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“Basta studi taroccati” ricercatori in rivolta contro la falsa scienza

Inchieste da Milano a Perugia sui dati contraffatti E l’Italia prepara norme per punire chi li altera

30/03/2015
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la Repubblica

Carlo Picozza Corrado Zunino

L’ultimo falso italiano l’ha individuato un giovane ricercatore romano dell’Idi, l’Istituto dermopatico dell’Immacolata. Il capo laboratorio di Patologia vascolare gli aveva chiesto di rivedere quel lavoro ambizioso a firma di un medico donna dell’Est europeo. Parlava di cellule staminali circolanti nel flusso sanguigno. La nuova parola “alert” della scienza mondiale: “staminali”, significa finanziamenti rapidi e ingenti. Il giovane biologo — in biologia i dati sono le immagini — ha allargato al computer la ricerca medica e si è accorto che i diagrammi non stavano in piedi. Le parti grafiche erano state copiate, incollate e attraverso Photoshop separate, quindi riassemblate in maniera originale. Un patchwork artefatto per sostenere tesi suggestive. Il giovane ricercatore, che ha scoperto l’inganno unendo i punti come fosse sulla Settimana enigmistica, ha illustrato i dubbi e la ricerca sulle staminali circolanti è stata cassata con sdegno.

Pubblica o muori non è solo uno slogan, è proprio un programma informatico — “Public or perish” — che aiuta a costruire un falso scientifico nel mondo. Il resto del mondo occidentale, però, ha linee guida per proteggersi dai falsari, da noi — per ora — ci pensa solo la magistratura. La procura di Milano ha un’inchiesta aperta sul professor Alfredo Fusco, ordinario di Patologia generale all’Università Federico II, ricercatore del Cnr. Tra il 2001 e il 2012 con il suo gruppo di lavoro ha prodotto otto pubblicazioni usando immagini di proteine e di geni prese in altri test e poi ribaltate per legittimare i risultati. La procura ipotizza che, falsificando i dati, si sia appropriato di fondi dell’Associazione italiana per la ricerca sul cancro, di cui Fusco è stato membro. Il prof scarica sui ricercatori, ma una mail di una collaboratrice illustra: «Alfredo mi ha chiesto di modificare la figura, ho bisogno che mi invii le foto originali in un formato compatibile con Photoshop ». Scrivono i pm: si è creato un mercato per studi di computer grafica specializzati nel taroccare test «su richiesta di dipartimenti scientifici e laboratori di ricerca».
Stefano Fiorucci, associato di Gastroenterologia all’Università di Perugia, è finito sotto processo per frode scientifica, truffa e peculato: aveva realizzato prototipi di farmaci inventati e, tra il 2001 e il 2005, ci aveva scritto sopra quindici articoli facendo figurare nei team di ricerca premi nobel ignari. Due milioni di euro ricevuti. Contro i “copia e incolla” della scienza si è sviluppato un sito (pubpeer.com) che riceve segnalazioni anonime e approfondisce. Enrico Bucci, biologo napoletano, investigatore del falso, racconta che su 3.500 ricerche biomediche lì segnalate, 565 sono italiane (secondi dopo gli Usa) e la Federico II è l’ateneo più citato. Gerry Melino, professore di biochimica a Roma Tor Vergata: «Le frodi riguardano il 5% delle ricerche, l’Italia deve darsi un codice deontologico a partire dalle università ». La senatrice Elena Cattaneo, direttore del Centro staminali dell’Università di Milano: «La comunità scientifica si è mossa, servono controlli di laboratori e dipartimenti. Chi manipola i dati deve essere messo fuori».

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