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Alternanza Scuola Lavoro, è già realtà in metà delle scuole superiori

I risultati della ricerca del Miur con Indire presentati giovedì al Job&Orienta. Il sottosegretario Toccafondi: si sta sgretolando muro tra istruzione e mondo del lavoro. La CGIL però non vede buone notizie

21/11/2014
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Corriere della sera

di Claudia Voltattorni (cvoltattorni@corriere.it)

Sono aumentate le scuole interessate (non è ancora obbligatorio). Sono aumentati i licei coinvolti. E le aziende sembra che comincino a crederci sul serio. L’alternanza scuola-lavoro non è più solo uno slogan. Nella scuola del futuro prevista nel documento della «Buona scuola» dovrà diventare un obbligo fin dal terzo anno. Studenti che potranno fare lezione «fuori dall’aula» almeno per 200 ore l’anno per andare nelle aziende, negli uffici pubblici, nelle botteghe degli artigiani e «imparare sul campo ciò che hanno studiato sui libri». Ma dai dati presentati giovedì mattina al Job&Orienta di Verona, sembra che, a dirla con le parole del sottosegretario all’istruzione Gabriele Toccafondi, «si stia sgretolando la parete divisoria tra scuola e mondo del lavoro».

La ricerca

Perché la ricerca del Miur con Indire sull’alternanza scuola-lavoro mostra, nell’ultimo anno scolastico 2014-2014, che quasi la metà delle scuole italiane (43,5%) ha intrapreso un percorso didattico che alterna ore di lezione in classe a stage in aziende coinvolgendo 210.506 studenti (10,7 per cento) degli istituti superiori in 10.279 progetti. L’anno precedente i percorsi scuola-lavoro in realtà erano oltre 11mila, ma spiega Toccafondi, «molte scuole nel frattempo sono state accorpate e anche i progetti sono stati rivolti soprattutto ai ragazzi del quinto anno il cui numero comunque è aumentato». Ma, aggiunge, «questi numeri dimostrano che qualcosa sta cambiando, perché il tema dell’alternanza è prima di tutto di origine culturale: si è sempre pensato che prima si studia e poi si cerca lavoro, non può più essere così, e per fortuna la scuola se ne sta accorgendo».

Istituti e licei

Le più attive, naturalmente, sono le scuole professionali (il 43,4% del totale con il 57,9% dei percorsi di alternanza), seguite dagli istituti tecnici con il 37,3 per cento delle scuole coinvolte (29,7% dei percorsi). La novità è nei licei: il 13,3 per cento delle scuole ha partecipato a percorsi di alternanza. «Un numero decisamente in crescita e un fenomeno ultrapositivo - sottolinea Toccafondi, che ha la delega alla formazione tecnica e professionale -, ma bisogna ricordare anche che molti licei hanno un indirizzo già a contatto diretto con il mondo del lavoro, come i linguistici o i socio-pedagogici».

Il mondo del lavoro

Ma anche le aziende approfittano dell’alternanza e l’ultimo anno scolastico ha segnato un più 21,6% con oltre 55mila imprese coinvolte. I settori più interessati sono stati il manifatturiero (il 41,9 per cento del totale), quello dei servizi di alloggio e ristorazione (20,9) e quelli di agricoltura, turismo e pubblici (6,7). «Con oltre il 43 per cento di disoccupazione giovanile - dice Toccafondi -, questi percorsi diventano fondamentali: i giovani escono da scuole senza competenze specifiche, “bisogna insegnare loro tutto” dicono imprenditori e artigiani; e allora bisogna insegnare anche il “saper fare”». Il che si può tradurre anche in un legame più stretto con il territorio. Succede a Scandicci (Firenze) ad esempio, con gli studenti dell’Istituto Russell Newton in stage da Gucci, o l’Ipsia Ferrari di Maranello e i suoi ragazzi al lavoro alla Ferrari. «I ragazzi imparano a fare - conclude Toccafondi - ma anche a vendere: lo studente che esce da un agrario deve saper fare un formaggio, ma anche saperlo vendere».

Le critiche

La Cgil però non vede buone notizie: «Al di là delle dichiarazioni ottimistiche e degli annunci del governo - dice Gianna Fracassi, segretario confederale della Cgil -l’alternanza scuola lavoro non è affatto in crescita: si riducono i percorsi, aumentano gli studenti e si tagliano drasticamente le risorse». E spiega: «In questo anno scolastico è purtroppo accaduto quello che era facilmente prevedibile: i fondi per l’alternanza sono stati praticamente dimezzati (da 20 a 11 milioni) e i corsi sono diminuiti da 11.600 a 10.279, come risulta dai dati Indire». Poi, aggiunge: «Non solo, nulla di buono si prevede per l’anno prossimo perché la legge di stabilità contraddice apertamente quanto promesso nella Buona Scuola: non ci sono i 100 milioni di finanziamenti ad hoc preannunciati, e c’è il rischio di imporre alle scuole l’obbligo di realizzare l’alternanza senza adeguate risorse e senza imprese con capacità formativa». Perciò la Cgil nei prossimi giorni presenterà la propria proposta alternativa sul tema scuola lavoro, punto fondamentale per far tornare a crescere il Paese e creare occupazione qualificata per i giovani».


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