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Bonus docenti, si cambia: a decidere non sarà più il dirigente scolastico

Dopo aver modificato la platea dei beneficiari, la manovra di Bilancio interviene anche sulle modalità di assegnazione: non sarà più il preside a stabilire chi ha portato un valore aggiunto alla scuola, ma sarà tutto stabilito attraverso i sindacati

17/12/2019
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Corriere della sera

Valentina Santarpia

Un altro pezzo della Buona scuola, la riforma di Renzi confluita nella legge 107, è stato smantellato. Sparisce il «bonus merito» per i docenti e i fondi, 200 milioni l’anno lo stanziamento, saranno «utilizzati dalla contrattazione integrativa in favore del personale scolastico, senza ulteriore vincolo di destinazione». Lo prevede un emendamento M5S a firma Moronese, riformulato e approvato dalla commissione Bilancio del Senato nei giorni scorsi. La norma è una di quelle rimaste nel «maxiemendamento» sul quale il governo porrà in Aula la fiducia. «Mi sono battuta personalmente per questa misura e da insegnante prima ancora che da senatrice sono soddisfatta del risultato raggiunto», sottolinea la capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Istruzione al Senato Bianca Laura Granato.

Cosa cambia

Che cosa cambia, in pratica? Il bonus veniva distribuito prima ai docenti sulla base dei loro meriti: maggiori progetti e coinvolgimento nell’attività scolastica equivalevano ad altrettanti punteggi merito che fruttavano alla fine dell’anno cifre tra i 200 e i 500 euro, sulla base delle indicazioni del preside. Ma proprio l’influenza del dirigente nella distribuzione del bonus era stata criticata, al punto che adesso la decisione su come distribuire quei fondi torna ai sindacati, che nell’ambito della contrattazione potranno stabilire i criteri con cui attribuire le risorse aggiuntive. Già nei giorni scorsi il bonus era stato ritoccato, per quanto riguarda la platea dei beneficiari: il bonus merito, infatti, viene esteso anche ai supplenti (non a quelli brevi), ossia a coloro che hanno sottoscritto con la scuola un contratto a tempo determinato fino al termine delle attività didattiche (30 giugno) o fino al termine dell’anno scolastico (31 agosto). Il dirigente Scolastico non avrà più alcun potere decisionale, con il bonus che verrà assegnato tramite la contrattazione d’istituto sulla base, come spiegato dalla Granato, di «criteri trasparenti, rendicontati e condivisi».

L’agitazione di mercoledì

Ma ai sindacati - che il 18 dicembre saranno in piazza per un flash mob di protesta- non basta. Secondo le 5 sigle del comparto Istruzione e ricerca, l’aumento delle risorse per il rinnovo contrattuale consente un incremento delle retribuzioni di poco superiore all’inflazione: meno di 80 euro medi mensili, ben lontano dall’aumento a tre cifre promesso a più riprese e ben lontano dagli aumenti degli altri impiegati della Pubblica amministrazione, contestano.


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