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BAsta seggi di voto nelle scuole

Pressing PD ma il Viminale frena

16/06/2020
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Il Messaggero

 Il fine è nobile ma l'obiettivo è difficile da raggiungere. L'idea di Nicola Zingaretti di evitare che le prossime elezioni possano avere un impatto sull'anno scolastico è stata ieri rilanciata dal premier Giuseppe Conte. Ma per il Viminale non sarà facile far sì che i cittadini siano chiamati a votare non nelle scuole ma in palestre, caserme o uffici comunali. E non si tratta certo solo di questioni tecniche. 
«Lancio un appello al governo», per regionali e referendum «si tengano i seggi in luoghi separati» dalle scuole, ha spiegato il segretario dem. «E' una buona proposta. Con il ministro Lamorgese cercheremo di trovare delle soluzioni alternative», ha risposto a stretto giro il presidente del Consiglio. La macchina del dicastero si è messa in moto, del resto c'è una circolare del 1986 diramata dal ministero dell'Interno che permette di installare seggi elettorali al di fuori degli edifici scolastici, con l'obbligo che i luoghi individuati siano pubblici, quindi concessi a titolo gratuito, non di culto e non siano luoghi di partito. 
In Italia ci sono circa 62 mila seggi elettorali, di questi quasi 55 mila sono negli edifici scolastici, 256 all'interno di impianti sportivi e 600 negli ospedali. Ma trovare un numero così elevato di strutture alternative alle scuole, per di più in un lasso di tempo così ristretto, è un'impresa quasi titanica. L'idea del ministro è quella di far tenere le prossime elezioni sfruttando anche il patrimonio dei beni confiscati dallo Stato. Ma si tratta di un'operazione più che altro simbolica che punta ad alleggerire il peso' delle scuole. Con il dicastero della Difesa si stanno cercando anche caserme dismesse e si tenterà di coinvolgere pure altri attori istituzionali, magari Poste, Ferrovie, Cdp, Mef. Per «un grande piano nazionale» di salvaguardia degli studenti. «Ognuno è chiamato a fare la sua parte», è stato l'invito del premier. Fin qui i buoni propositi e il grande lavoro di ricognizione della Lamorgese e dell'intera struttura del ministero, a partire dal dipartimento elettorale che si è attivato per un confronto con le prefetture. 
DURA REALTÀPerché la proposta sul tavolo è destinata a scontrarsi con la realtà: innanzitutto la decisione spetta soprattutto ai Comuni, anche se il dicastero potrebbe emanare una circolare, fornendo delle linee guida. E se i dem pensano di presentare già oggi in occasione del via libera del Senato sul dl elezioni (ieri la Camera ha dato il semaforo verde all'election day per il 20 settembre, anche se ci sarà un ulteriore confronto con le regioni) occorrerà capire come sciogliere diversi nodi. Il primo: i seggi dovranno essere eventualmente installati obbligatoriamente nei pressi della residenza degli elettori e non è facile trovare luoghi vicini a quelli fin qui utilizzati. Il secondo: la comunicazione agli elettori che si recheranno alle urne dovrà avvenire in tempi brevissimi e dovrà essere indicato anche il luogo del voto, con il rischio di creare confusione in diverse fasce di cittadini. Il terzo: per allestire le cabine elettorali in un altro sito servirà un ulteriore contributo dello Stato, anche perché molti comuni già lamentano di essere vicini al dissesto. E poi ovviamente c'è il fattore tempo, con l'aggravante' che non si voterà solo nelle Regioni ma anche per il referendum sul taglio del numero dei parlamentari e quindi su tutto il territorio nazionale. Inoltre per legge non è possibile dividere' le Aule delle scuole, magari utilizzando quelle destinate ai professori.
LE PROVEInsomma il ministero dell'Interno ci proverà, «ma è normale osserva per esempio il sottosegretario Sibilia (M5S) che ci siano delle difficoltà, ci lavoreremo». «Faremo di tutto spiega il sottosegretario Variati (Pd) per far sì che il diritto al voto non impatti sulla scuola. Il governo si muove in questa direzione». «Era una idea nostra», ricorda però la Gelmini. Del resto la preoccupazione del Pd, di Iv, di M5S e anche del premier Conte è che frenare l'avvio dell'anno scolastico possa causare un danno enorme per le famiglie. Per di più la ministra Azzolina continua ad essere nel mirino del Pd per la gestione dell'attività didattica durante l'emergenza sanitaria e anche in vista di settembre. Sta di fatto che al netto delle problematiche esistenti, e in attesa della sperimentazione del voto on line (è stato stanziato più di un miliardo nel decreto Rilancio ma si partirà alle politiche per il voto dei cittadini italiani residenti all'estero), nei prossimi giorni si faranno ulteriori valutazioni. «Perché i luoghi alternativi andrebbero non solo individuati ma poi ovviamente messi anche in sicurezza», osserva un'altra fonte del governo. 
Emilio Pucci