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Alle superiori in aula solo uno su dieci Azzolina: "La Dad non funziona più"

L'affondo della ministra agita il governo. Zingaretti: basta accusare senza offrire soluzioni

12/01/2021
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La Stampa

flavia amabile

Roma

Lezioni in presenza per uno studente su 10 delle superiori nel lunedì che per il governo avrebbe dovuto segnare il ritorno in aula. Ci sono riusciti soltanto in Valle d'Aosta, Abruzzo e Toscana. «Abbiamo iniziato a lavorare a dicembre e non ci siamo mai fermati», racconta il sindaco di Firenze Dario Nardella soddisfatto di essere tra i virtuosi che hanno riportato in classe gli studenti.

La ricetta di Firenze prevede lo scaglionamento degli orari, l'anticipo dell'apertura dei cancelli, il potenziamento dei trasporti e soprattutto un controllo capillare da parte di volontari e personale della Protezione Civile e delle aziende di trasporto pubblico davanti alle fermate più affollate e agli istituti per evitare assembramenti. «La giornata di oggi sembra darci ragione, è andato tutto molto bene, speriamo che continui così», spiega il sindaco. In tutta l'Italia, sia dove si tornava in presenza ma soprattutto dove invece si è rimasti a distanza, si sono tenute manifestazioni di protesta davanti alle prefetture, al ministero dell'Istruzione e ad alcuni licei. A dare ragione ai manifestanti innanzitutto la ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina: «E' difficile per gli studenti comprendere perché non rientrano a scuola, capisco le loro

frustrazione: la scuola è un diritto costituzionale se a me avessero tolto la scuola non sarei probabilmente qui». La ministra ha ammesso il fallimento della didattica a distanza: «Non può più funzionare, c'è un black out della socialità, i ragazzi sono arrabbiati, disorientati e sono preoccupata anche per il deflagrare della dispersione scolastica».

Parole che non riescono a fermare le voci di un rinvio per la gran parte degli studenti delle superiori almeno fino alla fine di gennaio. La questione è anche diventata oggetto di scontro politico con il Movimento Cinque Stelle che prova a sostenere in modo compatto la sua ministra e Italia Viva come inaspettato alleato. «Si è discusso in Cdm dalle 21 all'1 di notte se aprire il 7 o l'11 le scuole mentre ancora oggi c'è incertezza: possiamo dire che è indecente?» ha denunciato la ministra dell'Agricoltura, Teresa Bellanova, esponente di primo piano del partito di Renzi. «Un Governo serio, in questa giornata, la cosa che dovrebbe fare è guardare negli occhi quegli studenti e le loro famiglie, che sono oggi in sciopero e stanno chiedendo di poter tornare a scuola, e chiedere scusa», ha aggiunto Elena Bonetti, ministra della Famiglia anche lei di Iv. A distanza ha risposto il segretario del Pd Nicola Zingaretti, schierato tra i favorevoli al rinvio. «Tutti vogliamo che la scuola riapra. I membri del governo che intervengono senza offrire soluzioni non si rendono conto che in primo luogo danneggiano il governo di cui fanno parte». Maddalena Gissi che guida la Cisl scuola ha chiesto vaccini: «Senza un piano vaccino anche l'anno scolastico futuro potrà avere altri problemi», ha avvertito. La Flc Cgil ha fatto appello a genitori e studenti ad essere in piazza San Silvestro a Roma il 14 gennaio. Per Pino Turi, della Uil Scuola, la protesta degli studenti è «un raggio di sole» perché «vogliono studiare e lo vogliono fare a scuola». —