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ANVUR 451: il British Medical Journal non è una rivista scientifica. E nemmeno Lancet …

A togliere la patente di scientificità a queste e altre centinaia di riviste è stata l’Anvur, l’Agenzia di valutazione del sistema universitario e della ricerca, la quale il 21 luglio ha pubblicato sul suo sito lunghe liste di proscrizione che però sono improvvisamente scomparse

01/08/2017
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ROARS

LancetBritish Medical Journal? In Italia stanno per uscire dall’elenco delle riviste che il MIUR giudica scientifiche ai fini dell’abilitazione scientifica nei settori non bibliometrici. No, non vi siete risvegliati dopo qualche anno di coma, scoprendo che il Ministro dell’Istruzione e quello della Sanità sono dei militanti antivaccinisti, saliti in carica in seguito al trionfo elettorale del partito dei “No-Vax”. A togliere la patente di scientificità a queste e altre centinaia di riviste è stata l’Anvur, l’Agenzia di valutazione del sistema universitario e della ricerca, la quale il 21 luglio ha pubblicato sul suo sito lunghe liste di proscrizione che però sono improvvisamente scomparse. “ASN: ANVUR pubblica le liste di proscrizione per le riviste scientifiche. E poi le fa sparire” era il titolo del post con cui ne abbiamo dato notizia. Dato che le liste non sono più riapparse e che pochi avevano fatto in tempo a scaricarle, in calce a questo post le ripubblichiamo a beneficio dei nostri lettori. Non diversamente da una qualsiasi sparizione misteriosa, anche quella delle liste di proscrizione ha cominciato a generare le sue leggende, alimentate dall’ambiguità dello scarno comunicato Anvur. Se ci seguite, saprete quali voci circolano sulle ragioni del declassamento non solo di Lancet e BMJ, ma anche di HOPE, la rivista di storia del pensiero economico forse più importante al mondo, di Monthly Review e di alcune note riviste italiane come il Mulino e il Ponte.

È un lavoro come gli altri, un buon lavoro, piuttosto vario. Il lunedì bruciamo Lucrezio, il martedì Molière, mercoledì Machiavelli, giovedì Goldoni, venerdì Voltaire, il sabato Sartre e la domenica Dante. Li riduciamo in cenere e poi bruciamo le ceneri. È questo il nostro motto. (da Fahrenheit 451)

1. La leggenda dei gruppi di lavoro fantasma

Alcuni leggono il comunicato stampa di ANVUR come l’esplicita evocazione di un’entità fantasma. Vi si legge, infatti, che uno dei Gruppi di lavoro avrebbe segnalato all’agenzia la presenza di errori nelle liste.


Come abbiamo già spiegato, i Gruppi di lavoro sono ormai scaduti da mesi. E’ scaduta la call per la loro sostituzione. Chi popolerebbe dunque in questo momento i gruppi di lavoro se non fantasmi?

Alcuni sostengono, invece, che non si tratti di fantasmi, perché sembra esista una delibera, tra le decine e decine da ANVUR NON RESE PUBBLICHE, in cui il direttivo ha disposto che, quando qualcuno ha collaborato una volta con l’agenzia, mantiene la carica a vita. Per cui i gruppi di lavoro sarebbero composti da tutti coloro che ne hanno fatto parte dalla fondazione dell’agenzia. Alcuni sostengono che in calce ai contratti si legga il motto “perinde ac cadaver“; altri giurano di aver letto contratti con la clausola “finché morte non ci separi“, altri ancora raccontano che, al momento dell’investitura, i collaboratori ricevono un tatuaggio sul deltoide con scritto “un anvuriano è per sempre“.

Alcune voci, provenienti da lettori di Roars, dicono che il ritiro sia stato richiesto dal gruppo di lavoro di Area 13, Economia e Statistica. Altre puntano il dito su segnalazioni di società scientifiche di  Area 11 (Scienze storiche e filosofiche). Altre, ancora, affermano che le segnalazioni si sono verificate anche in Area 12 (Scienze giuridiche).

Dalle informazioni raccolte, appare dunque assai improbabile che la segnalazione sia stata una sola. Ma non ci sogneremmo mai di sostenere che la prima frase del comunicato ANVUR sia falsa, senza le opportune evidenze.

Per il momento ci limitiamo a segnalare alcuni casi clamorosi. Non abbiamo voglia di cercarne altri. Se i lettori vogliono, possono contribuire. In calce a questo articolo mettiamo a disposizione le liste di proscrizione pubblicate dall’ANVUR il 21 luglio e ritirate quattro giorni più tardi.

2. ANVUR: History of Political Economy è l’house organ di Duke inc.

ANVUR  e i gruppi di lavoro delle Area 11, 13, 14, concordemente propongono di considerare “non scientifica” la rivista di storia del pensiero economico forse più importante al mondo: History of Political Economy (HOPE), classe A per la ASN in corso. Si tratterebbe di una rivista caratterizzata dalla “riconducibilità a categorie definite come non ammissibili ai sensi degli artt. 2, comma 3 e 6, comma 1, del regolamento sulla classificazione delle riviste nelle aree non bibliometriche”: così recita la motivazione n. 2 apposta nella “Legenda motivazioni” premessa all’elenco. Il citato art. 2, comma 3, esemplifica le tipologie di pubblicazioni non scientifiche: quotidiani, house organ di imprese, riviste di partito etc. Escludendo che ANVUR abbia scambiato il quadrimestrale HOPE per un quotidiano, si può forse ipotizzare che l’abbiamo scambiata per l’house organ di Duke inc.

3. ANVUR sta con gli antivax? Il British Medical Journal non è una rivista scientifica. E nemmeno Lancet

Provate ora ad immaginare uno statistico che collabora con studiosi di area medica e che coltiva l’illusione di aver fatto bingo pubblicando su una delle riviste mediche tra le più importanti al mondo: il British Medical JournalSul suo sito la rivista vanta un Impact Factor 2017 pari a 20.7 e oltre 122.000 copie vendute. Bene. Che quello statistico smetta di sognare. Il suo articolo non è scientifico. Lui non lo sa, ma è come se avesse pubblicato su Topolino. Il British Medical Journal secondo ANVUR non è una rivista scientifica per “Mancata diffusione nella comunità scientifica di riferimento” (motivazione 6!).  

[Provate ora ad immaginare, restando seri, il direttore del BMJ che scrive con posta elettronica certificata all’indirizzo PEC di ANVUR una lunga mail per “proporre controdeduzioni”, inviando “materiale atto a mostrare” che BMJ è una “rivista scientifica”.]


Con meritoria coerenza, o forse per non lasciare solo il BMJ, ANVUR considera non scientifiche anche The Lancet e Lancet Oncology. 

Alcuni sostengono che tutto ciò risponde a una logica precisa. Quella delle corporazioni medioevali. Noi non ci crediamo. Ma riportiamo le voci.

Il BMJ, ed anche The Lancet e molte altre riviste di area medica sono state considerate riviste di classe A. Adesso non solo escono dalla classe A, ma vengono addirittura considerate non scientifiche. Molti studiosi di Area 13 pubblicano anche su quelle riviste. Si dice che si tratti di statistici, matematici e anche economisti che collaborano con medici. Le riviste mediche sono riviste con indici bibliometrici più elevati delle riviste di statistica/probabilità/economia. E, quindi, chi scrive su quelle riviste gode di un vantaggio citazionale nei concorsi, dove l’IF e le citazioni pesano. Limitare il recinto della scientificità alle sole aree di specifica pertinenza potrebbe permettere agli statistici-statistici, agli statistici-sociali e a quelli economici di controllare ciascuno il proprio orticello, senza dover fare i conti con per esempio gli epidemiologi o più in generale con chi ha collaborato con studiosi di altre discipline a maggiore impatto citazionale. Ma, ripetiamo, si tratta di leggende. Noi siamo fermamente convinti che ANVUR e i gruppi di lavoro operino nel solo interesse della scienza e della verità.

4. Secondo ANVUR, Scopus indicizza giornali di partito

ANVUR e il gruppo di lavoro di Area 11 non amano le riviste che contengono le parole Marx e socialismo nel titolo.  ANVUR ritiene quindi non scientifiche non solo l’italiana Critica marxista, ma anche e soprattutto Monthly Review. An Independent Socialist Magazine, verosimilmente scambiato per un giornale di partito. Addirittura parrebbe, ma non possiamo confermarlo, che Andrea Graziosi abbia inviato una lettera a Elsevier e Clarivate Analytics per segnalare che la rivista va eliminata anche dai database Scopus e WoS, dove evidentemente è indicizzata per errore. Sembra che la lettera, ovviamente scritta in inglese, si chiuda con una frase che in italiano suona più o meno:

Con la presente intendiamo sensibilizzare Scopus a seguire una linea “virtuosa” circa il numero delle riviste da indicizzare, sì da non screditare il procedimento stesso. Monthly Review figura nei vostri database malgrado il fallimento dell’ideologia marxista, che fu per me evidente fino dalla dalla metà degli anni ’70,”

5. Il Pontehouse organ di una società di ingegneria edile?

Nella lettera inviata ad Elsevier, sembra addirittura che ANVUR abbia segnalato che Scopus sta diventando troppo lassista con le riviste italiane. Il Ponte, per esempio, è indicizzato su Scopus, ma secondo ANVUR non è da considerarsi scientifico. I gruppi di lavoro all’unanimità propongono di eliminarlo da tutte le liste di Area. La ragione? E’ sempre la motivazione 2, così come per HOPE. Che lo abbiano scambiato per l’house organ di una società di ingegneria edile?

6. Il Mulino: eliminata nell’interesse della scienza?

Anche la rivista Il Mulino sarà finalmente eliminata anche dalle riviste scientifiche (di Area 12; area 11 e 14 avevano già provveduto in precedenza). Onesto passato, punto di riferimento di molti. Tra questi il membro (a vita?) del direttivo ANVUR Andrea Bonaccorsi, che è abbonato “da quando ha avuto il primo stipendio“.  Ma che ebbe a gridare sconcerto e indignazione quando nel numero 1/2013 comparvero alcuni articoli firmati dai redattori di Roars:

Il lettore che, come me, è abbonato al «Mulino» da quando ha avuto il primo stipendio, resta sconcertato. Leggendo i contributi appena pubblicati, infatti, si dovrebbe trarre la conclusione che sia in corso un processo di snaturamento delle istituzioni accademiche e scientifiche, perpetrato da un’entità [ANVUR] sorda a ogni critica e diretta da persone incompetenti.

Alcuni sostengono che i voleri dei membri del direttivo prima o poi vengono sempre realizzati da zelanti esecutori. Noi riteniamo, giova ripeterlo, che ANVUR operi sempre e solo nell’interesse della scienza.

7. Conclusioni

Ci piacerebbe concludere così:

La pubblicazione delle liste di proscrizione ha suscitato una indignazione generalizzata nella comunità scientifica italiana. Che si è finalmente accorta della natura autoritaria della valutazione messa in campo da ANVUR. Attuata da un direttivo di nomina politica che ha cooptato gruppi di lavoro composti da studiosi organici al disegno dell’agenzia che agiscono in vece della comunità scientifica. Che – particolare di non trascurabile dettaglio – non li ha mai espressi e, dunque, non li ha mai legittimati.

Nella comunità scientifica italiana, diversamente da quanto ANVUR pretende di decidere, prevale l’idea che un patentino ministeriale di scientificità per le riviste che valga solo all’interno di “puri settori disciplinari” non abbia alcun senso. Una rivista o è scientifica (scholarly) o non lo è. Prevale altresì l’idea che dietro l’apparente oggettività dei numeri si nascondano le solite strategie dei baroni che coltivano il loro orticello e proteggono i propri alleati accademici. Di fronte a questa levata di scudi collettiva la ministra non ha potuto non prendere atto dello scontento. E ha dichiarato che questo gravissimo episodio segnala la necessità di avviare a settembre un ripensamento della struttura e delle funzioni di ANVUR.

Purtroppo le cose stanno molto diversamente.

Nel suo pragmatico realismo la comunità accademica italiana, anziché indignarsi, sta rispondendo con i suoi consueti schemi di gioco. Direttori di rivista che nella calura estiva interrompono le ferie e si affannano a spedire mail con posta certificata all’indirizzo dell’ANVUR; società scientifiche e singoli studiosi che tempestano di telefonate i membri a vita dei gruppi di lavoro (“carissimo, posso disturbarti?“), e che, se hanno il contatto giusto, chiedono appuntamenti di persona direttamente a Graziosi o ad altri membri del consiglio direttivo per perorare la causa di questa o quella rivista. E non appena dall’altro capo del filo arriva l’agognata rassicurazione: “Vedrai, carissimo collega, che quando le liste riappariranno sul sito la tua rivista non sarà più nell’elenco“, segue un profondo sospiro di sollievo. Ci si può rituffare serenamente nelle vacanze, non prima di aver scritto ad amici e colleghi di settore una mail in cui si comunica: Much ado about nothing. W la valutazione.


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