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Ata, 28mila precari e non basta

Tagliati fuori dal piano di stabilizzazione del governo

16/09/2014
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ItaliaOggi

Franco BAstianini

Precari storici, in lizza da anni per entrare in ruolo. Eppure tagliati fuori dalla stabilizzazione del governo. Nonostante ci siano posti vacanti in organico, criterio questo che, associato alla reiterazione dei contratti a tempo determinato, potrebbe costare allo stato italiano una sentenza di condanna da parte della Corte di giustizia europea. Sono gli assistenti amministrati e tecnici, i collaboratori scolastici e le altre figure di personale Ata (addetti alle aziende agrarie, guardarobieri, infermieri e cuochi) inseriti nelle graduatorie permanenti provinciali o negli elenchi provinciali ad esaurimento ovvero nelle graduatorie di prima e seconda fascia dei circoli didattici e degli istituti, con alle spalle anni di incarico annuale o fino al termine delle attività didattiche. Personale non preso in considerazione dal piano preannunciato dal presidente del consiglio e dal ministro dell'istruzione che prevede la stabilizzazione di 150.000 unità di soli docenti inclusi nelle graduatorie provinciali permanenti.

Si tratta di una semplice dimenticanza o è una esclusione voluta? Difficile dare una risposta. Sulla base dei dati in possesso di Azienda Scuola, al 1° settembre 2014 la composizione del personale amministrativo, tecnico ed ausiliario, esclusi gli 8.053 direttori dei servizi generali ed amministrativi, risulta essere quella riportata nel prospetto.

Dall'esame dei dati riportati, risulta chiaramente che il totale dei posti non coperti da titolari con contratto a tempo indeterminato sarebbero sull'organico di diritto 4.723 (visto che per gli altri 11 mila sono congelati per fare spazio agli ex Lsu), mentre sull'organico di fatto 24.118 per un totale quindi di 28.841 posti che dovranno essere coperti, se non lo sono già stati, ancora una volta solo con contratti a tempo determinato annuali o fino al termine delle attività didattiche, proseguendo quindi in una pratica già condannata dalla Comunità europea.

L'esclusione del personale Ata dal piano di stabilizzazione, se sarà confermata, difficilmente potrà essere giustificata se si considera che sono state soprattutto le proteste di quel personale che hanno dato un notevole contribuito alla messa in mora dell'Italia in Europa circa l'abuso di precariato.