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Amatrice in classe

La sfida degli studenti “Sui libri in un container ma vogliamo restare qui”

12/09/2016
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la Repubblica

Corrado Zunino Maria Rita Pitoni

RITORNO ALLA VITA
DAL NOSTRO INVIATO
AMATRICE.
Ci sono centosessanta iscritti alla nuova scuola Romolo Capranica di Amatrice, che i falegnami della Valsugana stanno dipingendo di rosso, di bianco, di giallo, di blu. Un colore per container, ventidue container in tutto. La vecchia scuola, millecinquecento metri più in basso, è crollata a quelle 3 e 36. Diciannove giorni fa. Si è seduta, sui piloni che esplodevano, l’ala degli uffici della presidenza, delle segreterie, le tre sezioni della scuola d’infanzia. Si sono lesionate, in maniera irrimediabile, le cinque aule delle elementari, le nove delle medie e anche le superiori. Ora quell’istituto omnicomprensivo è stato spostato, insieme al suo nome, a monte, in frazione Villa San Cipriano. In attesa di radere al suolo il monumento di Amatrice più conosciuto al mondo: la scuola antisismica ai limiti del centro storico che non ha retto i sei gradi della scala Richter.
La targa è pronta, quaranta insegnanti sono stati assegnati. Sì, sono molti 160 iscritti a un giorno dall’apertura quando l’istituto in città era frequentato da 230 studenti per quattro gradi d’istruzione, dai bambini di tre anni ai ragazzi di diciannove. «Io voglio restare qui», dice Christian, destinato alla quarta liceo, alto e magro, le gote sempre rosse, un indaffarato scorrere su due telefonini per trovare i numeri dei compagni da richiamare: «Dovete venire su, venite a iscrivervi che qui si riparte davvero». Alle tre e trentasei e pochi secondi Christian si era svegliato che le mura di pietra oscillavano, giù in città. È uscito di casa, con la madre e il padre, prima che crollasse tutto. Spiega Christian: «Non voglio andarmene, la mia famiglia non vuole andarsene, ma adesso non abbiamo una casa e in tenda ieri notte ha fatto cinque gradi. La pioggia arriva tutti i giorni. Mi chiedono di iscrivermi al liceo di Rieti, ma io voglio studiare e vivere qui». Non arriva ai diciassett’anni e incarna il cuore della gente di Amatrice. Quelli di Accumoli, il comune dell’epicentro, sono già tutti negli alberghi di San Benedetto del Tronto, sull’Adriatico. Quelli di Amatrice so- no tutti in tenda. Non sanno, però, come far scorrere quei sette mesi che stanno tra la tenda inzuppata e gli chalet in legno.
Flaminia ha 16 anni e guida una cordata di quattro sorelle che siederanno in tutti i cicli scolastici della nuova Capranica: liceo, media, primaria, materna. Abitano qui dietro, nei container del 1979, terremoto di Norcia che arrivò sulle frazioni di San Cipriano e Sommati. Il loro padre è albanese. Fuat Bacai, 38 anni, artigiano edile. Un eroe. Quella notte corse via dal suo container in altura, oscillante ma integro, e portò i fari del fuoristrada a illuminare le macerie in centro storico. Ne salvò cinque, senza quasi vedere nulla, due erano bambini. Le sue figlie, cresciute in un modulo prefabbricato che le ha salvate, sono sollevate all’idea di entrare in una classe metallica, solo abbellita da un tetto spiovente in legno. Dice Flaminia, terzo liceo scientifico: «Non tornerò mai più in una scuola in città e non permetterò che ci entrino le mie sorelle. Ci hanno raccontato per tre anni, ad ogni inizio della stagione scolastica, che l’edificio era antisismico. Lo diceva la preside Bussi, gli insegnanti. Ci facevano fare le esercitazioni per il terremoto, in ginocchio sotto i banchi, poi tutti fuori. E ora ho visto le macerie. Bugie. Se fosse rimasto sotto qualcuno non li avrei mai perdonati». Era agosto quando è arrivata la botta, per fortuna. Era notte. Tra i 234 morti di Amatrice e frazioni non ci sono alunni, scolari, studenti rimasti sotto il tetto della vecchia Capranica. Ci sono, purtroppo, ventidue minorenni morti nelle loro case e di questi, otto, erano compagni di Christian, di Flaminia, della sorella Vanessa. Ognuno qui, intorno al cantiere, ha un ricordo e quando questo cantiere si chiuderà davvero una cerimonia li ricorderà tutti e otto. I ragazzi pianteranno un albero a testa per i due amici del liceo che non ci sono più: Caterina, 14 anni, lei nata all’Aquila, morta insieme alla mamma, e Ilaria, 18 anni, figlia del produttore di miele, giovane speranza di una famiglia larga dove sono morti in dodici. Per gli altri sei ragazzi più giovani, come per rispettare la grandezza dei loro corpi, gli ex compagni poseranno piante e fiori. Per Benedetta e Sergio, 13 anni, che non potranno frequentare la seconda media, per Emanuele Lucian nato in Romania e destinato alla quinta elementare, per Giuseppe di dieci anni e Stefano di otto. Per il piccolo Ivan, di soli tre: andava alla materna.
Domani alle 10 la nuova scuola omnicomprensiva di Amatrice sarà inaugurata dalla ministra Stefania Giannini. Banchi, sedie e lavagne sono arrivate dalla Provincia di Trento, così come i container ora colorati: prima servivano la facoltà di Ingegneria di Trento. Le piante ornamentali sono state donate da quell’area, i tablet da una scuola di Tuscania. Campo Trento, d’altronde, è ribattezzata l’area che ospita la nuova scuola costruita in undici giorni. Dentro ci sono centoventi ingegneri, architetti, geometri, geologi, operai, vigili del fuoco, forestali, cuochi (tutti trentini), ora pagati ora volontari. Hanno fatto il miracolo. Tre insegnanti sono salite dalla Sicilia e dalla Campania e hanno trovato casa a Rieti, nella vicina Antrodoco. Sono state già istruite dagli psicologi su come dovranno parlare ai ragazzi di crolli e di morte. Il primo mese saranno gli studenti, con il progetto “Assalto ai giornalisti”, a raccontare cos’è successo quella notte. E cosa significa oggi.
«Da dieci giorni non dormo», racconta Maria Rita Pitoni, 56 anni, crocerossina a Baghdad e nel Kosovo, ora preside reggente ad Amatrice (non lascerà l’istituto di Rieti). Voleva rifiutare l’offerta del provveditore, ma poi ha visto scorrere le bare nell’hangar dell’aeroporto di Rieti «e ho sentito quei morti un po’ della mia famiglia». Ha già fatto quattro sopralluoghi a Villa San Cipriano, ha parlato con il sindaco, le hanno assicurato che il servizio navette preleverà tutti i ragazzi da tutte le tendopoli la mattina alle 7,30 e che martedì e mercoledì si potrà avere la mensa per le primarie e così garantire il tempo pieno. «Questa non sarà solo una scuola speciale», dice la dirigente scolastica, «sarà una scuola d’eccellenza».
È costata 200mila euro, fin qui. È stata costruita sopra un terreno fangoso. Oltre ai 62 metri per dieci dei prefabbricati avrà un giardino, un’area giochi, la biblioteca, i parcheggi. Sulla piastra a fianco entro fine settembre arriverà anche il liceo sperimentale. Attorno, fanno ombra alla scuola due edifici parzialmente inagibili. Il 21 settembre le maestranze trentine torneranno al lavoro, per le rifiniture. E i ragazzi andranno quattro giorni al mare, a Policoro, provincia di Matera.