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Alternanza scuola-lavoro: a parole si rilancia, nei fatti si riduce

Ai roboanti annunci del Governo, fa seguito la riduzione di fondi e ore. Pantaleo (Flc-Cgil): per i percorsi annuali si passa da 122 ore del 2012/13 a 97 del 2013/14; se il Governo dice il contrario conferma poca conoscenza.

23/11/2014
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La Tecnica della Scuola

Alessandro Giuliani

Sull’alternanza scuola-lavoro si continuano a spendere tante parole, promesse e numeri. Ma i fatti, gli investimenti reali, rimangono solo sulla carta. A sostenerlo sono i sindacati della scuola, che rispondono così agli annunci dei giorni scorsi sulla necessità di rilanciare le attività di stage degli studenti delle superiori nelle aziende. Ma anche sugli incoraggianti dati del monitoraggio relativo all'anno scolastico 2013-2014, in particolari i confortanti i numeri elaborati dall'Indire (Istituto Nazionale di Documentazione Innovazione e Ricerca Educativa) per conto del Miur e presentati  al Job&Orienta di Verona.

Per il segretario generale della Flc-Cgil, Mimmo Pantaleo, questi numeri sono solo "un maldestro tentativo di rispondere alle accuse di chi ha messo in rilievo nelle scorse settimane la stridente contraddizione tra le roboanti parole del governo sull'importanza del rapporto tra scuola e mondo del lavoro e le pesanti riduzioni delle risorse dedicate all'alternanza":

 "Il primo elemento evidente - a detta del sindacalista - è la forte riduzione della durata media annuale espressa in ore dei percorsi in alternanza". Infatti, sottolinea, "per i percorsi annuali si passa dalla media di 122,4 ore dell'anno scolastico 2012/13, a 97,8 ore del 2013/14; per i percorsi biennali da 105,8 ore del 2012/13 a 91,2 per il 2013/14; per i percorsi triennali da 98,2 ore dell'anno 2012/13 a 90,6. Inoltre, solo per i percorsi quadriennali che rappresentano una piccolissima percentuale del totale, si ha un aumento da 85,4 a 90,2 ore".

Se questi dati vengono collegati "con la pesante riduzione del numero dei percorsi, da 11.600 a 10.279, il quadro che ne viene fuori - prosegue Pantaleo - è chiarissimo: il peso dell'alternanza si sta riducendo sensibilmente nell'ambito del curricolo della secondaria di II grado. Interessante notare come nonostante il Piano del governo restringa il campo dell'alternanza solo ai percorsi tecnici e professionali, i licei continuino ad attivare tali percorsi, con un trend, peraltro, Eppure nei giorni scorsi, il sottosegretario Gabriele Toccafondi aveva dichiarato che 'cresce la consapevolezza dell'importanza dei percorsi di alternanza per avvicinare i ragazzi al mondo del lavoro'. Queste parole, conclude Pantaleo, sono “disarmanti e allarmanti per il livello assai debole di conoscenza e di governo dei processi in atto”.

Qualche giorno fa, sullo stesso tema è intervenuto anche l’Anief, secondo cui “sull’importanza formativa delle esperienze degli studenti in azienda, il Governo continua a predicare bene ma a razzolare sempre peggio” visto che “per l’anno scolastico in corso le risorse destinate all’alternanza scuola-lavoro - per lo svolgimento degli stage degli allievi iscritti al terzo, quarto e quinto anno degli istituti superiori tecnici e professionali – sono state ridotte drasticamente, passando da circa 20,5 milioni dell’anno scorso agli attuali 11.

Sempre secondo l’Anief, “si tratta di cifre davvero esigue, ormai quasi simboliche, visto che dovranno essere ripartite tra i circa 2mila istituti scolastici superiori interessati. Ogni scuola superiore riceverà, in media, 5.500 euro. Se si dividerà questo finanziamento per le varie classi terze, quarte e quinte di ogni istituto, ne consegue che ad ognuna arriverà appena qualche centinaio di euro”.

“Viene da chiedersi – commenta Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – se il Governo è a conoscenza di questa situazione: perché la discrasia tra il dire e il fare da parte di chi amministra lo Stato e la scuola pubblica italiana è troppo grande per essere vera. Basta dire che i 5mila euro che verranno assegnati nel 2015 ad ogni scuola superiore per le attività di alternanza, sono quelli che 15 anni fa venivano assegnate ad ogni classe interessata alle stesse attività di collegamento scuola-lavoro. Invece di pensare seriamente di elevare l'obbligo formativo a 18 anni, come aveva proposto saggiamente nel 1999 l’allora Ministro Luigi Berlinguer – conclude Pacifico –, oggi al Miur l’operazione che meglio riesce è quella dei tagli”.