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Algoritmo, mistero da svelare

Il Miur deve rilasciare ai sindacati i codici sorgente dei trasferimenti, parola di Tar

28/03/2017
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ItaliaOggi

Carlo Forte

Il sistema utilizzato dal ministero dell'istruzione per disporre i trasferimenti dei neoimmessi (il cosiddetto algoritmo) in ruolo non sarà più un mistero. Con due sentenze gemelle (3769/2017 e 3742/2012 pubblicate il 22 marzo scorso) il Tar del Lazio, per effetto di due ricorsi presentati, rispettivamente, dalla Gilda e, congiuntamente, da Cgil, Cisl, Uil e Snals, ha ordinato all'amministrazione scolastica di consegnare anche i codici sorgente del software utilizzato per gestire la mobilità tra ambiti nel decorso anno scolastico. Il ministero dell'istruzione, infatti, ad una prima richiesta di accesso agli atti relativi all'algoritmo utilizzato dall'amministrazione, anziché consegnare il progetto contenente l'insieme delle istruzioni ai fini dell'elaborazione del sistema necessario per l'elaborazione del programma informatico per gestire la mobilità, si era limitato a consegnare una descrizione sommaria dell'algoritmo del tutto insufficiente per prendere contezza del funzionamento.

L'amministrazione aveva negato l'accesso ai codici sorgente opponendo la non assimilabilità di tali codici a un «documento amministrativo» ai sensi della legge n. 241/1990. Argomentazione che viale Trastevere è intenzionata a portare avanti in sede di ricorso al Consiglio di stato. Ricorso che rinvia dunque la pubblicazione dell'atto. Sub judice circa 100 mila trasferimenti realizzati lo scorso anno dopo le assunzioni della Buona scuola.

Secondo il Miur, a differenza dei documenti amministrativi, i codici sorgente si configurerebbero nel testo di un algoritmo di un programma scritto in un linguaggio di programmazione, compreso all'interno di un file. E non sarebbero accessibili perché rientrerebbero nelle sfera di applicazione delle opere dell'ingegno, come tali non suscettibili di accesso da parte di terzi. La consegna del materiale era avvenuta il 15 settembre scorso a seguito di due istanze presentate separatamente, una dalla Gilda e un'altra da parte di Cgil, Cisl, Uil e Snals congiuntamente. Ed aveva lasciato i sindacati del tutto insoddisfatti.

Di qui l'esperimento dell'azione giudiziale davanti al Tar, sempre con due procedimenti distinti, uno promosso dalla Gilda e un altro, congiuntamente, da Cgil, Cisl, Uil e Snals. Che si sono conclusi con la vittoria delle organizzazioni sindacali e la condanna del ministero dell'istruzione a consegnare i codici sorgente.

Il Tar ha argomentato la decisione facendo presente che l'algoritmo, nella sostanza, gestisce in modo automatico e per mezzo di un complesso sistema informatico il procedimento della mobilità dei docenti per l'anno di riferimento. Pertanto finisce esso stesso per sostanziare il procedimento, perché l'individuazione, in concreto, della sede spettante al singolo docente nell'ambito della mobilità è individuata proprio tramite l'algoritmo. I giudici amministrativi, inoltre, hanno evidenziato che gli atti endoprocedimentali di acquisizione dei dati necessari ai fini della relativa istruttoria, nonché lo stesso atto finale del procedimento sono, conseguentemente, confluiti e si esauriscono nel solo funzionamento dell'algoritmo. E ciò assimila l'algoritmo ad un qualsiasi atto amministrativo.

Anzi, nel caso, specifico, il software che gestisce l'algoritmo rientra nella categoria del cosiddetto atto amministrativo informatico. E non ha alcun rilievo la circostanza che il software non sia stato elaborato direttamente da parte dell'amministrazione pubblica, ma da parte di un soggetto privato. A maggior ragione se si considera che l'elaborazione avviene sulla base delle indicazioni puntuali in ordine ai criteri e alle finalità di natura amministrativa fornite dalla stessa amministrazione. Tanto più che «la stessa nozione di atto amministrativo informatico», argomentano i giudici, «per come elaborata in sede di accesso agli atti nell'ambito dell'art. 22, comma 1, lettera d), della legge n. 241 del 1990»è «idonea a ricomprendere in sé anche atti di provenienza e disciplina sostanziale di natura privatistica, purché utilizzati da un'amministrazione nell'ambito di un'attività di rilievo pubblicistico».

In pratica, se un'amministrazione compra un servizio da un privato per svolgere attività con finalità pubbliche, tutto ciò che compra e che utilizza per tale attività diventa accessibile come un qualsiasi documento amministrativo. Di qui la piena accessibilità anche dei codici sorgente e la condanna dell'amministrazione a consegnarli ai sindacati. «È una vittoria», ha detto Rino Di Meglio, coordinatore Gilda degli Insegnanti, «che rappresenta un inizio positivo per fare chiarezza sull'applicazione errata del contratto sulla mobilità che ha coinvolto numerosi docenti, che ora richiedono trasparenza».

Dello stesso tenore la dichiarazione rilasciata congiuntamente dai segretari di Cgil, Cisl, Uil e Snals: «È questo un primo risultato positivo della battaglia che abbiamo portato avanti», spiegano i rispettivi leader Francesco Sinopoli, Maddalena Gissi, Giuseppe Turi e Marco Paolo Nigi, «per fare piena luce sull'applicazione errata del contratto sulla mobilità. Finalmente si apre una strada di verità che potrebbe rendere giustizia a migliaia di docenti, vittime incolpevoli degli errori dell'amministrazione».


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