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“Basta con la precarizzazione”. Flc Cgil chiede di investire sulla scuola e di stabilizzare i lavoratori

01/12/2018
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La Tecnica della Scuola

Alvaro Berardinelli

“La Scuola è stata precarizzata come tutto il mondo del lavoro negli ultimi 30 anni, con la finalità di indebolire i lavoratori. Ma sulla Scuola bisogna tornare ad investire e stabilizzare i precari”.

Lo ha detto a La Tecnica della Scuola Francesco Sinopoli, Segretario della FLC CGIL, a margine della conferenza stampa da lui tenuta stamane nella sede CGIL di via Leopoldo Serra, nei pressi del MIUR di Viale Trastevere, insieme a Manuela Pascarella e Massimiliano De Conca. Ha partecipato anche Pasquale Cuomo, Coordinatore Nazionale del Coordinamento Precari FLC

Dedicata al precariato della Scuola, la conferenza era finalizzata a presentare alcune proposte della FLC CGIL riguardanti la stabilizzazione degli insegnanti e degli ATA precari.

Troppi contratti a tempo determinato: ma bisogna assumere

È emerso che gran parte dei posti di lavoro disponibili vengono da decenni assegnati nelle scuole di ogni ordine e grado con contratti a tempo determinato: ne consegue un gravissimo danno per la continuità didattica, per il lavoro delle segreterie, per le carriere dei docenti e dei lavoratori ATA, che si vedono decurtare il pagamento delle ferie e non maturano né le progressioni stipendiali né la contribuzione necessaria per arrivare alla pensione. Col crescere del turnover (e con il possibile esito delle ipotesi di “Quota 100”), il problema rischia di incancrenirsi ulteriormente, se non verrà attuata immediatamente una strategia coerente ed immediata di assunzioni programmate.

FLC CGIL propone di avviare urgentemente la formazione di docenti abilitati su cattedra e specializzati su sostegno; di pianificare concorsi a cadenza annuale, sulla base dei fabbisogni territoriali effettivi; di definire una formazione dei docenti in ingresso caratterizzata da semplicità, livello formativo elevato e durata ragionevole. Pensando al passato e guardando al futuro, si potrebbe ipotizzare un sistema non troppo dissimile da quello che fu il “doppio canale”. Bisogna annullare il divario fra organico di fatto e organico di diritto, riducendo al minimo il primo a vantaggio del secondo.

Attualmente, su un contingente totale di 57.322 posti di docente, le assunzioni per il 2018/19 sono solo 25.105 (il 43,8%), con 32.217 posti residui. Sono disponibili in tutto 114.084 posti: 32.217 posti di docenza in organico di diritto; 56.564 in organico di fatto; 24.901 posti ATA; 402 posti di educatori. In futuro potrebbero aggiungersi 10.099 posti di potenziamento e liberarsi altri 120.000 posti in seguito al prepensionamento dei “Quota 100”.

La precarizzazione non è frutto del caso

“Negli ultimi 30 anni – ha dichiarato Francesco Sinopoli a La Tecnica della Scuola – si è precarizzato non solo il mondo della Scuola, ma tutto il mondo del lavoro. E questo non per un accidente del destino, o per cicli economici, ma perché interventi normativi che hanno destrutturato il mondo del lavoro avevano una precisa finalità politica: indebolire il lavoro organizzato con il chiaro obiettivo di rendere il lavoro più debole nella nostra società a fronte degli interessi di altri settori. Ciò nella Scuola è avvenuto contestualmente a un ciclo di riforme che non l’hanno migliorata, ma peggiorata. Mentre negli anni ’60 e all’inizio degli anni ’70 si riformava la Scuola per migliorare la società e per applicare la Costituzione, da un certo momento in poi abbiamo iniziato a cambiare la Scuola per adeguarla a una società che invece iniziava a disapplicare la Costituzione”.

“Dobbiamo tornare a quella stagione – prosegue Sinopoli. Abbiamo intitolato il nostro Congresso nazionale proprio ai valori a ai principi della Costituzione. Il documento si chiama Principi costituzionali, conoscenze emancipatrici e azione sindacale. Crediamo che proprio nella nostra Costituzione, nella missione che attribuisce alle istituzioni della conoscenza e alla Scuola ci sia oggi la risposta alle tante disuguaglianze che aumentano nel Paese. Per questo bisogna tornare a investire nella Scuola, e smettere la retorica del “secchio bucato”, che ha caratterizzato gli ultimi 30 anni, e secondo la quale non bisogna spendere soldi perché verrebbero sprecati. Quando questi soldi (pochi) sono stati messi dal Governo Renzi, essi sono stati gestiti male (e lo dicemmo subito). Si deve tornare a investire sulla Scuola, sugli organici, sulla stabilità di chi nella Scuola lavora, investire sulla professionalità e quindi aumentare i salari, riconoscere il tanto lavoro sommerso che viene effettuato nella Scuola e a casa, investire nelle infrastrutture e tornare a parlare di didattica, pedagogia, di aumento della qualità partendo dal tempo scuola”.

Prossimamente su La Tecnica della Scuola, il resoconto completo ed il video dell’intervista.


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