I sindacati ne proponevano 10/12 tutti certificabili. "Si vuole trasformare la scuola in una sorta di mercato delle competenze più disparate", accusano i rappresentanti dei lavoratori.

Che concludono: "Quello a cui noi miriamo è un sistema efficace, capace di far incontrare i bisogni delle scuole, definiti collegialmente, con la professionalità dei docenti, evitando eccessi di concorrenza inutile e dannosa tra le scuole e tra gli insegnanti". A questo punto, senza intesa, viale Trastevere andrà per la propria strada, anche perché il tempo stringe e settembre non è lontanissimo. 

E la risposta del Miur non si fa attendere. "Saranno diffuse all'inizio della prossima settimana le Linee guida per i dirigenti scolastici con le modalità operative per poter individuare gli insegnanti che dovranno coprire i posti vacanti, secondo le novità previste dalla Buona Scuola. Da quest'anno, infatti, si cambia: i docenti di ruolo - proseguono da viale Trastevere - non insegneranno più in una scuola sulla base di anzianità e punteggi, ma per le loro competenze ed esperienze". Ecco come. "Saranno le singole scuole, tenendo conto di criteri improntati alla massima trasparenza, ad individuare, fra i docenti presenti nel proprio ambito territoriale, quelli più adatti, per profilo professionale, al proprio progetto formativo", spiegano dal ministero.  
 
"Una innovazione profonda in cui crediamo molto", sottolineano il ministro dell'Istruzione, Stefania Giannini, e il sottosegretario Davide Faraone. I dirigenti scolastici emaneranno specifici avvisi per i posti che risultano vacanti. Negli avvisi che verranno pubblicati sul sito della scuola, i dirigenti elencheranno i requisiti - esperienze (dall'insegnamento in scuole di aree a rischio, alla didattica innovativa, passando per i progetti contro dispersione, bullismo o per l'orientamento, per fare alcuni esempi), titoli di studio e certificazioni (ad esempio lingue, certificazioni informatiche, dottorati attinenti), attività formative presso università o enti accreditati - che dovranno avere i docenti che servono per coprire i posti disponibili. I requisiti potranno

essere presi in considerazione dalle scuole per scegliere gli insegnanti ritenuti più idonei e dovranno essere coerenti con il Piano triennale dell'offerta formativa predisposto da ciascun istituto e gli avvisi indicheranno un numero ristretto di requisiti per ciascun posto.