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Borse di studio, migliaia di studenti esclusi per il nuovo calcolo dell'Isee

Le organizzazioni universitarie: con questi criteri, molti aventi diritto in meno. Le storie dei ragazzi costretti a fare i conti con meno fondi, pur senza guadagnare in più

12/09/2015
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la Repubblica

ROMA - Quasi ovunque in Italia stanno scadendo i bandi per l'ottenimento delle borse di studio, e in qualche caso si è tutto già concluso ad agosto. E' tempo di bilanci, e secondo le organizzazioni universitarie ci troviamo di fronte a un cambiamento storico: i nuovi criteri di calcolo dell'Isee avrebbero escluso migliaia di studenti che da un anno all'altro si sono ritrovati ad essere più ricchi pur senza aver guadagnato un centesimo di più.

Sotto accusa è l'Ispe, cioè l'indicatore della situazione patrimoniale. Le case di proprietà infatti vengono ormai calcolate non più a fini Ici, ma a fini Imu e la rivalutazione è stata orizzontale. Risultato: chi fino a ieri era molto al di sotto della soglia di 33mila euro, limite massimo per poter concorrere all'ottenimento di una borsa di studio, adesso la supera ampiamente. A marzo il ministero dell'Economia aveva ipotizzato che la nuova metodologia di calcolo dell'Isee avrebbe portato a un aumento del 10%. Di conseguenza, diverse Università per venire incontro agli studenti hanno innalzato le soglie dei criteri di accesso basandosi su questa valutazione.

Peccato che la "fregatura" sia arrivata dalla casa: tanto le prime abitazioni che  -  ancor peggio  -  eventuali seconde case (magari avute in eredità e non sfruttate) hanno fatto lievitare la condizione economica di studenti che finora erano sempre risultati "idonei".

Domande in calo in tutta Italia. La Rete della Conoscenza ha diffuso alcuni dati provenienti dalle Aziende per il Diritto allo Studio che hanno cominciato a fare i conti: "Il problema è gravissimo, e ci stiamo accorgendo, come d'altronde avevamo ampiamente previsto, che molti studenti non hanno neanche potuto presentarla la domanda perché i 'nuovì redditi li escludono a prescindere", denuncia il coordinatore nazionale Alberto Campailla. La Toscana ha visto un calo di richieste del 25%, la Puglia addirittura del 30% e l'Emilia Romagna del 18%.

Per questo è partita la campagna #iononrinuncio. Lorenzo, ingegnere escluso dopo 4 anni. Lorenzo ha 24 anni, studia a Pisa ma la sua famiglia vive a Piombino. Sta per iniziare l'ultimo anno della Laurea magistrale in ingegneria edile. Ha sempre usufruito di una borsa di studio: "Non tanti soldi  -  racconta  -  al massimo sono arrivato a percepire 1.200 euro, che ti consentono di acquistare i libri e qualche piccolo vizio. In compenso, però, ho sempre usufruito della stanza e della mensa gratis a pranzo e a cena". Quest'anno, lo schiaffo: "Io la domanda l'ho presentata comunque, perché il mio Isee non è aumentato di molto con i nuovi criteri. Ma poi sono andato a chiedere un'informazione allo Sportello dello Studente e mi hanno fatto notare che il mio Ispe supera la soglia massima di 33 mila euro. Sono rimasto malissimo: è sempre stato sotto i 30mila e adesso è di 37.500!". Cambiato casa? "Ma neanche per idea, a Piombino risiedo con mia madre in un appartamento di 80 metri quadri. Non ho altre proprietà. Il Comune di Piombino, però, ha applicato l'aliquota più alta in termini di Imu. Quindi: non solo paghiamo più tasse ma risultiamo anche più ricchi!".

Lorenzo ricorda che quest'anno, per "battezzare" il nuovo Isee, il governo ha dato disposizione di utilizzare i dati della Dichiarazione sostitutiva unica del 2013: "Per me una vera beffa  -  dice  -  visto che mio padre, che lavora alle Acciaierie di Piombino, nel 2014 è stato posto in cassa integrazione". Per Lorenzo si apre un anno accademico tosto: "Dovrò traslocare, pagare un affitto, i pasti senza alcun sostegno economico. Sinceramente non so come farò: spero che qualcuno intervenga". Al governo chiede "almeno di escludere dalla valutazione del reddito il patrimonio: capisco che indichi la situazione economica di una famiglia, ma non è un reddito".

Vanessa, tre sorelle monoreddito. Vanessa ha 19 anni, quest'anno frequenterà il secondo anno di Medicina dell'Università di Bari. La sua famiglia vive in una città della provincia di Lecce, ha altre due sorelle che frequentano l'Università e nella sua famiglia lavora solo il padre. "L'anno scorso sono risultata idonea, perché siamo una famiglia numerosa e di conseguenza abbiamo un Isee abbastanza basso. Così ho ottenuto l'esonero dal pagamento delle tasse  -  racconta  -  quest' anno mi sono impegnata tantissimo per ottenere i crediti necessari ad ottenere la borsa di studio: avrei potuto avere cinquemila euro. Fondamentali per pagare l'affitto, i libri e sostenermi qui a Bari. Ma il calcolo dei miei indicatori economici è stato una doccia fredda, mi sono accorta che all'improvviso ero troppo ricca per partecipare al bando. E questo solo perché abbiamo due appartamenti, che ci sono sempre stati. Non sono ville e non ho auto di lusso. Siamo una famiglia normale, e mi sembra sbagliato che uno studente meritevole non abbia nessun tipo di aiuto, oltretutto perché qualcuno ad un certo punto decide di cambiare il metodo di calcolo dei redditi.".

Marco, università privata e 18mila euro da pagare. Ci sono ragazzi per cui l'improvvisa impennata del valore della casa e l'esclusione dalla borsa di studio significa dover rimettere tutto in discussione. Marco ha 23 anni e dovrebbe iniziare il suo V anno alla facoltà di Medicina in inglese dell'università privata San Raffaele. E' sempre stato perfettamente in regola con gli esami ed ha saputo mantenere per tutti e quattro gli anni la media di 29,28, necessaria a ottenere la borsa di studio che gli permette di non pagare le tasse del suo corso: ben 18mila euro all'anno.

"La mia esperienza di studio al San Raffaele è stata bellissima, era quello che cercavo quando ho deciso di iscrivermi all'università  -  dice Marco -  il mio pallino è la ricerca scientifica, credo nella cura e nella medicina. Ho trovato un ambiente accogliente e stimolante, ho già la mia tesi di laurea avviata sulla ricerca per sconfiggere la leucemia". Ma a tutto questo Marco dovrà rinunciare: "Non rientro nei criteri del bando per il prossimo anno accademico: l'unica casa di proprietà della mia famiglia, ovvero la nostra prima abitazione, all'improvviso vale il 152% in più dell'anno scorso. E' una casa di campagna, colonica, con del terreno. Abitiamo lì da sempre, il mutuo è stato estinto anni fa, quindi non possiamo detrarre niente".

Quando Marco decise di iscriversi al San Raffaele la sua famiglia fu chiara: "I soldi per pagare quella retta non li abbiamo, questo l'ho sempre saputo e il patto con i miei genitori era che mi sarei sempre guadagnato la borsa di studio". Certo, nessuno immaginava che sarebbe cambiata la legge. Per Marco ora si apre la strada della Statale o dell'indebitamento: "Ho fatto già domanda di trasferimento all'Università pubblica, vedremo cosa mi diranno e anche quali saranno le condizioni. Certo, fa male lasciare i colleghi, i professori, tutto il lavoro avviato. Altrimenti posso chiedere un finanziamento a una banca e fare un grosso debito, ma francamente mi sembra assurdo, non so se me la sento".

Riccardo, studente di giurisprudenza senza borsa. Riccardo ha 22 anni è al terzo anno della facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Torino. La sua storia di "beneficiario" di borsa di studio è sempre stata accidentata: "Ho iniziato la mia carriera universitaria iscrivendomi alla facoltà di Ingegneria al Politecnico  -  spiega  -  presentai domanda per la borsa di studio, risultai idoneo, ma non c'erano abbastanza soldi per tutti e non ottenni nulla. Al secondo anno decisi di cambiare facoltà: quindi niente borsa di studio perché avevo cambiato corso. L'anno successivo sono riuscito a rientrare tra i beneficiari, e ho ottenuto l'esonero dalle tasse e una borsa di studio di circa 2 mila euro. Speravo che sarebbe stato così anche per quest'anno, e mi sono impegnato a mantenere una media alta. Poi la doccia fredda: per ragioni che sinceramente non sono ancora riuscito a capire il mio Isee è passato da 17.500 a 23.500. Eppure nulla è cambiato nella mia famiglia in questi due anni. Per questo ho deciso comunque di presentare la domanda, perché
mi sembra assurdo che le cose cambino senza una ragione e perché sia evidente la quantità delle persone che non avranno accesso. Visti da qui, gli annunci sui tagli alle tasse sembrano una presa in giro: è molto facile tagliare le tasse se viene tagliato il welfare".