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Atenei: i laboratori riaprono, le aule no

I nuovi interventi arrivano a una settimana dall’avvio della fase 2 anche per il sistema universitario. Il quadro che emerge da una ricognizione sulle pagine web dedicate al Covid-19 dai singoli atenei si presenta a macchia di leopardo.

11/05/2020
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Il Sole 24 Ore

Eugenio Bruno

Se fosse un “meme” la fase 2 delle università italiane avrebbe la stessa immagine della fase 1, ma a maniche corte. Almeno quanto a modalità di svolgimento di lezioni, esami e sedute di laurea che - come conferma una ricognizione del Sole24 Ore del Lunedì aggiornata al 7 maggio - proseguiranno online quasi ovunque fino alla fine della sessione estiva. In attesa della fase 3 di settembre, quando si potranno valutare gli effetti dei 300 milioni per gli atenei attesi nel decreto “maggio” (già aprile). Un “tesoretto” che il ministro Gaetano Manfredi vuole utilizzare, da un lato, per arginare il crollo di matricole all’orizzonte. E, dall’altro, per raddoppiare gli studenti in possesso di una borsa di studio o di uno sconto sulle tasse universitarie.

Il calo delle matricole all’orizzonte

Un Paese come l’Italia che abbina un numero ancora troppo basso di laureati con una percentuale ancora troppo alta di abbandoni dopo il primo anno non può permettersi di perdere altre matricole. Ma i segnali in vista dell’anno accademico 2020/21 non sono positivi. Uno studio dell’Osservatorio Talents venture stima un calo dell’11% degli immatricolati nel nostro paese a causa della crisi in atto. A sua volta, un altro report commissionato dal ministero dell’Università ipotizza («nello scenario peggiore», precisa Manfredi) una loro diminuzione del 20 per cento. Numeri che il mondo accademico ha ben presenti, come conferma il presidente della Crui, Ferruccio Resta (Politecnico di Milano), quando sottolinea che «bisogna fare di tutto per evitare una situazione in cui lo studio universitario sia visto di nuovo come un lusso».

Gli aiuti in arrivo

Tutto ciò Manfredi lo ha fatto presente ai suoi colleghi di governo durante le interminabili riunioni preparatorie del decreto maggio. Da cui sono attesi, attraverso quattro linee di intervento, 300 milioni per l’univeristà. I primi 70 servirebbero ad aiutare gli studenti in pieno digital divide e si andrebbero ad aggiungere ai 50 milioni stanziati dal “cura Italia”. A questi si aggiungerebbero circa 140 milioni per il diritto allo studio, che il ministro vorrebbe usare in tre direzioni: innalzare la no tax area da 13 a 20mila euro; ridurre le tasse agli studenti con Isee tra 20 e 30mila euro; aiutare in maniera mirata le famiglie oltre quella soglia che sono state colpite dalla crisi. Strettamente collegato al precedente è poi il rifinanziamento di 40 milioni del fondo integrativo statale per le borse di studio (e altrettanti ne arriverebbero dalle regioni). In totale Manfredi pensa di portare da 300 a 500mila i beneficiari della no tax area e di assicurare uno sconto sulle tasse ad altri 200mila universitari. Senza dimenticare il quarto e ultimo filone di intervento (i dottorati di ricerca, che incasserebbero 20 milioni con cui prorogare di due mesi i contratti scaduti).

Atenei in ordine sparso nella fase 2

I nuovi interventi arrivano a una settimana dall’avvio della fase 2 anche per il sistema universitario. Il quadro che emerge da una ricognizione sulle pagine web dedicate al Covid-19 dai singoli atenei si presenta a macchia di leopardo. Se l’apertura dei laboratori, almeno al personale docente, è scattata in tutta Italia o scatterà a breve (è prevista per oggi nelle università di Parma, L’Aquila, dell’Insubria e nei principali atenei siciliani) il quadro delle scelte per la didattica è più variegato. Fermo restando che le lezioni continueranno a viaggiare online fino a settembre, nella direttiva inviata nei giorni scorsi ai rettori il ministro Manfredi auspicava che esami e sedute di laurea potessero tornare in presenza già da luglio. E invece molti atenei hanno già deliberato che si continuerà a esaminare e far laureare i ragazzi da remoto per tutta la sessione estiva (fissata, a seconda dei casi, per il 31 luglio o il 31 agosto), come testimonia la presa di posizione congiunta di tutte le università lombarde pubbliche e private. Ma ci sono anche rare eccezioni come la Sapienza che punta a esami in presenza per piccoli gruppi a inizio luglio o Palermo che conta di ricominciare di persona le prove scritte già dal 1° giugno.


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