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Bandi FISR per l’emergenza COVID: tempus fugit irreparabile

Il 27 maggio 2020 il MIUR pubblicava d’urgenza un avviso per la presentazione di proposte progettuali di ricerca a valere sul Fondo integrativo speciale per la ricerca (FISR) per stimolare e finanziare proposte progettuali di ricerca di particolare rilevanza strategica, finalizzate ad affrontare le nuove esigenze e questioni sollevate dalla diffusione del virus SARS-Cov-2 e dell’infezione Covid-19. I tempi della procedura sembravano – sulla carta – giustamente serrati

10/09/2020
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ROARS

  • Il 27 maggio 2020 il MIUR pubblicava d’urgenza un avviso per la presentazione di proposte progettuali di ricerca a valere sul Fondo integrativo speciale per la ricerca (FISR) per stimolare e finanziare proposte progettuali di ricerca di particolare rilevanza strategica, finalizzate ad affrontare le nuove esigenze e questioni sollevate dalla diffusione del virus SARS-Cov-2 e dell’infezione Covid-19. I tempi della procedura sembravano – sulla carta – giustamente serrati: 30 giorni per presentare le proposte, 30 giorni per valutarle, con la possibilità – sempre sulla carta – che il 28 luglio 2020 le idee ritenute meritevole di finanziamento potessero cominciare ad essere messe in pratica, per mettere quanto prima i frutti di queste ricerche a disposizione di un Paese che – come purtroppo oggi sappiamo – affronta in questi giorni la seconda ondata di contagi, con una miriade di problematiche scientifiche e sociali che richiedono a gran voce risposte ponderate per essere affrontate. E invece, quando ormai ci accingiamo a veder trascorrere due mesi e mezzo dal termine previsto per sottoporre le idee progettuali, a viale di Trastevere tutto tace. Mentre la pandemia torna a ruggire, che cosa sta aspettando il MIUR?

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Con decreto direttoriale n.562 del 27 maggio 2020, mentre l’Italia usciva faticosamente dal lock-down, il MIUR pubblicava un avviso per la presentazione di proposte progettuali di ricerca a valere sul Fondo integrativo speciale per la ricerca (FISR) allocando 21.900.000,00 euro per stimolare e finanziare proposte progettuali di ricerca di particolare rilevanza strategica, finalizzate ad affrontare le nuove esigenze e questioni sollevate dalla diffusione del virus SARS-Cov-2 e dell’infezione Covid-19.

Veniva condivisa l’idea che “l’emergenza epidemiologica in atto impone, infatti, il ripensamento e/o la riorganizzazione in diversi settori dei tradizionali modelli della nostra società, in una prospettiva multidimensionale”. Con questa premessa, le proposte erano sollecitate in 3 macroaree: Life Sciences; Physics and Engineering; Social Sciences and Humanities.

Condivisibilmente, vista la drammatica emergenza in pieno svolgimento, la nota prevedeva termini assai brevi per la presentazione e la valutazione delle proposte progettuali, affinché le idee ritenute meritevoli di finanziamento avessero la possibilità di incidere sulla pandemia senza ritardo, per produrre i benefici da esse attese in tempi serrati.

La nota direttoriale assegnava 30 giorni agli interessati per la sottoposizione della proposta. A partire dalla scadenza del 27 giugno 2020, i tre panel di valutazione previsti per ciascuna delle macroaree (composti ciascuno da 3 membri) avrebbero avuto 30 giorni per formare le graduatorie. Sotto questo profilo, la nota direttoriale faceva sfoggio di notevole ottimismo, affermando (art. 4, comma 5.) che “Il Panel produrrà le graduatorie di cui al precedente comma 4 nel termine massimo di 30 gg dal proprio insediamento”, così mostrando di credere alla possibilità che i panel potessero essere ancor più solleciti e concludere il proprio lavoro prima del termine massimo di 30 giorni previsto dal Ministero.

S’ignora quando il Ministero abbia provveduto a formalizzare l’insediamento del panel (avendo avuto a disposizione i 30 giorni assegnati per la sottoposizione delle proposte, in considerazione dell’urgenza giustamente caratterizzante l’intera procedura, ci si sarebbe potuti ragionevolmente attendere che alla data del 27 giugno i panel fossero già insediati, per essere pronti a mettersi alacremente al lavoro).

Sta di fatto che, quando ormai stanno per trascorrere 2 mesi e mezzo dalla sottoposizione delle proposte progettuali, tutto tace. Non è dato sapere quando questo intervento emergenziale sul fronte della ricerca impegnata ad escogitare idee per contrastare il Covid e gestire al meglio le tante conseguenze che la pandemia ha prodotto nella società italiana potrà consentire di mettere in pratica queste idee, mentre appare ormai chiaro che l’Italia è impegnata a fronteggiare una seconda ondata di contagi, in un panorama generale che appare denso di incertezze e ricco di gravi problematiche che attendono soluzioni ponderate.

In Francia, tanto per fare un esempio varcando le Alpi, il 15 maggio 2020 si annunciava il finanziamento operativo di 45 progetti di ricerca applicata destinati a fronteggiare la pandemia in atto. Relativamente più lenta, la Commissione UE annunciava l’11 agosto 2020 di aver finanziato, nel quadro di Horizon 2020, 23 progetti di ricerca destinati a contrastare il COVID, con l’importo massivo di 128 milioni di euro, a seguito di una procedura lanciata il 19 maggio 2020.

Cosa si sta aspettando nei corridoi di viale di Trastevere per impegnarsi ad assecondare la tempistica cogente che pure lo stesso Ministero aveva ritenuto di assegnarsi, per consentire al mondo della ricerca italiana di offrire tempestivamente il suo contributo alla soluzione dei problemi innescati dalla pandemia in atto?