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Ammessi alla Maturità con insufficienze

Dal 2018 basterà la media del 6 per la prova finale. E conterà il voto in condotta

18/01/2017
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Corriere della sera

Novità per la Maturità del prossimo anno: per essere ammessi non ci sarà più bisogno di ottenere il sei (la sufficienza piena) in tutte le materie: basterà la «media del sei» e a concorrere al voto ci sarà anche la valutazione della condotta. Altre novità importanti nel decreto: sparirà la terza prova scritta mentre ci sarà una tesina sull’esperienza scuola-lavoro svolta durante il periodo di studi.

ROMA Non ci sarà più bisogno di ottenere il sei pieno in ogni singola materia per essere ammessi all’esame di maturità. Nel nuovo schema di decreto legislativo pubblicato sul sito del Miur, che ridisegna l’esame di Stato, questa è la novità più significativa, anche se ne sono contemplate altre, tutte importanti.

Basterà dunque la media del sei per l’ammissione, media alla quale concorrerà anche il voto di condotta, così che se uno studente va abbastanza bene in una materia e un poco meno della sufficienza piena in un’altra, non rischierà di restare fuori dalle liste degli ammessi.

Un passo indietro, in realtà, perché soltanto da qualche anno era stato introdotto l’obbligo del sei pieno e matematico in tutte le materie, con l’evidente intenzione di stringere le maglie e rendere il percorso verso l’ambìto diploma più impegnativo. Di fatto, i numeri percentuali di ammissione alla maturità sono sempre rimasti molto alti, lo scorso anno è stato ammesso il 96 per cento degli studenti. Quasi tutti. E non sarà probabilmente la novità della media del sei a rendere più alta quella percentuale.

Anche perché, decreto o meno, la prassi nelle scuole ha continuato a essere quella di dare un «aiutino», alzando molto spesso fino alla sufficienza il voto in una o anche due materie, per consentire l’ammissione all’esame.

Altre due novità importanti del decreto hanno il sapore di un «passo indietro»: la cancellazione del «quizzone» e l’eliminazione anche della tesina interdisciplinare. In questo modo il Miur non vuole, dicono al ministero, rendere più facile la prova, ma riportare l’esame di maturità a un livello di valutazione globale e d’insieme dell’intero percorso di studi. Saranno infatti considerati significativi per il voto i crediti scolastici accumulati negli anni fino a un massimo di 40 per studente. Ogni commissione disporrà di un massimo di 20 punti per la valutazione delle due prove scritte e di 20 punti per l’orale.

Come prima, si viene dichiarati «maturi» con almeno 60 su 100. Mentre alla valutazione massima, 100 appunto, potrà essere aggiunta la lode «con deliberazione all’unanimità della commissione, in relazione alle valutazioni conseguite nel percorso scolastico del triennio e agli esiti delle prove d’esame».

La nuova prova, che sarà operativa soltanto a partire dal 2018 e non toccherà quindi quella del prossimo giugno, prevede anche quello che secondo alcuni è considerato un vero e proprio «passo in avanti»: l’introduzione di una tesina, o come è scritto nello schema di decreto, «una breve relazione e/o un elaborato multimediale», che consenta allo studente di esporre la propria «esperienza di alternanza scuola-lavoro svolta nel periodo di studi».

Torneranno dunque le due prove scritte, quella di italiano valida per tutti e quella specifica del proprio indirizzo, e il colloquio finale, come in passato. Non ci sarà, nonostante se ne sia parlato e discusso a lungo, il cambiamento della commissione; non tutti membri interni con un presidente esterno ma, esattamente com’è adesso, «due commissioni d’esame, una ogni due classi, presiedute da un presidente esterno e composte da tre membri esterni e per ciascuna delle due classi da tre membri interni».

La prova Invalsi continuerà a non far media per il voto finale ma si svolgerà durante il quinto anno e sarà obbligatoria, pena la non ammissione all’esame di maturità, questo per evitare che alcune famiglie e alcuni studenti non si presentino per protesta. Inoltre nell’Invalsi, saranno introdotti test di lingua inglese, che finora non erano presenti: alla fine sarà anche consegnata allo studente una certificazione del livello di inglese conseguito, un vero e proprio certificato che il diplomato potrà poi inserire nel curriculum scolastico.

Mariolina Iossa


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