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Bocciati? Come non perdere le ore delle materie in cui si è bravi

L’idea di introdurre un modello flessibile - come per esempio in Finlandia -per cui si ripete l’anno solo nelle materie in cui non si è preparati. Si potrebbe sperimentare con le ore di scuola-lavoro

06/06/2019
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Corriere della sera

Maurizio Tuci

Fine della scuola, tempo di bilanci: promozione, debiti, bocciatura. In realtà le bocciature non sono moltissime. I dati, riferiti all’anno scolastico 2017-2018, danno un tasso di studenti bocciati, alle scuole superiori, del 7,1%, in contrazione rispetto al passato. Ma, pochi o tanti che siano, l’esperienza di perdere un anno e ripetere, pari pari, un percorso già fatto non è cosa piacevole. Certo, per essere bocciati a giugno le «lacune formative», come le chiamano in gergo, sono normalmente tante e gravi, ma ci si chiede comunque se abbia senso la ripetizione tout court dell’anno scolastico, comprese le ore di alternanza scuola lavoro. Possibile che non ci sia una materia in cui lo studente ha raggiunto risultati sufficienti se non addirittura eccellenti? Su questo aspetto c’è un dibattito aperto con i sostenitori del cosiddetto «modello scolastico finlandese» basato su corsi disciplinari anziché sulla successione delle classi. Un po’ come accade all’università e, in parte, anche nei college americani. In questo modo si può bocciare solo nelle materie insufficienti e ripetere soltanto quelle.

Il modello finlandese

Per interessante che sia, l’introduzione di un simile modello comporterebbe una rivoluzione completa dell’impostazione scolastica di non facile attuazione, anche considerando lo stato generale delle scuola italiana. È però legittimo chiedersi se, con molto minore sforzo, non si riesca almeno ad evitare che lo studente che perde l’anno scolastico debba perdere anche le ore di alternanza scuola lavoro svolte in quell’anno. Nel bene o nel male, piaccia o non piaccia, ridotta e bistrattata che sia, l’alternanza scuola lavoro dovrebbe essere un percorso esperienziale che lo studente segue per avere un contatto diretto, e possibilmente operativo, con il mondo del lavoro. Percorso che, al di là di una sommaria scheda valutativa fatta dal «tutor», non è soggetto a valutazione da parte della scuola. Non ci sono verifiche, interrogazioni e quant’altro che attestino quanto sia stato proficuo, né tantomeno si può certificare un debito in alternanza.

Le ore già fatte

È un’esperienza fatta, punto. Ciò posto: che senso ha cancellare le ore di alternanza a seguito di un’eventuale bocciatura? Una sorta di «sacra rota» scolastica che annulla – come se non fosse mai avvenuto – qualcosa di già fatto e che non si potrà ripetere, perché l’anno successivo lo studente ripetente farà un percorso comunque differente di alternanza scuola lavoro. Ripetere, in caso di bocciatura, anche quelle materie dove si aveva un risultato positivo è – finché non avranno la meglio i sostenitori del sistema finlandese – inevitabilmente imposto dal modo in cui è strutturato il percorso scolastico, ma annullare le ore di alternanza scuola lavoro appare solo un provvedimento punitivo.

Il caso dello scuola-lavoro

Naturalmente anche la gran parte di insegnanti e i dirigenti trovano quantomeno originale questa regola e le interrogazioni a riguardo al MIUR non sono mancate. La risposta? «Con riferimento alla normativa vigente (O.M. n. 90 del 21/05/2001 e d.P.R. n.122/2009 e successive modifiche e integrazioni), uno studente che ripete l’anno è tenuto a svolgere di nuovo l’intero percorso di alternanza scuola lavoro poiché, come previsto dalla legge 107/2015, si tratta di attività ordinamentale che coinvolge l’intero curricolo e, quindi, segue la programmazione annuale delle attività stabilite dal Consiglio di classe». (Fanno eccezione i casi in cui uno studente abbia conseguito una certificazione con validità permanente o valida per più anni). Certo, la legge parla chiaro. E pensare che una legge che contiene un punto che non convince nessuno possa essere modificata? Forse faranno prima gli amici del sistema finlandese a vincere la loro battaglia culturale.


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