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L’Italia e i record di cui vergognarsi

Dal Rapporto Eurispes “Italia 2015” emerge che il numero di alunni che lasciano la scuola prima dei 16 anni non sono "consoni a uno Stato avanzato": mentre nel nostro Paese siamo fermi al 17%, in Croazia, Slovenia e Repubblica Ceca non si va oltre il 5,4%. Male anche sul fronte laureati: tra i cittadini tra i 30 e i 34 anni solo il 22,4% ha conseguito il titolo, contro una media UE del 36,5%. Dito puntato sui tagli.

31/01/2015
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La Tecnica della Scuola

Alessandro Giuliani

In Italia gli "abbandoni" scolastici rimangono tra i più alti d’Europa: secondo il "Rapporto Italia 2015" dell'Eurispes, presentato il 30 gennaio, il numero di alunni che lasciano la scuola prima dei 16 anni non sono "consoni a uno Stato avanzato". La media nazionale del fenomeno rimane sopra il livello di guardia: il 17%, contro la media europea che si attesta a quota 11,9%. Solo in Spagna, Portogallo, Malta e Romania la quantità di giovani che lascia prematuramente i banchi di scuola è maggiore della nostra. Per loro, come per l’Italia, l’obiettivo indicato da Bruxelles, il raggiungimento del 10% massimo entro il 2020, rimane quindi impossibile da centrare, almeno nel breve periodo.

Per comprendere la gravità di questa situazione stagnante, occorre ricordare che tra i Paesi che hanno meno alunni “dispersi” figurano la Croazia (3,7%), la Slovenia (3,9%) e la Repubblica Ceca (5,4%): tutte realtà, sulla “carta” meno floride dell’Italia, dove evidentemente il sistema scolastico e organizzativo è organizzato in modo tale da motivare adeguatamente il corpo studentesco.

Anche per quanto riguarda l'università c’è poco da essere contenti. Esaminando la percentuale di laureati tra i 30 e i 34 anni emerge non soltanto che l'Italia é appena a metà strada dall'obiettivo fissato ma anche che rappresenta il fanalino di coda dell'Europa - 22,4% contro una media dell'Unione del 36,5% - con una differenza anche qui abissale tra uomini e donne che riescono a conseguire il titolo universitario o post-universitario (17,7% contro 27,2%). Anche in questo comparto (istruzione terziaria), l'obiettivo italiano è stato ridimensionato rispetto al target europeo (26- 27% contro il 40% comunitario).