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Braccio di ferro sui nuovi tagli alla scuola

Il Tesoro: insufficienti quelli offerti da Profumo Allo studio detrazioni per le famiglie da 120-170 euro

10/11/2012
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La Stampa

RAFFAELLO MASCI ROMA

La scuola è al centro del dibattito sulla legge di stabilità

Le famiglie a basso reddito potrebbero avere una detrazione fiscale che restituirebbe loro circa 150 euro l’anno (qualcuno ha calcolato 130, altri 170): non una svolta, ma comunque un segnale. La misura godrebbe della copertura di un miliardo l’anno per tre anni. Ieri mattina, in vista di una accelerazione dell’iter della legge di stabilità, questo hanno deciso i tre relatori di maggioranza (Renato Brunetta per il Pdl, Pier Paolo Baretta per il Pd e Luca Galletti per l’Udc) dopo una riunione definita «collaborativa» con il ministro dell’Economia Vittorio Grilli.

La misura, tuttavia, non è stata ancora definita nei dettagli perché di quel miliardo l’anno sarebbero stati trovati solo 800 milioni e, peraltro, il Pdl insiste anche perché oltre alle famiglie, quelle risorse possano essere impiegate anche per favorire la produttività. Insomma non solo soldi per dare fiato alla domanda interna ma anche per stimolare la crescita.

La commissione Bilancio, che sta esaminando la legge, si appresta ad affrontare anche sedute notturne, perché i tempi stringono. Il presidente, Giancarlo Giorgetti, ha chiesto di accelerare i lavori: emendamenti entro stamattina, subemendamenti entro la mattina di domani (domenica) e discussione a iniziare dalla serata stessa di domenica. Il testo dovrebbe approdare in aula, infatti, mercoledì prossimo. La tabella di marcia segnata dal presidente, tuttavia, rischia di subire slittamenti, perché ancora ieri a tarda sera, molti capitoli restavano aperti.

Uno, delicatissimo, è quello sugli esodati a cui è stata dedicata una riunione tra i relatori e la ministra del Lavoro Elsa Fornero, proprio ieri pomeriggio, sospendendo per un attimo l’assise della Commissione. Gli emendamenti relativi a questa materia saranno pronti tra oggi e domattina, ha detto Renato Brunetta, al termine dell’incontro con la ministra: «Stiamo lavorando bene e seriamente», ha aggiunto rivolgendosi ai cronisti che lo interpellavano nei corridoi di Montecitorio, «stiamo preparando cose belle, soprattutto per la scuola».

L’altra questione, infatti, è proprio quella della scuola. La materia è molto delicata perché si tratta di trovare un accordo su delle economie che investono un triennio: 157 milioni per il 2013, 172 per l’anno successivo e 236 per il 2015. Il taglio non è né semplice né indolore, specie dopo che è stata ritirata la proposta di innalzare il monte ore lavorate da parte degli insegnanti che, da sola, avrebbe prodotto un’economia di quasi un miliardo nel triennio. Peraltro, le ultime proposte fatte dal ministero di viale Trastevere, proporrebbero tagli ben al di sotto delle cifre attese. Rispetto alle somme citate, per il 2013 mancherebbero all’appello 80 milioni, 120 per il 2014 e ben 180 per il 2015. Non è escluso, in questa situazione, che si debba ricorrere ai tagli lineari oppure all’aumento (pur limitato) dell’orario di lavoro degli insegnanti. Anche se in serata il ministero di viale Trastevere ha fatto sapere che l’ipotesi di un ritorno dell’aumento dell’orario degli insegnanti è «priva di fondamento». La situazione resta comunque molto critica, anche politicamente, perché già oggi studenti e docenti torneranno a manifestare, come hanno fatto nei giorni scorsi.

Salta, invece, l’operazione «cieli bui» che prevedeva una riduzione dell’illuminazione notturna nelle strade, con relativo costante risparmio a regime. Il governo ha opposto una blanda opposizione al taglio di questa misura, ma poi si è attenuto alla volontà della Commissione. Non così i verdi che - inascoltati - hanno ricordato come questo intervento sarebbe andato a vantaggio dell’ambiente. Ma tant’è.

È a rischio chiusura - perché non rifinanziata - anche l’Autorità di garanzia sugli scioperi nei servizi pubblici essenziali. Tanto che il presidente Roberto Alesse ha scritto una lettera ai vertici dei due rami del Parlamento, Schifani e Fini, per lamentare la scelta drastica e segnalare il caos a cui la mancanza di un garante degli scioperi esporrebbe il paese. Una tassa di 500 euro l’anno, è stata poi introdotta, sulle macchinette «acchiappa peluche» in uso in molti Autogrill e luna park.

 


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