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Autonomia, gli insegnanti di Veneto e Lombardia saranno dipendenti regionali

Nel testo dell’intesa con le due regioni, definite le norme che riguardano l’istruzione. Nulla cambia per i vecchi assunti. L’ipotesi di stipendi più alti con i due livelli di contrattazione

30/01/2019
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Corriere della sera

Gianna Fregonara

I nuovi insegnanti di Veneto e Lombardia - forse già quelli che verranno assunti a partire dal prossimo concorso, se il Parlamento alla fine delibererà in tempo - saranno dipendenti della Regione. E’ scritto nel testo della bozza di intesa per l’Autonomia, che si sta mettendo a punto al ministero degli Affari regionali guidato da Erika Stefani. Proprio sulla parte legata all’istruzione i lavori sono più avanzati, anche se dal Miur non arrivano conferme.

Concorso su base regionale

Ma dal ministero degli Affari regionali filtrano più dettagli. Il concorso resta nazionale così come il contratto di primo livello, ma le cattedre sono messe a bando - dal Miur - su base regionale e dunque potranno esserci regioni (quelle del Nord) che avranno più posti e regioni in cui il turn over è limitato e magari in alcune materie non viene messo a concorso neppure un posto.

La «doppia» retribuzione

Per quanto riguarda gli stipendi dunque la retribuzione base resta nazionale, ma Regioni - per ora oltre a Veneto e Lombardia ne sta ragionando l’Emilia Romagna - potranno proporre contratti di secondo livello, incentivi e premi che potranno servire a trattenere gli insegnanti, rendendo però più onerosa la scuola per i contribuenti.

La Regione

In realtà il legame più forte con prof-territorio è dato dal datore di lavoro, che diventa la Regione stessa: per poter cambiare Regione bisognerà fare accordi tra Regioni o tra la Regione e l’amministrazione centrale. Per i «vecchi» assunti non cambia nulla.

I tempi

Sui tempi la Lega ha fretta: l’intesa dovrebbe essere pronta il 15 febbraio e entro il 21 marzo dovrebbe ricevere tutti i pareri richiesti per passare in Parlamento, dove la sua approvazione richiede la maggioranza assoluta (cinquanta per cento dei deputati e dei senatori più uno). In più per quanto riguarda il passaggio dei fondi dallo Stato alle Regioni, con il meccanismo dei costi standard, la fase di transizione è prevista in almeno cinque anni. Va ricordato che proprio le spese per la scuola e il personale scolastico costituiscono più della metà dell’intero ammontare dei fondi che dovranno passare dall’amministrazione centrale a quella locale secondo la riforma


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