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All’Istat il demografo del «popolo dei mai nati»

Lottizzazioni. La presidenza a Gian Carlo Blangiardo, vicino a Comunione e Liberazione

31/01/2019
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il manifesto

Andrea Capocci

La nomina del demografo Gian Carlo Blangiardo alla presidenza dell’Istat è stata approvata con oltre i due terzi dei voti dalle commissioni Affari Costituzionali della Camera e del Senato. Per l’insediamento ora manca solo il decreto del Presidente della Repubblica, che potrebbe arrivare già nei prossimi giorni.

Per raggiungere i due terzi necessari, ai voti dei commissari leghisti e grillini si sono dovuti sommare anche quelli di Forza Italia, secondo lo stesso schema che ha portato Marcello Foa alla presidenza della Rai. Si tratta di una nuova vittoria per Salvini. Gli alleati del M5S, infatti, avrebbero preferito lo statistico Maurizio Vichi, di cui avevano appoggiato la candidatura già nella scorsa legislatura. Vichi, rispetto a Blangiardo, presenta un curriculum accademico decisamente migliore. Dalla sua, Blangiardo ha un profilo politico molto più gradito all’ala destra del governo.

Il 70enne professore dell’università Bicocca è vicinissimo a Comunione e Liberazione e ha fondato il movimento anti-abortista «Scienza e Vita». Inoltre, ha spesso preso posizione contro l’accoglienza ai migranti, a partire dall’aperta opposizione alla legge sullo ius soli nel 2017. Insieme a Giuseppe Valditara e Gianandrea Gaiani ha pubblicato un saggio intitolato esplicitamente «Immigrazione. La grande farsa umanitaria», una sorta di manifesto sovranista. Come demografo, ha proposto l’originale teoria per cui l’aspettativa di vita andrebbe misurata a partire dal concepimento per tenere conto anche del «popolo dei non nati». Il candidato ideale della ministra Giulia Bongiorno, salviniana cresciuta in Alleanza Nazionale. D’altronde, con il demografo era già in stretto contatto da mesi, come ha candidamente confessato lui stesso.

Con un simile identikit, anche la nomina del presidente dell’Istat è diventato un caso politico che ha messo a dura prova la compattezza della maggioranza. Durante la discussione in Commissione è emerso come il curriculum di Blangiardo contenesse anche informazioni false, da lui ammesse e liquidate come errori di distrazione. Inoltre, il M5S ha dovuto ingoiare l’ennesimo accordo con il partito di Berlusconi, che ha tenuto in mano il pallino della nomina fino all’ultimo. Solo una settimana fa, FI aveva chiesto e ottenuto il rinvio del voto in Commissione per un ulteriore «momento di riflessione». Ieri invece FI ha dato il via libera, con la significativa assenza di tre deputati (Sisto, Ravetto e Santelli). L’ondivago comportamento dei forzisti è sospetto, secondo il dem Stefano Ceccanti: «Si conferma la natura di semi-opposizione di FI», ha dichiarato dopo il voto, interrogandosi: «Quali contropartite a FI per il voto sull’Istat?».

Al suo insediamento, Blangiardo troverà la calda accoglienza dei lavoratori dell’Istat, che da tempo manifestano il loro scontento per un candidato che mette a rischio l’indipendenza della ricerca statistica. Nei mesi scorsi, a rappresentanze sindacali unite, i lavoratori hanno raccolto un nutrito dossier «con tutte le fake news messe in circolazione da Blangiardo su temi scottanti come l’immigrazione e la demografia».

Un appello contro la nomina del demografo ha raccolto migliaia di firme eccellenti anche nella comunità accademica, come quelle dell’Istituto di studi demografici francese e dell’Istituto nazionale di statistica svizzero. Secondo Francesco Sinopoli, segretario della Federazione dei Lavoratori della Conoscenza della Cgil è «ancora un atto di spartizione tra i partiti» dopo la defenestrazione di Roberto Battiston all’Asi e le dimissioni del presidente dell’Iss Walter Ricciardi. Una sconfitta per chi, anche nei settori della conoscenza, sperava nel cambiamento e «si trova oggi un meccanismo di lottizzazione persino più esteso del passato».


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