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Articolo 18, salta fuori un altro escamotage. La Cgil non ci sta, Cisl e Uil sì

Unità on line Articolo 18, salta fuori un altro escamotage. La Cgil non ci sta, Cisl e Uil sì di Felicia Masocco "Ognuno risponde della coerenza delle proprie azioni ed è per questo che siamo...

01/06/2002
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Unità on line
Articolo 18, salta fuori un altro escamotage. La Cgil non ci sta, Cisl e Uil sì
di Felicia Masocco

"Ognuno risponde della coerenza delle proprie azioni ed è per questo che siamo qui da soli". Sergio Cofferati prende posto nella sala stampa di palazzo Chigi insieme al suo vice Guglielmo Epifani. Non ci sono Savino Pezzotta e Luigi Angeletti, la conferenza stampa è separata, è la prima conferma delle indiscrezioni che circolavano da tempo e che erano diventate qualcosa di più prima che l'incontro tra governo e parti sociali terminasse. "L'unica cosa chiara è che l'articolo 18 va avanti e che la Cgil non c'è", dice Cofferati. Non c'è lo stralcio, "c'è una separazione temporale", aveva chiarito poco prima il presidente del Consiglio parlando ai giornalisti. Non c'è lo stralcio, il tavolo sul mercato del lavoro, uno dei quattro apparecchiati dall'esecutivo, dovrà fare a meno del maggiore sindacato che apre una nuova stagione di mobilitazione e di lotta, fino allo sciopero generale. Su fisco, sommerso e Mezzogiorno, la Cgil continuerà invece le discussioni già avviate.

Cisl e Uil, i sindacati autonomi e le imprese hanno dato la loro "formale adesione" a discutere anche di licenziamenti con un verbale di incontro che inchioda i partecipanti a date e argomenti. "È un negoziato improponibile, pensiamo che sia un grave errore quello che commettono gli altri assumendo orientamenti che sono difformi da quello che hanno portato alla mobilitazione e allo sciopero generale. Ognuno risponde della propria coerenza", afferma il leader di Corso d'Italia.

Difformità e coerenza. Il direttivo della confederazione si riunirà l'11 e il 12 giugno, per decidere le iniziative da prendere per contrastare le intenzioni del governo e per fargli cambiare idea, "il ricorso all sciopero generale è utile", pronti a farlo anche da soli. "Con Cisl e Uil non c'è e non ci sarà alcun incontro unitario. Con loro non siamo né arrabbiati, né sorpresi", afferma Cofferati. "Siamo dispiaciuti", aggiunge Epifani.

Non poteva essere altra la risposta al governo che ha deciso di salvare la faccia traslocando in un'altra delega la partita dei licenziamenti facili insieme all'arbitrato, agli incentivi per l'occupazione e agli ammortizzatori sociali. Un percorso che in questi otto mesi era stato affacciato più volte e che in un modo o in un altro era alla fine sempre rientrato. Questa volta è scritto nero su bianco, su un verbale di incontro che Berlusconi ha voluto sottoporre all'approvazione dei presenti, per trovarne altri simili bisogna risalire a Spadolini. "C'è uno scadimento anche nella forma in questo Palazzo", è il commento di Cofferati che a fine incontro, nella Sala Verde, aveva esortato Berlusconi a non leggere quel verbale: "Presidente ci risparmi la pena", gli ha detto. "Quel testo - ha poi incalzato in sala stampa- è palesemente preparato dal governo, verificato e concordato con le altre organizzazioni diverse dalla Cgil...".

Chi ascolta ha l'impressione che il Cinese stia dicendo che altri sindacati hanno fatto accordi prima di varcare la soglia di Palazzo Chigi. Ma dopo una breve pausa Cofferati riprende: "Nel testo non si parla di pensioni, la previdenza non è in calendario, non è stata presa in considerazione. Se ponete la questione Confindustria avrete la conferma..."

La Cgil non ci sta perché "è irrilevante" lo strumento legislativo scelto per tornare a parlare di licenziamenti; e non ci sta perché "nel quadro del confronto con il governo non c'è traccia di uno sviluppo adeguato. Ci sono omissioni rilevantissime - attacca Cofferati - e dal nostro punto di vista inaccettabili sullo sviluppo e sulla coesione sociale". Non si parla di scuola e di sanità; sul sommerso le politiche dei 100 giorni sono state un sostanziale fallimento, sul Sud non c'è alcun riferimento alle risorse. Le norme su Tfr e decontribuzione che secondo la Cgil, ma anche per Cisl e Uil porteranno alla crisi del sistema previdenziale e che sono state al centro dello sciopero di aprile "diventano in alcun modo oggetto di discussione". Per la Cgil le ipotesi affacciate dal governo "non hanno nulla a che spartire con il vertice europeo di Lisbona" e sono "marginali rispetto a quello di Barcellona". Quanto al Dpef con cui il negoziato è strettamente intrecciato, è bizzarro che vengano indicati i "filoni" di intervento senza prima indicare le risorse finanziarie disponibili.

"Nel governo è prevalsa la volontà di dividere i sindacati - è il commento del segretario dei Ds Piero Fassino -. Quella presentata è una soluzione equivoca e non risolutiva". La bocciatura è a tutto campo, l'unità di azione con Cisl e Uil si è fermata allo sciopero del 16 aprile: la Cgil tornerà nei luoghi di lavoro e probabilmente nelle piazze "per rendere esplicite le nostre valutazioni di merito: un'organizzazione come la nostra non può accettare che cada il silenzio sulle questioni per cui milioni di persone hanno scioperato".


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